Adaline – L’Eterna Giovinezza, con Blake Lively e Harrison Ford: la Recensione

“Anni, amori e bicchieri di vino non si dovrebbero mai contare”

Adaline Bowman è nata nel 1908. All’età di 29 anni è vittima di un incidente stradale che la rende immortale e la ferma a quell’età, per sempre. Naturalmente tutto questo condiziona incredibilmente tutta la sua vita. Infatti la giovane ragazza fa fatica ad innamorarsi delle persone, bensì fugge da esse nel momento in cui sente un qualcosa di più della semplice amicizia. Tutto ciò forse cambierà quando incontrerà Ellis, un affascinante ragazzo che la corteggia abbastanza elegantemente. Adaline però non conosce le sorprese che si celano dietro la conoscenza di Ellis..

Già di per sé la sceneggiatura, scritta da J.Millis Goodloe e Salvador Paskowitz, è molto originale. Serviva, però, un regista in grado di saperla mettere in scena, perché non era affatto facile. Ebbene Lee Toland Krieger ci riesce molto bene. Adaline possiede una regia che gioca molto sul primo piano di Blake Lively, per restituire allo spettatore le espressioni dell’attrice, sempre azzeccate e radiose. La scelta dell’attrice, che possiede per l’intera durata del film uno sguardo penetrante, è tremendamente giusta. Il tutto condito da una fotografia abbastanza scura, curata da David Lanzenberg.

Sono molti gli aspetti interessanti analizzati da Adaline. Uno di questi è sicuramente il rapporto tra madre e figlia. Innanzitutto c’è da dire che il film mostra in maniera molto dolce sia questo rapporto che quello tra Adaline ed Ellis, e ciò risulta in primis coerente con la sceneggiatura e poi, non da meno, visivamente bello. Ma torniamo alla protagonista e a sua figlia. Chiaramente Adaline la vede crescere sotto i suoi occhi, che sono sempre quelli di una ventinovenne. Ad un certo punto, quindi, vediamo le due in una condizione che visivamente stonerebbe, ossia Adaline a 29 anni e la figlia Flemming, interpretata da Ellen Burstyn, ad 80 anni circa. Forse questo effettivamente stona, eppure è come se ci mettesse davanti agli occhi un’ambivalenza. Grazie anche all’aspetto fisico, ci sembra che i ruoli siano invertiti, e riflettiamo istintivamente su quanto, ad un certo punto della nostra vita, sono i figli a fare da genitori. Sono loro ad accudire i propri cari.

Proprio l’aspetto fisico sarà uno spunto di riflessione. Potrebbe far credere relativamente all’età per così dire virtuale di Adaline, ossia 108 anni. Così la sua età viene mostrata attraverso le sue conoscenze, che sono innumerevoli. William infatti, il padre di Ellis, la definisce “saggia e sofisticata”.

Adaline – L’eterna giovinezza si sviluppa su diversi archi temporali. Eppure in essi la fotografia rimane la stessa, ma anche le ambientazioni del passato non risultano chissà quanto vecchie. Così come quelle del presente, mentre corre l’anno 2014, sono sostanzialmente “poco moderne” o comunque le location inquadrate sono caretterizzate dal fatto che in anni precedenti potrebbero tranquillamente esser state pressoché uguali. Tutto ciò dimostra chiaramente che il regista vuole farci rimanere incollati alle sensazioni di Adaline. Infatti solo le acconciature cambiano. Anche i vestiti sono similari pur trovandoci in epoche diverse. Probabilmente la paura che aveva Lee Toland Krieger era quella che mettendo in scena periodi palesemente diversi tra loro, si rischiasse di far perdere allo spettatore la sospensione dell’incredulità. Quasi come se questa scelta volesse sottolineare che nonostante siano passati più di cento anni, stiamo assistendo alla vita della medesima persona, che ragiona e vive sempre allo stesso modo.

Infine ci preme sottolineare che un’ulteriore scelta azzeccata è stata quella di scegliere per un ruolo che non ha tantissimo minutaggio, ma possiede una rilevante potenza drammaturgica, Harrison Ford. Protagonista, tra l’altro, di un discorso finale particolarmente toccante, dedicato alla moglie.

 

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