Psycho – Analisi e curiosità del capolavoro di Alfred Hitchcock

PARTE III: la ricerca di Marion e l’epilogo




Trama:

-Lila Crane (Vera Miles) insieme a Sam Loomis ingaggia l’investigatore Milton Arbogast  (Martin Balsam) per rintracciare la sorella Marion scomparsa ormai da giorni. Indagando Arbogast arriva al motel dove conosce Norman con cui intrattiene un’interessante conversazione. Dopo essersi insospettito decide di tornare ed entrare in casa Bates dove viene accolto malamente dalla vecchia madre di Norman che dopo averlo fatto precipitare dalle scale lo pugnala a morte. A questo punto Lila e Sam si recano dallo sceriffo della cittadina vicino al motel per avere informazioni sui due scomparsi. Lo sceriffo telefona a Norman per chiedere notizie dell’ investigatore. Dopo aver riattaccato rimane colpito del fatto che Arbogast aveva riferito a Lila e Sam della presenza in casa della madre di Norman, morta in realtà 10 anni prima. I due si incuriosiscono e si recano al motel fingendosi una coppia di sposini in viaggio. Mentre Lila perquisisce la casa Bates si insospettisce e in una goffa e rapida colluttazione mette fuori gioco Sam. Lila trova lo scheletro decomposto della madre in cantina quando irrompe improvvisamente in scena Norman Bates che, travestito da sua madre, cerca di assalirla. Fortunatamente viene neutralizzato da Sam ed arrestato. Il film si conclude con una razionale spiegazione psichiatrica ed un inquietante primo piano di Norman. Scorrono i titoli di coda sulle immagini del ritrovamento della macchina sepolta nei fanghi.

Analisi tecnica:

-Il dualismo: si chiude la tematica del doppio che trova la sua piena essenza nella complessa figura di Norman Bates scissa in un fragile e innocente ragazzo e in una madre assassina. Anche in questa parte sono presenti numerose inquadrature con riflessi dei personaggi sugli specchi.

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-Il bianco e nero: dopo l’assassinio di Marion Crane cambiano le tonalità monocromatiche del film. Si passa da scene diurne con una buona rappresentanza dei grigi medi a scene notturne dove prevale un forte contrasto caratterizzato dalla contrapposizione tra rari dettagli illuminati da luci artificiali e profonde ombre nere. Le scene diventano più cupe, il viraggio monocromatico più drammatico. Il bianco e nero, le luci e le ombre seguono il tono della storia.

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-La morte di Arbogast: un elemento che troviamo spesso nei film del maestro della suspense sono le rocambolesche e vertiginose cadute dei personaggi da svariate altezze, volutamente stilizzate e irrealistiche per rendere la scena più bizzarra (Sabotatori, La finestra sul cortile, La donna che visse due volte, Intrigo Internazionale…). Non fa eccezione il detective Arbogast in Psycho che precipita rovinosamente per le scale.

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-La rivelazione del mistero: la scena in cui Norman Bates sorridente e travestito da sua madre cerca di aggredire Lila è di forte impatto visivo ed emozionale. Le immagini si fondono con la stessa terrorizzante colonna sonora usata nella scena della doccia: implicitamente e forzatamente la nostra mente viene riportata a quell’ omicidio e non possiamo non essere spaventati. Nella scena Lila urta inavvertitamente una lampada che oscillando crea un dinamico gioco di luci ed ombre. Possiamo dire che c’è un parallelismo con la scena dell’ omicidio di Marion. In entrambe c’è una presenza femminile in solitudine e silenzio, poi accade un qualcosa a cui segue un urlo straziante, partono quindi i violini di Herrmann che accompagnano “immagini spaventose” (con epilogo differente).

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-Inquadrature: anche nell’ultima parte ricorrono inquadrature in soggettiva che scaraventano lo spettatore al centro dell’azione: tra le varie risalta per impatto emotivo quella in cui assumiamo il punto di vista di Lila che sta salendo la collina per entrare in casa Bates. Inoltre il film è disseminato di riprese dall’alto che danno una prospettiva diversa, inusuale e quindi ancora una volta trasmettono allo spettatore un senso di bizzarro.

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-Il primo piano su Norman Bates: merita un’analisi a parte la splendida fotografia dell’ultima scena di Psycho. Una scena molto minimale, una stanza vuota con un solitario Norman Bates spostato sul terzo sinistro del fotogramma mentre si copre teneramente come un fanciullo. C’è solo Norman e la sua mente malata sopraffatta ancora una volta dall’identità della madre. La scena nella sua semplice essenzialità non permette distrazioni, tutta l’attenzione dello spettatore si focalizza sulle parole della madre e sul sorriso diabolico e pazzo di Norman. Si chiude il sipario.

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Curiosità:

-Anthony Perkins e Martin Balsam: il dialogo tra i due al motel Bates fu largamente improvvisato con il permesso dello stesso regista. Girarono una scena molto veritiera e naturale nelle pose, nelle espressioni e nel dialogo vero e proprio. Notare come i due attori si parlano volutamente sopra per rendere la conversazione più viva e dinamica.

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-Il finale: per non svelare agli spettatori l’identità della madre di Norman il regista britannico ricorse a una serie di stratagemmi. Ad esempio in ogni scena in cui compare è interpretata da una differente “attrice”; è stata inoltre doppiata con diverse voci di donna, a volte miscelate tra di loro. Infine per far credere che fosse un personaggio vivente Hitchcock organizzò dei provini per cercare qualcuna adatta a ricoprirne il ruolo.

-La paura al cinema: la scena in cui Lila esplora la casa fu spaventosa per il pubblico. Anche in questo caso come nella scena della doccia la gente parlava nervosamente ad alta voce.

-Il libro nella casa: in una scena del film Lila apre un libro nella stanza di Norman Bates. Viene inquadrato solo il volto della donna che rimane sconvolto per poi passare ad un’altra scena. Anche qua il regista gioca sull’immaginazione dello spettatore che finisce per spaventarsi e suggestionarsi con le proprie fantasie e ipotesi, a volte ben più cupe della realtà. Nel film non viene rivelata la spaventosa visione di Lila, mentre nel libro di Bloch si trattava di un semplice disegno pornografico.

-Lo psichiatra: la lunga spiegazione psichiatrica alla fine del film ebbe luogo in un unico ciak. Da molti vista come noiosa e superflua fu però necessaria a detta di Hitchcock per dare un po’ di razionalità e realismo a quanto visto finora e per superare la censura.

Curiosità varie:

La locandina: per evitare che la gente entrasse a film iniziato rovinando l’atmosfera Hitchcock impose ai vari gestori di cinema di non far entrare assolutamente nessuno dopo l’inizio della proiezione. Per rafforzare il divieto distribuì nelle varie sale delle locandine.

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Oscar: il film ricevette ben 4 Nomination: regia, fotografia, scenografia, attrice non protagonista (Janet Leigh). Fu abbastanza scandalosa la mancata nomina alla statuetta sia per la superba recitazione di Anthony Perkins che per le agghiaccianti colonne sonore di Bernard Herrmann.

La critica: Hitchcock non organizzò alcuna anteprima stampa per Psycho cosa che ovviamente fece indignare non poco qualche giornalista. All’uscita il pubblico era entusiasta mentre la critica lo giudicò un film mediocre e pieno di debolezze. Il tempo dette ragione al pubblico quando pochi anni dopo il film fu rivalutato anche dalla critica e consacrato alla storia del cinema.

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