I migliori film con Joaquin Phoenix, l’antidivo per eccellenza

Uno sguardo approfondito alla carriera di uno degli attori più importanti della sua generazione

Joaquin Phoenix è sicuramente uno dei più talentuosi attori della sua generazione e, più in generale, del nuovo millennio. Cresciuto in una situazione economica e familiare non facile, lui e i suoi fratelli cominciarono a esibirsi in strada ed in varie competizioni ad Hollywood per sbarcare il lunario. Lì vennero notati dalla talent scout Iris Burton che li spinse a partecipare ad un casting cinematografico; questo li portò ad essere scritturati dalla regista Penny Marshall per la Paramount. Fu solo l’inizio, Joaquin Phoenix, un film dopo l’altro si è accattivato l’interesse della critica e l’amore del pubblico.

Il giovane Joaquin esordì nel 1982 nella serie televisiva statunitense Sette spose per sette fratelli, dove il fratello River era uno degli interpreti principali. Il talento in casa Phoenix non mancava di certo, infatti anche i suoi due fratelli maggiori River e Rain e la sorella Summer hanno partecipato a molte pellicole. Joaquin non ha mai cercato la fama a tutti i costi e si è sempre mostrato schivo nei confronti dei riflettori di Hollywood. Soprattutto in virtù di quello che avevano fatto al fratello River, morte prematuramente a 23 anni a causa dell’abuso di alcol e droghe.

Indice

Dagli inizi alla fama – Joaquin Phoenix film

Da Morire (1995)

Da morire (To Die For) è un film del 1995 diretto da Gus Van Sant, artista visivo e cineasta indipendente nominato due volte come miglior regista all’Oscar. Joaquin Phoenix nel film è affiancato da grandi nomi del panorama cinematografico americano come Nicole Kidman e Matt Dillon. La pellicola è stata presentata fuori concorso al 48º Festival di Cannes.

La vivace Suzanne Stone vive nella grigia e fredda provincia più precisamente a Little Hope nel New Hampshire. Il suo più grande desiderio è fuggire da lì e l’unico modo in cui pensa di poterci riuscire è attraverso la televisione. Già durante il viaggio di nozze mostra la sua determinazione nel raggiungere il suo scopo e al contempo la sua assenza di umanità; la donna accetta infatti le avance di un produttore televisivo. Dopo essere riuscita ad entrare nell’emittente televisiva locale inizia la sua scalata al successo: dopo un breve apprendistato riesce infatti a presentare le notizie meteorologiche. Temendo che il marito potesse in qualche modo intralciare la sua carriera, la donna decide di sbarazzarsene. A offrire a Suzanne il chi e il come ci pensa la sua fredda e fertile mente arrivista.

La donna aveva originariamente in mente di realizzare un documentario sulla gioventù e in un liceo del posto aveva ingaggiato tre ragazzi: Lydia, Jimmy (Joaquin Phoenix) e Russell. Unendo così “l’utile al dilettevole” gira il suo documentario ma nel frattempo convince Jimmy, reso suo amante e schiavo, e Russell a uccidere il marito. Gus Van Sant gira una sagace commedia dalle tinte noir dove un appena ventunenne Joaquin Phoenix riesce a mettere in mostra tutto il suo talento nell’interpretare personaggi non ordinari. Talento che negli anni a venire sarebbe sbocciato e gli avrebbe permesso di ottenere tre candidature ai Premi Oscar.

 Il Gladiatore (2000)

Nonostante la carriera di Joaquin Phoenix nel mondo del cinema e della tv inizi in tenera età la vera svolta artistica per l’attore è la sua interpretazione ne Il Gladiatore di Ridley Scott. In questo film Joaquin Phoenix interpreta l’iconico imperatore Commodo. Nel 180 d.c. l’eccentrico e spietato principe Commodo uccide il padre Marco Aurelio per potergli succedere al trono imperiale e attuare i suoi progetti di dominio dispotico. Per avere successo dovrà però anche sbarazzarsi del generale Massimo Decimo Meridio (Russel Crowe). Lo spietato Commodo fa dunque uccidere la famiglia del generale e ordina l’assassino del carismatico Massimo. Egli però riesce a fuggire ma viene catturato da dei mercanti e costretto a combattere come gladiatore. Ed è proprio grazie a questo, apparente, sfortunato destino che il generlae Massimo pianificherà la sua vendetta contro il malvagio imperatore.

Joaquin Phoenix riesce a dare a questo personaggio una carica incredibile. Brutale e perverso Commodo non appare, però, finto o esagerato. I suoi movimenti, i suoi gesti sono sempre misurati e pacati, ciò rende il personaggio spietato si, ma calcolatore; l’attore fornisce dunque credibilità e forza all’antagonista di questa storia di genere epico; rende l’antagonista il fulcro di questo pemplum, che come nelle moderne storie di supereroi, è imprescindibile per la buona riuscita della pellicola.

L’evoluzione del personaggio di Commodo

Inoltre in questo film Joaquin Phoenix fa evolvere il personaggio di Commodo. L’attore infatti riesce a disseminare nella sua performance sprazzi di “umanità”. L’imperatore infatti discende pian piano nella follia, diviene sempre più paranoico e sanguinario (come un contemporaneo dittatore novecentesco). Ciò però non è dettato dalla semplice malvagità del personaggio. Joaquin Phoenix infatti mostra come alla fine Commodo, uomo più potente della Terra, venga sconfitto dall’amore per la sorella. Forse è proprio per dimostrare l’amore alla sorella che l’imperatore decide di affrontare il generale Massimo Decimo Meridio. Questo non ci viene detto dalla storia messa in scena da Scott, ma da Joaquin Phoenix; con i suoi sguardi, i suoi movimenti insinua in noi il dubbio che il movente delle sue azioni è la gelosia.

Quando l’amore brucia l’anima – Walk the line (2005)

Quando l’amore brucia l’anima di James Mangold è stato il film che ha dato la prima nomination a gli Oscar come attore protagonista a Joaquin Phoenix. La pellicola narra la storia, o meglio parte della carriera musicale e della vita privata, del cantante e musicista Johnny Cash. Dalla morte in tenera età del fratello Jack, all’incisione del suo primo album, fino al famosissimo album live registrato nella prigione di Folsom. La carriera dell’artista, dietro la quale si consuma la dipendenza da psicofarmaci e, soprattutto, la ricerca disperata dell’amore della cantante June Carter (Reese Witherspoon).

Nella sequela di eventi che vediamo susseguirsi Phoenix non è presentato in maniera agiografica come il Ray Charles di Ray. Certo anche in Walk the line c’è un “lieto fine”, ma la chiave di volta, che rende quest’opera uno dei migliori biopic musicali mai realizzati, sta nel rapporto fra Cash e la sua musica.

La musica intima e sofferta di Johnny Cash

La musica e i testi di Johnny Cash erano caratterizzati per essere racconti di vita vissuta. Nei pezzi si parlava delle periferie degli Stati Uniti dove c’è povertà, sofferenza, alcolismo e criminalità. Le canzoni di Cash portavano sempre il peso di un bambino che aveva perso il fratello in giovanissima età; il peso di una vita di fallimenti e frustrazioni. Non c’è gioia nella povertà, e viene sottolineato con forza nella messa in scena di Walk the line. Questo rapporto intimo e sofferto tra la musica e Johnny Cash è mostrato magistralmente da Joaquin Phoenix. Lo sguardo sempre spento, perso nel mare dei pensieri che hanno partorito i suoi testi.

Una voce profonda, una profondità che deriva dalle ingiustizie sofferte dall’artista. Malinconia e solitudine traspaiono dagli occhi dell’attore. Una tristezza perenne che si nota in ogni angolo del volto del musicista. E tuttavia in questo film Joaquin Phoenix sa tramutare questa tristezza in forza artistica. Sa tramutare gli occhi lucidi di solitudine in occhi pieni di lacrime di gioia quando, finalmente, l’uomo non si sente più solo perché sa c’è qualcuno che lo ama incondizionatamente. Insomma Quando l’amore brucia l’anima è un film da vedere assolutamente. Amanti della musica e amanti del cinema, troveranno in Joaquin Phoenix un potentissimo Johnny Cash.joaquin phoenix film

Una carriera eclettica – Joaquin Phoenix film

I padroni della notte (2007)

Dopo Il Gladiatore, Joaquin Phoenix partecipa ad altri film dando vita a grandissime interpretazioni. Sia come protagonista, come in Buffalo Soldiers, sia come interprete secondario in The Village (M. Night Shymalan). Nel 2007 però si rende protagonista ne I padroni della notte di James Gray, con il quale ha un proficuo sodalizio artistico. Abbiamo preso questo film con Joaquin Phoenix protagonista proprio come esempio del suo lavoro con James Gray. Il nostro attore in questo film interpreta Robert “Bobby” Green, estroverso gestore di un night club frequentato da persone di ogni tipo. Tra i tipi che frequentano il locale di Bobby ci sono dei russi che amano concludere lì i propri “affari”. Un giorno la polizia irrompe nel locale per arrestare alcuni membri del clan; a capo dell’operazione c’è Joe Grusinsky (Mark Wahlberg), fratello di Robert.

I due hanno scelto strade diverse: Joe come il padre (Robert Duvall) è diventato poliziotto, Bobby gestisce questo locale dove i suoi rapporti con la criminalità organizzata non sono cristallini. Due stili di vita incompatibili che rischiano di scontrarsi e ferire qualcuno. Il rischio diventa realtà, così dopo che la sua famiglia viene coinvolta in prima persona, Bobby decide di fare una scelta che cambierà la vita di tutti i suoi familiari.

Il gangster atipico di Joaquin Phoneix

In questo film Joaquin Phoenix interpreta un gangster anche non essendo un vero e proprio criminale. Lui non lo fa per necessità necessità o a causa del contesto in cui vive. Bobby ha voluto seguire la propria strada, fare delle scelte che lo rendessero una persona importante. Importante come è il padre, stimato vice capo della polizia che da giovane ha saputo distinguersi per la sua passione e lo spirito di giustizia. E qui dunque Joaquin Phoenix è un uomo in cerca di certezze e conferme in una metaforica “vittoria” contro suo padre. Nasconde tutto ciò dietro alla spavalderia da bussiness man, ma non è gangster nella sua essenza. Robert Green è un uomo doppio. Una parte competitiva e sicura di sè, una parte alla costante ricerca di approvazione da parte di un padre, da parte di una famiglia, che lo guarda come se egli fosse senza speranza.

Qui l’attore mostra tutto il suo desiderio di amore familiare, che come il protagonista desidera ardentemente. Da questa doppia personalità, in questo film Joaquin Phoenix riesce a trarne una terza. Una personalità definitiva mostrata nella parte finale della pellicola. Bobby ha interiorizzato i suoi sbagli ed è divenuto un uomo nuovo, ed è ancora grazie alla capacità attoriale dell’attore che noi percepiamo la nascita di una nuova persona, Robert Grusinsky. I padroni della notte è un film da vedere. Non solo per il nostro amato Joaquin, ma anche per la performance del resto del cast e per l’ottima direzione di James Gray.

Joaquin Phoenix – Io sono qui! (2010)

L’eclettismo di Joaquin Phoenix viene messo ulteriormente in mostra quando decide di interpretare se stesso. Joaquin Phoneix – Io sono qui! è un film diretto dall’amico, e cognato, Casey Affleck. In questo film Phoenix interpreta se stesso, stanco del mondo del cinema decide di ritirarsi e intraprendere la carriera di cantante. Questa pellicola, girata come un mockumentary, racconta le vicissitudini dell’attore nel passaggio dal mondo cinema al mondo dell’hip hop. Infatti come stimato e famoso attore si trova le porte spalancate per la sua nuova carriera, ma non per questo si prospetta per lui una “nuova vita artistica” all’insegna del successo. I’m still here (titolo originale della pellicola) è un punto nodale per capire la carriera di questo incredibile attore. In questo film Joaquin Phoenix non si limita a recitare, fa molto di più: innalza la sua stessa vita ad arte, il confine tra finzione e realtà viene cancellato.

Ciò che rende incredibile la prova attoriale in quest’opera non sta in quello che Phoenix fa in scena ma quello che fa fuori. Famosa è infatti la sua apparizione al David Letterman Show per la presentazione del film Two Lovers di James Gray. L’attore si presentò con barba e capelli lunghi, non rispose alla domande e farfugliò parole poco comprensibili. Dopo l’imbarazzo creatosi durante lo show con Letterman, la notizia fece il giro del mondo. Solo con l’uscita del film di Casey Affleck si scoprì che l’attore stava in realtà recitando in quel momento. Per questo film Joaquin Phoenix ha reso la sua vita pubblica una “farsa”, recitando, creando un prodotto meta artistico che fa riflettere sia sulla figura dell’artista che su quella dello stesso Joaquin.

The Master (2012)

Phoenix in The Master di Paul Thomas Anderson condivide la scena con un eccezionale e commovente di Philp Seymour Hoffman. In questo film Joaquin Phoenix interpreta Freddie Quell, un marinaio la cui infanzia difficile segna la sua stabilità mentale. Egli deve trovare un posto nella società americana dopo aver vissuto gli orrori della seconda guerra mondiale. Il suo errare, tra risse e cocktail allucinogeni,  lo porta su una nave su cui incontra Lancaster Dodd (Philip Seymour Hoffman). Costui è il fondatore della Causa, pseudo-setta religiosa, con le proprie teorie sulla Creazione e sull’uomo. La trama è liberamente ispirata alla nascita di Scientology. Lancaster tenterà dunque di dare un “posto nel mondo” all’emarginato Freddie.

L’anti divismo elevato ad arte

Anzitutto è da notare il lavoro che Joaquin Phoenix fa sul proprio fisico per questa parte. Visibilmente denutrito da l’immagine di questo ragazzo distrutto dall’abuso di alcol. Inoltre egli ha un difetto di postura, sempre piegato Freddie sembra essere “storto” come “storta” è la sua moralità in quanto ossessionato dal sesso. La bruttura fisica si fa manifestazione dell’animo sofferente del protagonista, violento e perverso. Alla ricerca però di un affetto puro e semplice. Questo suo lato umano si nota da un particolare, gli occhi. In ogni film Joaquin Phoenix riesce a cambiare il suo sguardo. Ma in The Master più che mai esprime la forza del personaggio con i suoi occhi. I suoi gesti esprimono rabbia ma i suoi occhi chiedono amore e lo chiedono sempre come fossero ricolmi di lacrime.

Uno sguardo che non può che renderci empatici nei confronti del “degenerato” Freddie. Anche il volto segnato dalla cicatrice che l’attore ha sulle labbra danno forza al personaggio. Le labbra e la cicatrice divengono anche esse protagoniste, caratterizzano il personaggio. Così l’imperfezione fisica, segno emblematico dell’anti divismo di Joaquin Phoenix divengono immagini di pura arte.joaquin phoenix film

Gli ultimi anni – Joaquin Phoenix film

Her (2013)

In Her di Spike Jonze, Joaquin Phoenix, se è possibile, supera se stesso. Siamo in un futuro in cui è stato creato un Sistema operativo dotato di intelligenza artificiale con cui interagire. In questo film l’attore è il protagonista assoluto, presente praticamente in ogni scena.

Il suo personaggio è Theodore, un uomo la cui professione è scrivere lettere per gli innamorati, per i genitori ai figli e viceversa. Un poeta sui generis, che come ogni artista che si rispetti, è un solitario, scostante e di poche parole. È chiuso nel suo guscio di monotonia nel quale si è rannicchiato dopo la fine della relazione con la sua ex moglie (Rooney Mara). In preda alla solitudine decide di acquistare questo OS con il quale relazionarsi nella vita di tutti i giorni. L’OS è “interpretato” dalla magnifica voce di Scarlett Johansson, la quale dotata di una propria coscienza, fa piano piano crollare le barriere fra umano e non umano, al punto che Thoedore e lei iniziano una relazione, si innamorano l’uno dell’altra.

Joaquin Phoenix è la manifestazione dell’amore

In questo film Joaquin Phoenix mostra il lato gentile dell’amore. L’amore fatto di sorrisi abbozzati, di risate sommesse e di parole sbiascicate. Un amore puro e semplice, un sentimento più vero e sincero di quanto non possa essere quello fra due persone, troppe legate alla fisicità dell’amore. Certo anche in Her c’è la passione, il sesso, ma non ne rappresenta la componente fondamentale. Eppure la mancanza della fisicità dell’amore fra i due metterà più volte in crisi la loro relazione.

E qui Joaquin Phoenix riesce a mostrarci ogni cosa senza bisogno di interagire con il mondo esterno alla bolla d’amore. L’amore dolce e gentile lo leggiamo negli occhi e nei piccoli movimenti di Theodore, così pure come percepiamo la sua rabbia e infine la sua sofferenza. L’attore riesce a coinvolgerci in una relazione che lo spettatore non può vedere ma solo percepire. E noi percepiamo il coinvolgimento di questi due caratteri senza avere il bisogno di vederli uno davanti all’altro. Tutto questo è frutto della capacità artistica di Phoenix di esprimere stati d’animo e di dar vita a  “situazioni” pregne di sentimenti con pochi sguardi ed espressioni.

Irrational man (2015)

Irrational man del Maestro Woody Allen è prossima tappa di questa lista. Qui Joaquin Phoenix interpreta Abe Lucas, un eccentrico professore di filosofia appena trasferitosi nel Rhode Island per insegnare al Brailyn college. Filosofo in costante crisi esistenziale, famoso per avere avuto relazioni con le sue studentesse nei college dove ha insegnato. Insomma un intellettuale maledetto, un po’ Baudelaire, un po’ (anzi molto) Woody Allen. Al Brailyn conosce Jill Pollard (Emma Stone), brillante studentessa con cui stringe una forte amicizia, al punto che la ragazza si innamora di lui; Abe sembra però restio al voler cedere alle avances della bella giovane, tuttavia, la loro relazione platonica non si spegne. Infatti un giorno “il caso” vuole che i due ascoltino una conversazione che cambierà le loro vite.

I due sentono infatti la storia di una madre, alla quale un giudice, per niente “terzo e imparziale”, sta per portare via i figli. La donna spera nella morte del giudice. Qui il nostro depresso professore sente di poter dare veramente una svolta alla sua vita; basta discorsi da intellettuali che celano una passività esasperata nei confronti della vita e del mondo, bisogna agire! Così in questo film Joaquin Phoenix, all’insaputa dell’amica innamorata Jill, decide di pianificare il delitto perfetto e rendere giustizia ad una povera madre. Naturalmente le cose dopo l’omicidio si complicheranno per il professor Lucas, soprattutto per l’inguaribile curiosità del personaggio di Emma Stone.

“Il poeta maledetto” Joaquin Phoenix

In questo film Joaquin Phoenix è un vero e proprio poeta maledetto. Alla disperata ricerca della “vita”, passa le giornate a bere whisky e a riflettere sul mondo, sugli individui e sull’esistenza. In costante ricerca di un morale diversa da quella falsa propinata dal senso comune. Tutto questo è esternato da Joaquin Phoenix in maniera sublime. Mani in tasca, spalle che fanno costantemente su e giù per dire “non mi importa”, voce sommessa e movimenti contenuti. Il tutto condito però con un’aria sbruffona di chi sa di essere “intellettuale” e soprattutto di chi sa di essere seducente. La filosofia del “chi se ne frega” è lampante anche nell’aspetto fisico del professor Lucas, un ventre gonfio di alcol, che indica l’indifferenza per i canoni estetici comuni.

Irrational Man è la storia di chi è sempre stato fin troppo razionale e che per ciò si sente sopra gli altri, si sente in grado di essere il giudice. Giudice che però agisce, paradossalmente, di istinto. Nessuno, però, dovrebbe sentirsi Signore della vita altrui. In questo film Joaquin Phoenix e Woody Allen ci mostrano proprio come l’intellettuale sia oggi pericoloso tanto quanto chi abusa del potere statale. Ci mostrano la lucida follia di chi crede di avere la verità a portata di mano. Insomma Irrational man con Joaquin Phoenix, è un film da vedere se amate o se odiate la filosofia, se amate o se odiate “l’intellettuale”, se amate o se odiate la morale.

Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot (2018)

Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot, è un film del 2018 scritto e diretto da Gus Van Sant, regista col quale aveva già collaborato in passato. Il film è basato sulla biografia omonima del vignettista satirico americano John Callahan, interpretato da un eccezionaleJoaquin Phoenix. L’attore è stato in grado ancora una volta di superare se stesso, dando vita ad un personaggio unico e confermando le sue incredibili doti.

Il protagonista della storia è John Callahan un ragazzo americano come tanti che non sembra voler nulla dall’esistenza. Il suo unico scopo sembra quello di bere e senza riuscire però a porre fine al suo insaziabile desiderio di alcol. Bicchiere dopo bicchiere e scelta sbagliata dopo scelta sbagliata John si ritrova ubriaco in macchina di un suo amico altrettanto fuori di sé. I due non avendo il controllo di loro stessi perdono anche quello del veicolo che si schianta in un terribile incidente. La diagnosi per il protagonista sarà terribile: bloccato per sempre su una sedia a rotelle, paralizzato dal collo in giù e con una ridottissima mobilità degli arti superiori.

Nonostante la terribile notizia l’ultima cosa a cui pensa Callahan è smettere di bere, trovando in questa nuova e difficile situazione una ragione in più per annegare i suoi demoni. Proprio quando la luce sembra essersi spenta del tutto entra, non senza riserve, in un gruppo di recupero per alcolisti per cercare di superare la dipendenza. Col passare del tempo John scopre di possedere la forza necessaria per affrontare i suoi problemi presenti e passati, riuscendo a superare addirittura l’abbandono di sua madre. A coronare il successo del suo percorso la scoperta del suo dono: disegnare vignette satiriche e politicamente scorrette.don't worry recensione

L’uomo prima dell’attore

In questo film Joaquin Phoenix riesce a dar vita ad un personaggio complesso sia dal punto di vista interiore che esteriore. La capacità dell’attore di calarsi perfettamente nei panni di una persona dalla ridotta mobilità è eccezionale; Phoenix riproduce con estrema precisione i movimenti limitati di un paraplegico, riportando alla memoria, con i dovuti distinguo, la celebre interpretazione di Daniel Day-Lewis ne “Il mio piede sinistro” e quella più recente di Eddie Redmayne ne “La teoria del tutto”. Un intenso lavoro sul proprio corpo ha permesso all’attore di disegnare proprio come faceva il vero Callahan, trasmettendoci così tutta la sua voglia di vivere.

Ancora una volta sono gli occhi a fare la differenza, sono loro infatti a documentare passo dopo passo l’evoluzione dell’uomo e del personaggio. Se all’inizio lo sguardo di Callahan è quello di uno sfrontato alcolista dopo l’incidente si trasformerà in quello di un uomo impaurito. Solo dopo un lungo periodo di riabilitazione e di lavoro su se stesso lo sguardo si trasformerà in quello di un uomo illuminato e felice. Un film non troppo conosciuto dove Phoenix mette ancora una volta in mostra le sue incredibili doti umane e recitative.

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