La piccola boss: recensione del film di Tina Gordon Chism

La storia di una boss scontrosa e autoritaria che torna bambina all'improvviso, tra crisi e folli situazioni

Jordan Sanders, donna affermata e capo temuto, si ritrova a vestire i panni di una tredicenne da un giorno all’altro. Oltre ad esserne scossa e frastornata, deve fronteggiare dei fantasmi che aveva sepolto da anni. I bulli che le avevano reso il periodo della scuola un inferno. Ecco a voi quindi La piccola boss recensione del film del 2019 diretto da Tina Gordon Chism, sceneggiatrice e regista americana.

Tra i suoi lavori, troviamo la commedia Peeples con Kerry Washington, il comedy-drama ATL e la comedy teen Drumline. Nel 2019 ha contribuito alla scrittura della storia di What Men Want, con Taraji P. Henson. Quest’ultima pellicola è un rifacimento dei celebri Think like a man (2012) e il sequel La guerra dei sessi – Think Like a Man Too di Tim Story. What Women Want – Quello che le donne vogliono (2000) di Nancy Meyers e con Mel Gibson, e Hitch – Lui sì che capisce le donne (2005) di Andy Tennant, con Will Smith. Ricordiamo anche 17 again – Ritorno al liceo, con Zac Efron e Matthew Perry.

Indice

La trama di La piccola boss

L’americana Jordan Sanders è una trentottenne bella, ricca e di successo. Con fatica e determinazione, ha fondato l’azienda di innovazione tecnologica JSI, che si occupa di proporre app e prodotti da sviluppare a clienti interessati ad investire in questo ambito. Ha tutto, ma non la gentilezza: la sua assistente April e il suo team, infatti, la temono e non hanno instaurato con lei un buon rapporto di squadra. Dal canto suo, Jordan non prova nemmeno ad andare incontro alle esigenze dei dipendenti.

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Un giorno sbotta in ufficio, e una ragazzina presente la informa candidamente di disapprovare il suo atteggiamento autoritario. Agita una bacchetta magica giocattolo e le augura di tornare bambina, per capire cosa significhi essere messe da parte e non sentirsi considerate. La donna non dà peso alla bambina, ma il giorno seguente si sveglia e, mentre si prepara per andare al lavoro, scopre con orrore di essere ritornata tredicenne. Decide di chiedere aiuto alla povera assistente April, che dovrà improvvisamente occuparsi di accompagnarla a scuola per evitare che arrivino gli assistenti sociali. Dovrà fare le sue veci in ufficio e supportarla mentre cerca di capire come tornare adulta.

Il cast – La piccola boss recensione

Regina Hall veste i panni di Jordan Sanders, donna tutta d’un pezzo che non si lascia mai andare a slanci affettuosi e che tratta il prossimo con sufficienza e superiorità. I suoi atteggiamenti sono dovuti alla dura adolescenza che ha passato, bullizzata dai compagni di scuola. È da quel momento che ha deciso che sarebbe stata sempre protetta da una corazza, per nascondere i suoi sentimenti.

Abbiamo visto Hall nella saga demenziale più celebre della storia del cinema: quella di Scary Movie, nel ruolo della co-protagonista. Ha partecipato alla serie Ally McBeal per cui fu nominata come Miglior attrice non protagonista in una serie tv comica agli NME Images Awards del 2003. È presente anche in Malibu’s Most Wanted, The Honeymooners e Superhero Movie.

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Marsai Martin è Jordan a 13 anni, ma non la bambina timida e isolata che è stata. Adesso è una tredicenne con la mente di una adulta, quindi modificherà alcuni suoi atteggiamenti nei confronti dei nuovi compagni di classe. Martin ha vinto ed è stata candidata a numerosi premi per la serie Black-ish. Nel 2016 debutta sul grande schermo con An American Girl Story – Melody 1963: Love Has to Win con la quale vince il BET Award per la miglior recitazione. Nello stesso anno appare in Nina (basato sulla storia di Nina Simone). È la più giovane produttrice cinematografica grazie a La piccola boss.

Piccola menzione anche per Issa Rae, l’assistente talentuosa e affidabile April Williams, attrice, scrittrice, regista e produttrice (Awkward Black Girl; Insecure, per cui è stata nominata ai Golden Globe). Ha un canale Youtube che ospita molti short films e web series, create soprattutto da persone di colore. Fa un cameo anche Justin Hartley nei panni del bell’insegnante Gary. Lo abbiamo visto nella celebre serie drammatica This is us.

Quei cliché che fa sempre bene ripetere

Jordan: Naturalmente c’è sempre qualcuno al mondo che non vuole che tu viva la vita che sogni. Il trucco è non diventare uno di loro.

Jordan è il capo serio e autoritario, a dieta perenne (i carboidrati: suoi acerrimi nemici) e scontrosa con tutti i sottoposti. È una donna, quindi il cliché vuole che non abbia una relazione sentimentale seria e che allontani tutti da lei per paura di soffrire. Successo e famiglia non possono stare sullo stesso piano secondo le regole di questo tipo di comedy, e infatti all’inizio è così. Troviamo anche la classica figura dell’assistente bistrattata e usata come fosse una serva, nella fervida speranza che prima o poi verrà promossa. Non mancano l’ambiente scolastico duro e abitato da cheerleader, popolari e “sfigati”, e la ragazza che toglie gli occhiali e impara a vestirsi meglio e diventa bellissima.

Nonostante la presenza di tutti questi espedienti narrativi visti e rivisti, la storia scorre e non infastidisce. Perché? È raccontata con leggerezza e con l’obiettivo di ripetere, ancora una volta, che le conseguenze psicologiche dell’essere vittima dei bulli in età adolescenziale rimangono per sempre. Non importa quanto si diventi grandi o quanto successo si abbia nella vita. Dentro di sé, si resta la stessa persona introversa e poco incline ad aprirsi al prossimo. Si parla della difficoltà delle donne di affermarsi in un mondo in cui se non sbraiti non vieni ascoltato, e se non hai un partner accanto, sei acido per questo.

In più, La piccola boss si focalizza sulla possibilità che i sogni possano realizzarsi, ma non per caso: solo come risultato di sudore e fatica. E magari riuscendo anche a migliorare noi stessi, attorniati dalle persone che amiamo e capendo che il vero successo sta nella condivisione e nel supporto degli altri.

Vedere il mondo con gli occhi di un bambino

April: Ricorda l’innocenza e l’ottimismo di quando eravamo bambini? Quel coraggio di essere noi stessi e di fare le cose a modo nostro. Avevamo chiare le opportunità e le meraviglie del mondo intorno a noi. Prima di crescere, prima che si alzassero i muri. Prima che qualcuno ci dicesse il nostro ruolo oppure le regole… eravamo così impavidi da vedere la magia dentro di noi.

Come vorrebbe fare la nuova app ideata da April in La piccola boss, Discover Eyes, l’obiettivo nei nostri tempi moderni così frenetici e social (ma solo sulla carta), sarebbe quello di tornare a guardare con gli occhi dell’innocenza. Avere chiari i nostri scopi e desideri, cercare di raggiungerli senza farci scoraggiare da un mondo troppo duro e sleale, ma insistere. Fare dell’ottimismo il proprio stile di vita e credere che un successo condiviso sia meglio che uno in solitaria. Non che l’universo infantile sia tutto “rose e fiori”: i bambini, così diretti e trasparenti, non filtrano i propri pensieri e sanno essere anche cattivi.

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In questo senso, non cambia molto quando si cresce. C’è chi rimane l’invidioso e scontroso che gioisce ai fallimenti altrui, e chi decide che altruismo e felicità non sono solo parole. Quando Jordan ritorna a scuola, si vede piombare addosso le insicurezze e le paure che provava anni prima. Ma anche le speranze e la bellezza di avere tutta la vita davanti per sbagliare, riprovare e capire le proprie inclinazioni, attraverso gli occhi dei suoi giovani compagni di classe.

L’adulta Sanders ha come compagna Amorina, una sorta di Jarvis che però la costringe a scendere dal letto la mattina e le organizza la giornata. Ma non è reale, è un dispositivo elettronico. Ciò che è reale invece, è il legame che il gruppo di ragazzini poco popolari condivide, e la lealtà che April ha nei confronti di Jordan, nonostante tutto. Così, se all’inizio l’assistente ha paura a concretizzare gli affari e Jordan è famosa ma temuta, la situazione si ribalterà e darà la possibilità ad entrambe di rivedere le loro vite. Capendo che non è mai troppo tardi (o troppo presto) per prendere i propri sogni a piene mani.

Considerazioni tecniche – La piccola boss recensione

 

Jordan: Nessuno ha tempo per la realtà. Ce l’hai presente Internet?

Sin dall’inizio di La piccola boss i passaggi da una scena all’altra sono netti e frequenti, accompagnati da una colonna sonora pop e moderna, che contribuisce a dare alla storia un’atmosfera fresca e dinamica. I numerosi primi piani si alternano ai campi lunghi, utili per mostrare la sicurezza e la determinazione della protagonista mentre cammina per corridoi e lunghi spazi chiusi. Di conseguenza, notiamo diverse carrellate frontali su Regina Hall e su Marsai Martin.

La maggior parte del cast è di colore, in linea con la recente volontà del mondo cinematografico di includere tutte le categorie nelle pellicole, in modo che più persone possibili possano rispecchiarvisi. A questo proposito, gli amici che la giovane Jordan conosce a scuola sono una asiatica, un africano e un caucasico. Il film è costruito su un’ironia che funziona e non risulta forzata, alternata a momenti più riflessivi e a spunti motivazionali. La pellicola, tutto considerato, non ha una storia originale ma risulta piacevole e ben costruita, forte anche dell’ottima interpretazione della giovane produttrice e protagonista Martin e con riferimenti all’attualità e al mondo social che stiamo vivendo.

La piccola boss

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Straordinaria capacità espressiva di Marsai Martin
  • Storia fresca e scorrevole
  • Morale importante

Lati negativi

  • Trama simile ad altre già viste

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