Legion – 5 motivi per vederla

Legion, la nuova serie tv Marvel della FX, ideata e prodotta da Noah Hawley, si è appena conclusa. Tiriamo quindi le somme in questa recensione, analizzando i 5 motivi per vederla, o meglio, per i quali risulta imprescindibile una sua visione.

1) UNA SERIE MARVEL SENZA SUPER-EROI

E’ un nuovo modo di approciarsi ad un genere ormai stra-abusato ed eccessivante stantio; rappresenta, de facto, la decostruzione del mondo e degli eroi fumettistici universalmente conosciuti. Siamo ben lontani dal Marvel Cinematic Universe e dal suo essere caciarone, dal politically correct di stampo Netflix, dall’umanizzazione e dalla contemporaneità di Nolaniana memoria, dalla visione oscura e ingarbugliata di Zack Snyder. E’ una serie d’autore che incanta e stravolge, e che condivide con la controparte cartacea praticamente il solo protagonista. O meglio, il solo nome del protagonista, David Haller, e una sua primordiale caratterizzazione.

2) LA SCENEGGIATURA TRA INCEPTION E MR.ROBOT

Noah Hawley (già conosciuto per Fargo) è l’ideatore e produttore della serie. Nella sua ottica, il potere di David non è che il mezzo per innescare una sceneggiatura contorta e schizofrenica; come contorta e schizofrenica è la mente di David (interpretato da Dan Stevens), cosa che potrebbe ricordarci Elliot di Mr.Robot. E’ un viaggio all’interno di una psiche travagliata che sfrutta una narrazione stratificata simil-Inception, ma non eccessivamente astratta e nebulosa. Non mancano, infatti, l’amore, gli obiettivi, i misteri, i colpi di scena. I tasselli vengono su poco alla volta e vanno ad intricarsi in un complesso puzzle in cui la sceneggiatura, il protagonista e la sua evoluzione viaggiano, come sempre dovrebbe avvenire, di pari passo.

3) UNA SERIE CINEMATOGRAFICA

Rappresenta quindi un nuovo modo di intendere l’universo eroistico e la narrazione seriale, ma non solo. Più in generale è infatti una piccola rivoluzione della serialità televisiva… anche nei modi. Esteticamente l’opera raggiunge infatti dei livelli mai visti, seppur, a onor del vero, incostanti. La minuziosità di Kubrick, il gusto per il grottesco di Lynch, l’asfissiante ricerca simmetrica di Wes Anderson, la gestione dei colori e l’uso di filtri di Nicholas-Wending Refn, tutto si fonde in un calderone in cui c’è anche spazio per piani sequenza, carrellate senza un domani, panoramiche a 360°, slow-motion particolarmente calibrati, tagli più sporchi alla Sam Esmail; contribuisce un montaggio che esalta l’autoreferenzialità e l’autocitazionismo, ma non mancano riferimenti esterni, come la stramba rappresentazione del cinema muto alla The Artist. La colonna sonora è invece ispirata ai Pink Floyd, come ci ricorda anche la co-protagonista femminile, Sydney Barrett (Rachel Keller).

Legion - 5 motivi per vederla

4) UN CAST DI TUTTO RISPETTO

Noah Hawley fa incetta di attori dalla sua stessa produzione Fargo; scelta oculata, perché Rachel Keller e soprattutto Jean Smart interpretano ottimamente le rispettive parti. A sorprendere, però, e a prendersi tutta la scena, sono altri due attori. Da un lato Dan Stevens (Downton Abbey) riesce con non poca fatica a tratteggiare le molteplici sfaccettature del protagonista, cosa non assolutamente facile; dall’altro sorprende la lucida follia messa in scena da Aubrey Plaza (Parks and Recreation) nei panni di Lenny Busker. Sui restanti, poco da dire: bravi sì, ma limitati da una sceneggiatura che non voleva focalizzarsi troppo su di loro… almeno per ora.

5) OLTRE I DIFETTI

E’ quindi un’opera perfetta? Sicuramente no. Il già citato scarso approfondimento dei personaggi secondari, alcune scelte imperfette di sceneggiatura, oltre che un budget sicuramente limitato, giustificato chiaramente dal medium televisivo, la cui diretta conseguenza sono effetti speciali a dir poco scadenti: questi i principali limiti. Limiti che, a fronte di tutto quanto già detto, risultano oltremodo irrilevanti.
Come ciliegina sulla torta conclude il tutto un finale col botto con tanto di scena post-credits… ma non temete. Infatti è già stata rinnovata per una seconda stagione, che fortunatamente sembra affondare le basi sulle ceneri della prima, con un collegamento diretto spesso mancante in molte serie-tv.
Insomma un’opera importante, a tutto tondo, scritta, narrata e diretta con amore. A cui vale sicuramente la pena dare una possibilità, se non lo si è ancora fatto.

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