Rogue One – Esperienza di una fan stellare

“Abbiamo la speranza, le ribellioni si fondano sulla speranza”

Premetto che per quante cose ho da dire ho pensato di farmi la classica scaletta che ti insegnano a scuola, quella per scrivere i temi. Ma so che, come mio solito, mi perderò in un mare di parole. Ma proviamoci comunque, iniziamo:

Ieri sera, dopo due estenuanti lunghi giorni dall’uscita del film, sono riuscita ad andare a vedere Rogue One – A Star Wars Story. L’emozione mi stava logorando, ero così agitata che stavo letteralmente appiccicata alla coppietta che era in fila davanti a me nell’attesta che le porte si aprissero. E’ fatto, entro, mi siedo, e lo spettacolo inizia. Schermo in nero e una semplice scritta in blu in un font molto semplice recita “Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana..“, e si cominciano a stritolare i braccioli della poltrona.

Rogue One

Questo film la cui regia è affidata a Gareth Edwards, rientra in una categoria particolare cui fanno parte quelle rare e meravigliose, quando riescono, scelte di produzione nel mondo del cinema. Abbiamo due trilogie, una nuova che sta iniziando, ma mancava ancora qualcosa. No, non mi riferisco al mancato “STAR WARS” iniziale con tanto di musica trionfale e scritte che spariscono nello spazio sconfinato. Ciò che mancava era proprio questa piccola virgola che collega l’universo della seconda trilogia (ep. I, II, III) con la prima uscita (ep. IV, V, VI).

Questo collegamento, infatti, racconta di come furono rubati i piani della Morte Nera, il primo passo verso la distruzione dell’Impero e del ritorno della pace e dei Jedi. La parola chiave in questo film è speranza, e non a caso il primo film di questa avvincente saga si intitola appunto “Una nuova Speranza”. Ma quel che ci mostra ancor di più questo film, è il vero sacrificio che sta dietro a lotte di questo tipo. E che, di conseguenza, è attraverso questa speranza e la voglia di cambiare veramente le cose che si può, infine, gridare vittoria.

Rogue OneDa un punto di vista tecnico, è interessante come molte scene nello spazio ricordino i primi film. Nonostante già allora ci fosse da meravigliarsi per la tecnologia, adesso, con ovvi miglioramenti di resa che quella odierna può offrire, è stato bello vedere come siano stati rispettati dei dettagli scenici come alcune astronavi o effetti speciali, come quelli del salto a velocità luce, dei colpi delle armi laser o delle grafiche dei monitor molto old style. Altre accortezze sono state ad esempio la ricostruzione digitale di alcuni personaggi come il governatore Tarkin, interpretato dal defunto Peter Cushing, e una Carrie Fisher con “qualche” anno in meno nei panni della Principessa Leia nel cameo finale. Per non parlare poi di altre apparizioni di personaggi della saga originale che sicuramente hanno fatto felici molti fan.

In ultimo, ma non per importanza, vorrei dedicare un po’ di spazio ad un’altra caratteristica firmata “Guerre Stellari”: la musica. Questa saga è altresì nota, oltre che per la storia e la parte tecnica, per le sue meravigliose note che accompagnano ogni istante dei film. Una musica sapiente che sa stare al suo posto e sa quando emergere e mettersi in primo piano. Il celebre direttore d’orchestra e compositore John Williams, colui che ha curato la parte sonora di tutta la saga, ha passato il testimone ad un altro grande compositore: Michael Giacchino. Egli infatti, ha saputo ben interpretare l’essenza della “forza” musicale Rogue One. Sapendo inoltre realizzare ben fatti e dovuti omaggi alla colonna sonora originale di Williams, il tutto nei momenti giusti e senza strafare.

In conclusione posso dire che questa incredibile saga non smette di sorprendere e mi auguro calorosamente che continui a farlo per molto tempo.

Non si è notato molto che sono di parte, giusto? No? Perfetto. CHE LA FORZA SIA CON VOI!

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