Fortunata – Il fantastico melodramma di Castellitto – con Jasmine Trinca e Stefano Accorsi: la Recensione

Fortunata – Jasmine Trinca – è una trentenne che vive nella periferia di Roma, precisamente a Tor Pignattara, per chi la conosce. Reduce da un matrimonio fallito, cresce la sua bambina Barbara per lo più in solitudine. Siamo in estate e Fortunata prova a guadagnare qualche soldo andando di casa in casa a fare la parrucchiera. Ella vive nell’irrequietezza, per colpa di un ex marito – Edoardo Pesce – che la tormenta con delle visite totalmente inaspettate e minacce verbali. Importante per lei è il suo migliore amico Chicano, interpretato da Alessandro Borghi, che prende gli psicofarmaci e accudisce sua mamma malata di Alzheimer. Barbara viene affidata ad uno psicoterapeuta infantile, Patrizio, aka Stefano Accorsi, che forse risulterà cruciale nel suo cammino..

Sergio Castellitto arriva alla sua sesta regia con Fortunata, scritto da Margaret Mazzantini e prodotto da Indigo Film e HT Film. Nello stesso giorno di uscita nelle sale italiane è stato presentato nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2017.

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“Siamo tutti numeri ritardatari, prima o poi lo vedremo il sole.”

In Fortunata sono diversi i temi e gli argomenti trattati, ma sono stati tutti disegnati a pennello. Come i numeri ritardatari, citati da Borghi, che sottolineano quella voglia di evadere da una realtà che a volte ci sopprime. A volte si desidera andar via dalla periferia, anche se essa è stata la nostra culla, la nostra mamma. Quella periferia ripresa così bene da Castellitto. Ci sono i cinesi con le maglie da calcio ed i murales con tanti colori. Tutti i colori di quella Roma che sappiamo apprezzare grazie anche a questa pellicola.


Sarà proprio l’incontro con lo psicoterapeuta a cambiare il corso della vita di Fortunata. Ci accorgiamo così di quanto sia bello l’incontro tra due mondi. Lo psicologo acculturato che ha passato diversi dei suoi anni in Africa ad aiutare le popolazioni locali può allora innamorarsi di una “borgatara” pressoché ignorante, con i dentoni puntualmente inquadrati da Castellitto e con la camminata sincopata, che sembra voler dire: “io ce la posso fare a cambiare questa vita”. Ed il film ti lascia sempre un po’ in bilico tra il mettersi dalla parte della protagonista, con tutte le sue sventure, oppure dare una qualche ragione al marito, i cui discorsi dopotutto non sono proprio così insensati. Si sviluppa così un tema d’attualità non da poco: l’affidamento dei figli di coppie separate. Una scena particolarmente sarà emblematica in questo senso — in cui l’avvocato riconsegna, in maniera abbastanza stizzita, il telefono a Patrizio che aveva una prova schiacciante dell’errore commesso da Fortunata — e va a ricordarci quella striscia mediatica nella quale ci è stato ricordato a più riprese quanto i figli vengano affidati nella maggior parte dei casi alle madri. Eppure la pellicola riesce a non prendere una posizione, che sembra esser la scelta più azzeccata.

Ma non è finita qui. C’è anche l’amicizia. In una sequenza in particolare nel tribunale, dove vediamo Fortunata e Chicano doversi separare, ma i due proprio non vogliono farlo ed il loro saluto forzato sembra struggente. Così come lo è il motivo per cui Chicano arriverà a quella condizione. Infatti anche l’eutanasia sarà argomento particolarmente toccante nello sviluppo finale della sceneggiatura. Ma per capirlo e dare la propria interpretazione bisogna vederlo, perché sarebbe un peccato anticipare anche una minima cosa del culmine di questa fantastica storia melodrammatica, che racchiude per giunta diversi toni comici al suo interno.

Non si può concludere senza parlare degli attori. Un plauso va fatto ancora una volta al regista di questa pellicola che per quanto riguarda il casting dei protagonisti di meglio non poteva fare. Jasmine Trinca, perennemente con i tacchi in giro per Mamma Roma, ci restituisce una gran bella prova da protagonista. Ma anche i co-protagonisti non scherzano. Fantastico il lavoro sulla voce di Alessandro Borghi, che riesce a creare un personaggio romano verace proprio come lo era Vittorio in Non essere cattivo, ma con un registro vocale completamente diverso –“C’ho voglia de brucià qualcuno. C’ho voglia de sparà a qualcuno”– . Alcuni dei momenti comici del film sono affidati a lui. Un attore fantastico. Anche Stefano Accorsi, nella parte di uno psicologo che rappresenta quel sole che Fortunata non vede da un po’, è molto bravo. Ma non è una novità. Ed infine l’ennesima prova eccellente di un attore che ci sta facendo capire in questi anni quanto sia bravo ad interpretare diversi ruoli, ossia Edoardo Pesce, che rappresenta lo stereotipo del poliziotto che se la prende con gli stranieri, ma soprattutto con la moglie. Ma in realtà forse soffre anche lui.

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