Joker: spiegazione del film di Todd Phillips con Joaquin Phoenix

Un approfondimento sul film vincitore del Leone d'Oro di Venezia 76

In questo articolo cercheremo di fornire un approfondimento e una spiegazione di Joker il film diretto da Todd Phillips vincitore del Leone d’Oro a Venezia 76. È uno dei film più importanti dell’anno, un’opera maestosa su tutti i livelli: per la regia, l’interpretazione e il comparto tecnico. Siamo di fronte ad un film che segna una svolta per il regista, per Joaquin Phoenix e per la figura stessa dello storico villain, nemesi di Batman. Todd Phillips aveva già mostrato le sue doti dietro la macchina da presa, rimanendo però legato a un solo genere cinematografico: la commedia. Con Trafficanti del 2016 aveva mescolato il genere comico con atmosfere tipiche del thriller e del poliziesco; con Joker entra a pieno titolo nel mondo del cinema d’autore. Joaquin Phoenix è magistrale alle prese con quello che sembra essere il ruolo più importante nella sua brillante carriera.

La sua è una performance totale, che tocca le vette più alte dell’arte drammatica: Phoenix non interpreta il Joker, diventa Joker, in tutte le sue sfaccettature. Grazie a questa sua immensa prova d’attore, Joaquin Phoenix ha messo un’ipoteca concreta su una vittoria come Miglior Attore Protagonista agli Oscar 2020. Punto di svolta, dicevamo, anche per la figura stessa del Joker, uno dei cattivi più iconici e affascinanti nella storia della letteratura fumettistica e del cinema. Come avremo modo di approfondire più avanti nella nostra analisi, non si è mai visto prima un Joker come quello protagonista del film di Todd Phillips, così spaventosamente umano.

*** ATTENZIONE SPOILER ***

Indice:

Da Arthur Fleck a Joker

Iniziamo questa spiegazione di Joker soffermandoci sul suo protagonista assoluto. Todd Phillips ha parlato del suo film come della storia di un uomo che diventa Joker. È proprio così: Joker è un disturbante percorso di formazione, l’origin movie di un villain dolorosamente umano. È fondamentale comprendere che la storia che vediamo sullo schermo la viviamo in prima persona con Arthur Fleck prima e con Joker poi. Regia, fotografia e colonna sonora fanno da teatro, in un continuo crescendo, alla trasformazione del personaggio. Arthur Fleck è affetto da disturbi neurologici e psichiatrici gravi e ha subito, da bambino, abusi fisici dai compagni della madre Penny. La madre gli ha sempre detto che è venuto al mondo per portare gioia alle persone, per farle ridere e per questo Arthur tenta disperatamente di diventare uno stand-up comedian.

È consapevole che la società lo vede come un peso, cerca aiuto ma nessuno è in grado di darglielo; è costantemente deriso, umiliato, rifiutato e aggredito. Per questa ragione si rifugia in allucinazioni in cui trova la comprensione e l’affetto che gli mancano. Immagina così di avere una relazione con la vicina di casa Sophie e che il suo presentatore preferito, Murray Franklin (Robert De Niro) lo abbracci e lo tratti come un figlio. Solo quando inizia ad uccidere, Arthur comincia a sentirsi qualcuno; uccide per vendicare una vita di sofferenze e soprusi. L’omicidio di Murray Franklin lo consacra come idolo di una folla di dimenticati (come egli stesso); si sente potente, abbraccia la sua follia e capisce che così facendo la sua vita non sarà più una tragedia, ma una commedia. Non esiste più Arthur, esiste solo Joker.

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Punti oscuri e dubbi irrisolti – Joker spiegazione

Joker è un film che lascia alcune questioni aperte e possibilità di interpretazione personale, nel finale come in altri punti della storia. Verso la metà del film c’è uno dei momenti cardine della narrazione, il colpo di grazia al già più che precario equilibrio di Arthur. Leggendo una delle molte lettere che la madre Penny scrive a Thomas Wayne, Arthur scopre che il candidato sindaco di Gotham è suo padre. Si reca quindi a casa degli Wayne dove incontra Bruce, ma una guardia lo scaccia in malo modo. Questi gli rivela che sua madre, che aveva lavorato per gli Wayne, si è inventata tutto; Arthur è stato adottato e sua madre, a causa di gravi disturbi psichici, era stata ricoverata all’Arkham Asylum. È lì che Arthur si reca e trova i documenti che provano la sua adozione. La reazione è scioccante: uccide la madre soffocandola con un cuscino.

Ma siamo sicuri che Thomas Wayne non abbia falsificato i documenti dell’adozione per nascondere uno scandalo, come sosteneva Penny? Siamo sicuri che Penny non sia finita ad Arkham a causa dei risvolti tragici di una relazione con Thomas Wayne? No, il film non dà risposte certe. Altra questione aperta è quella che riguarda Sophie, la vicina di casa di Arthur. Abbiamo detto che Arthur la idealizza al punto di avere allucinazioni che ce li mostrano coinvolti in una relazione romantica. Dopo essere stato ad Arkham Arthur, sconvolto, entra di nascosto in casa della ragazza che vive con la figlia. Sophie, terrorizzata, gli chiede di andarsene; Arthur lascia l’appartamento, ma non sappiamo cosa sia successo; non vediamo più né Sophie né la figlia, non possiamo sapere se Arthur le abbia uccise. Anche qui, sta a noi formulare ipotesi.

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Joker è un film pericoloso?

Joker è senza dubbio un film controverso e in molti si sono posti il problema della possibilità che possa veicolare un messaggio sbagliato. Nella storia c’è una forte critica rivolta a una società dove il divario tra ricchi e poveri è enorme e i cosiddetti “ultimi” sono abbandonati a loro stessi. Arthur perde l’assistenza sociale a causa di un taglio di fondi: nessuno può più aiutarlo, non può più procurarsi i farmaci di cui ha bisogno. Nel film siamo nei primi anni 80, ma la critica di fondo calza a pennello anche traslata ai giorni nostri. In maniera universale, Todd Phillips ci mostra cosa una società distante e menefreghista possa fare a un soggetto fragile e disturbato. È un quadro crudo quello che abbiamo davanti agli occhi, estremo, ma purtroppo possibile.

In molti hanno sollevato la questione che il film di Phillips ci faccia vedere Arthur/Joker come una specie di eroe. Lo sguardo del regista sulla figura del Joker, però, non è ambiguo: è chiaro che quello che abbiamo davanti è un villain, una persona violenta e pericolosa. Certo, inevitabilmente entriamo in empatia col personaggio di Arthur, ma non al punto di confondere i piani della morale. Non va dimenticato poi che, per la maggior parte, viviamo la storia attraverso il “filtro” del protagonista. Quando sul finale vediamo Joker muoversi sicuro di sé, danzare fiero e camminare spavaldo è perché sperimentiamo la sua trasformazione dal suo punto di vista. Per la folla esasperata di Gotham è un eroe, lui stesso si sente tale ma noi capiamo bene che non è così. Solo se ci si ferma a uno sguardo superficiale si può pensare che Joker sia un film pericoloso o ambiguo.

Le teorie sul finale – Joker spiegazione

Anche il finale di Joker fa discutere. L’ultima scena del film, dopo l’assassinio di Murray Franklin da parte del protagonista e le immagini di Gotham in rivolta, ci mostra Joker ad Arkham. È a colloquio con un’assistente sociale e ride pensando a una barzelletta che non racconta perché quest’ultima non la capirebbe. Subito dopo lo vediamo fuggire dalla sua cella lasciando dietro di sé orme insanguinate: ha ucciso la donna ed è pronto a scappare. Sappiamo che Arthur in manicomio ci è già stato, ce lo dice lui e all’inizio vediamo un frame in cui sbatte la testa contro il vetro di una cella molto simile a quella del finale. Secondo alcuni questa scena farebbe pensare che quanto è mostrato durante il film non sia accaduto realmente. Sarebbe solo il prodotto della fantasia di Arthur: si è inventato una “genesi” come Joker o, forse, non lo è ancora diventato.

La barzelletta sarebbe, in questo caso, tutta la storia che ha immaginato. O, ancora più estremo, siamo sicuri che Arthur non sia solo un precursore del vero Joker? Più probabilmente, invece, ciò che abbiamo visto è successo davvero. Nella scena finale Arthur appare invecchiato, sembra che sia passato del tempo e che il colloquio con la donna non sia avvenuto subito dopo l’omicidio di Murray e il suo arresto. Potrebbero essere passati anni. Durante il colloquio vediamo un flashback di Bruce Wayne accanto ai cadaveri dei genitori, uccisi da un emulatore di Joker durante la rivolta. Joker riderebbe pensando di aver creato lui stesso, indirettamente, la sua nemesi, Batman. Sarebbe questa la barzelletta. Un’ ambiguità che rende il film ancora più affascinante, dunque: Todd Phillips ha dichiarato in merito che un giorno farà luce sul finale, ma dovrà passare del tempo.

Fra cinecomic e cinema d’autore

Ancor prima dell’uscita di Joker aveva già preso piede il dibattito sulla categoria di appartenenza del film di Todd Phillips. Lo stesso Phillips ha dichiarato che Joker non è un cinecomic tradizionale ed è vero: è un film d’autore. Certo, però, altra cosa è affermare che Joker non abbia niente a che vedere con il cinecomic; si potrebbe dire, quindi, che Joker è un “cinecomic d’autore“. Questa particolare collocazione all’interno dei generi è fondamentale per una comprensione profonda del film che va visto senza troppi preconcetti sui generi. Andare a vedere Joker aspettandosi un blockbuster oppure qualcosa che ricordi la trilogia del Cavaliere oscuro diretta da Christopher Nolan sarebbe un errore. Si sente dire in questi giorni che il film funzionerebbe anche se al posto di Joker, Thomas e Bruce Wayne ci fossero altri personaggi qualsiasi.

Potrebbe essere, il film resterebbe una grande opera, ma il fatto che i personaggi siano proprio quelli dei fumetti gli conferisce un significato e un fascino unici. Il Joker di Todd Phillips ha di certo le caratteristiche principali del Joker dei fumetti: c’è la follia, la violenza, il sovvertimento delle regole e il cinico menefreghismo. L’impronta del regista sta nell’avergli dato un’immagine umana e una storia dolorosamente credibile e realistica. Un Joker d’autore, dunque. Siamo di fronte a un’opera che segna una svolta, anche per la Warner. La casa di produzione statunitense ha fatto una scelta coraggiosa e vincente sposando il progetto di Phillips e intraprendendo una strada nuova che la distingue dal colosso concorrente, la Marvel.

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Il futuro del Joker

Proseguiamo questa spiegazione di Joker riallacciandoci al finale. Abbiamo detto che si presta a diverse interpretazioni e qualcuno ci ha visto addirittura una possibile apertura verso un sequel. Se prima Todd Phillips e Joaquin Phoenix avevano negato la possibilità di lavorare ancora insieme sul progetto di Joker, ultimamente ci troviamo a leggere dichiarazioni differenti. Phillips, prima dell’uscita del film, aveva detto chiaramente che Joker è stato concepito come un’opera unica che non prevede un seguito. Il regista ha recentemente dichiarato, invece, di aver discusso con Joaquin Phoenix della possibilità di un secondo capitolo ma, a quanto pare, solo “per divertimento”. Chissà, intanto lo stesso Phoenix ha detto di aver parlato a lungo con Phillips circa l’eventualità di lavorare ancora insieme, in generale e nello specifico.

L’attore ha poi affermato che le possibilità sui possibili sviluppi del personaggio del Joker sembravano infinite. Se guardiamo gli incassi finora, con cifre da record sia negli Stati Uniti che in Italia, verrebbe da pensare che la Warner, su un possibile sequel, potrebbe farci un pensierino. Improbabile invece che questo Joker possa essere utilizzato in altri contesti, come ad esempio all’interno di una saga su Batman, come quella che vedrà impegnati Matt Reeves come regista e Robert Pattinson nei panni dell’uomo pipistrello. Staremo a vedere, quel che è certo è che Joker è un film che anche senza pensare a possibili sviluppi e scenari futuri continuerà a far parlare di sé per molto tempo.

Conclusioni – Joker spiegazione

Come abbiamo visto in questa spiegazione di Joker, il film di Todd Phillips è un maestoso viaggio nel quale è necessario immergersi per comprenderlo in pieno. È un percorso che propone diverse strade da percorrere, attraverso una varietà di tematiche forti e complesse. Il tema della malattia mentale è sviscerato in modo brutale ed estremo, ma con una precisione a tratti didattica. Ed ecco che anche la classica risata inquietante del Joker ha una spiegazione clinica; Arthur “ride” senza potersi controllare perché ha subito danni neurologici e rimosso traumi psichici che risalgono all’infanzia. È una spiegazione che riusciamo a comprendere e che ci fa stare male.

Riusciamo a comprendere anche la rabbia che prova Arthur; non possiamo giustificarne le scelte, ma possiamo capirne gli stati d’animo. Come possiamo immedesimarci nella frustrazione e nell’esasperazione dei cittadini di Gotham. Non occorre volare troppo con la fantasia per capire che continue privazioni e indifferenza da parte dei poteri forti possono avere sulle masse conseguenze catastrofiche e distruttive. Tutto quello che vediamo sullo schermo ci fa male perché riusciamo a comprenderne i risvolti profondi. Siamo spiazzati perché proviamo empatia per il cattivo, pur essendo perfettamente consci che le soluzioni che trova per cambiare la sua vita e affermarsi come individuo sono atroci. Ci sentiamo a disagio perché riusciamo a vedere la vittima dentro al colpevole, l’uomo dietro la maschera terribile del Joker.

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