Will Trent: recensione del nuovo procedurale poliziesco di Disney+

Will Trent di Karin Slaughter approda, a partire dal 12 aprile con cadenza settimanale, su Disney+. La recensione dei primi due episodi.

Sono disponibili dal 12 aprile su Disney +, dopo essere stati trasmessi dalla ABC, i primi due episodi di Will Trent, il nuovo procedurale poliziesco della piattaforma. Una serie – tratta dai romanzi di Karin Slaughter e portata sullo schermo, oltre che dall’autrice stessa, da Liz Heldens e Daniel T. Thomsen – perfettamente a suo agio dentro quel filone di personaggi geniali ma problematici che, da Monk a The Good Doctor, hanno saputo fare la fortuna del genere.

Incentrato sul personaggio di Will Trent (Ramon Rodriguez, già Bakuto in Iron Fist e Ben Cruz in The Affair), agente speciale del GBI dislessico e cresciuto nel sistema delle case famiglia, questo procedurale si affida al suo protagonista per dar vita a una storia capace di unire la consueta trama verticale tipica del genere a un’orizzontalità più marcata della media. È così che ai crimini da risolvere si intreccia il vissuto del personaggio principale, un oscuro passato di abusi destinato, si immagina, a diventare sempre più preponderante nel corso della stagione.

Indice:

Trama – Will Trent recensione

Will Trent (Ramon Rodriguez) è un brillante agente speciale del GBI (Georgia Bureau of Investigation) di Atlanta. La sua dislessia e un passato fatto di violenza, abusi e famiglie affidatarie non gli hanno impedito di diventare uno dei nomi più importanti della sua divisione. Ma anche uno di quelli più odiati, soprattutto dopo che un’indagine interna da lui condotta gli ha messo contro tutti gli agenti del dipartimento di polizia locale.

L’unica persona che pare capirlo e sostenerlo è la collega Angie Polaski (Erika Christensen), che in quelle case famiglia ha passato con Will l’infanzia, aiutandolo nei momenti più bui. Ma quando il passato torna inaspettatamente sotto forma di un caso di omicidio e rapimento in cui è coinvolta una vecchia conoscenza dei due, Will dovrà tornare a fare i conti con i propri segreti, i propri fantasmi e i suoi stessi limiti. Riuscirà a imparare a fidarsi del prossimo e delle persone più vicine a lui?

Will Trent recensione

Will Trent. 20th Television

Superdetective con superproblemi – Will Trent recensione

È quasi un archetipo narrativo, oramai, la figura del detective brillante ma ingestibile, geniale eppure pieno di problematiche relazionali e comportamentali cui ci ha abituato la serialità degli ultimi anni. Un uomo di legge bizzarro e immaturo, solitario e diffidente nei confronti del prossimo di cui Will Trent non è, dopo i vari Monk e The Mentalist, che l’ennesima incarnazione. Il candidato ideale, già sulla carta, per una trasposizione seriale a lui dedicata.

Will ha infatti tutto quello che si potrebbe chiedere a un personaggio di questo tipo: è geniale ma incompreso (soprattutto dai colleghi), stravagante ma lucido, con una backstory traumatica fatta di abusi e violenze e un disturbo, la dislessia, pronto a emergere spesso (nel bene e nel male) nel corso delle sue indagini. Il personaggio perfetto, insomma, per un nuovo procedurale poliziesco, tra indagini non scontate e un passato sempre pronto a bussare alla porta quando meno lo si aspetta.

Will Trent recensione

Will Trent. 20th Television

Un personaggio accattivante – Will Trent recensione

Iconico quanto basta per entrare nell’immaginario (e nel cuore?) degli spettatori – sempre formale, con chihuahua al seguito e immancabile Porsche 911 Targa – Will Trent si fa così perfetto erede dei colleghi (detective e non) che lo hanno preceduto, alimentando quella schiera di personaggi per cui il disturbo fa sempre il paio con la genialità. Come per il protagonista di The Good Doctor o per il detective Monk stesso, Will Trent ha infatti tutte le carte in regola per essere un personaggio interessante e a suo modo accattivante.

Un uomo che ha imparato a fare delle proprie debolezze una virtù, a trasformare il proprio passato in un’occasione di riscatto, e per questo il protagonista ideale di una storia che mette al centro traumi e ingiustizie, delitti e degenerazioni tutte contemporanee. Una caratterizzazione derivativa, certo, ma necessaria ed efficace per costruire il faticoso viaggio di formazione di un individuo spezzato e problematico e della sua difficoltà a rapportarsi con il prossimo.

Will Trent recensione

Will Trent. 20th Television

Tra verticalità e orizzontalità – Will Trent recensione

È proprio questa dimensione “formativa” a fare di Will Trent un procedurale anomalo. Basterebbe, del resto, vedere come il primo caso non si risolva in un solo episodio ma si dispieghi, invece, per tutta la durata dei primi due, chiamando in causa anche l’oscuro e traumatico passato del protagonista, per capire come la serie non segua pedissequamente la struttura dei procedurali classici. Un’intuizione, questa, in grado di rendere la narrazione più fluida e coinvolgente, svincolandola da uno schema troppo rigido e ingombrante come sarebbe potuto accadere adottando il classico formato degli episodi autoconclusivi.

Una maturità di scrittura che si accompagna a dinamiche tutt’altro che superficiali e a una caratterizzazione dei personaggi più approfondita della media, restituendo la complessità di una vicenda che non fa sconti pur senza appesantire il tono generale dell’operazione. Il risultato è una serie che, da buon procedurale qual è, intrattiene e coinvolge pur senza dimenticare, per questo, una profondità ormai imprescindibile anche per prodotti di questo tipo.

Will Trent

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Pur essendo un procedurale la serie stempera l'abusata struttura verticale con una dimensione orizzontale più marcata
  • I personaggi, anche secondari, sono ben caratterizzati e le dinamiche tra loro complesse e non scontate

Lati negativi

  • Il binomio disturbo-genialità tipico di queste storie rischia di scadere nel già visto e nel superficiale

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *