Ragazze Elettriche: recensione della serie distopica di Amazon Prime

Ragazze Elettriche raggiunge l'obiettivo di parlare della società attraverso il filtro del genere distopico in una narrazione corale e di sorellanza

Il genere distopico è sempre stato amato per il suo potere di analizzare la realtà attraverso una lente precisa in grado di criticare aspramente lati della società che viviamo quotidianamente. È questo il punto di partenza di The Power (Ragazze Elettriche in italiano, qui il trailer) la serie di Amazon Prime tratta dal bestseller di Naomi Alderman.
Un potere quello delle protagoniste della serie che non deriva tanto dall’elettricità che scorre in loro, ma dall’aprire gli occhi sul mondo in cui vivono, un mondo dove le regole patriarcali sono diventate talmente quotidiane da essere considerate non semplicemente normali, ma anche giuste.

Ragazze Elettriche nasce dalla stessa visione femminista che ha trovato terreno fertile nel genere fantascientifico e distopico, lo stesso che ha accolto Il racconto dell’Ancella. Entrambi i lavori sono eccellenti e hanno l’ambizioso traguardo di scardinare dei sistemi che a oggi sono talmente quotidiani da passare inosservati per molte persone, ma che inserendoli in un contesto critico e scardinandoli riescono a trasmettere il loro vero potenziale.

Indice

La trama – Ragazze Elettriche, la recensione

In tutto il mondo, le ragazze tra i 12 e i 19 anni sviluppano improvvisamente la capacità di generare elettricità e di poterla utilizzare a loro vantaggio, emettendola da ogni parte del loro corpo. Un evento che porta l’attenzione sulle dinamiche di potere mondiali da sempre in mano agli uomini che si ritrovano, da un giorno all’altro, con le spalle al muro. Le protagoniste sono un gruppo di ragazze dislocate in varie parti del mondo: ci sono Jos (Auliʻi Cravalho) e sua madre Margot (Toni Collette), la sindaca di Seattle. Le due hanno un rapporto di amore e odio a causa del lavoro di Margot che la porta a essere una madre assente, ma comunque premurosa e amorevole.

Ragazze Elettriche.

Ragazze Elettriche. Sister, Disobedient Productions, Angry Annie Productions, Amazon Studios.

Roxy (Ria Zmitrowicz) capo mafioso della città che la ignora, quasi vergognandosi di essere suo padre. Allie (Halle Bush), a cui è affidata la storyline più intrigante, è una ragazza che ha praticato il mutismo a causa di una difficile situazione familiare la cui facciata è immacolata quanto il suo interno è oscuro e malato. Infine c’è Tunde Ojo (Toheeb Jimoh), un giornalista diventato famoso per aver caricato il primo video delle ragazze elettriche e che diventa il filtro attraverso cui vengono mostrate le lotte civili nel sud est asiatico.

Un potere che mette in dubbio le gerarchie sociali – Ragazze Elettriche, la recensione

Un’abilità che si sviluppa tra le adolescenti (e può essere trasmesso alle donne più grandi) mette in dubbio la gerarchia del potere che vige in tutto il mondo. Una gerarchia che vuole gli uomini ai vertici e le donne in una posizione di subordinazione. L’esempio perfetto è dato dalla sindaca Margot (interpretata da una magistrale Toni Colette) che rappresenta l’anello di congiunzione tra la popolazione e i piani alti del governo, ma, sebbene ricopra un ruolo rilevante all’interno della politica del Paese, viene costantemente criticata non per come svolge il suo lavoro, ma per il suo essere donna.

Ragazze Elettriche.

Ragazze Elettriche. Sister, Disobedient Productions, Angry Annie Productions, Amazon Studios.

Deve sorridere di più, indossare scarpe più economiche ma anche più scomode, trovare vestiti da lavoro adeguati che la facciano sembrare professionale e femminile, ma non troppo, ma soprattutto le viene chiesto di sorridere, di farsi da parte e non comportarsi da isterica mentre l’elettricità tra le ragazze dilaga e nessuno si vuole occupare seriamente della cosa.
Ed è così in tutto il mondo. Sono state create delle strette bolle di norme sociali in cui le donne possono essere solamente mogli, madri e ricoprire ruoli marginali o resi appositamente tali. Ma cosa succede se questo precario e fittizio equilibrio viene stravolto?

Una serie che trova la sua forza nella coralità – Ragazze Elettriche, la recensione

Ragazze Elettriche si allontana dalla solita narrazione che vuole che se le donne fossero al potere e il mondo fosse governato da loro non ci sarebbero guerre, violenza e fame. La serie non elimina uno stereotipo per sostituirlo con un altro, ma parla di potere e di discriminazione.
La forza della serie è nella sua coralità
. Le ragazze che raccontano la storia sono dislocate in diverse parti del mondo e ognuna ha la sua vita, il suo modo di approcciarsi a questo nuovo potere e alle conseguenze che questo porta. Ragazze Elettriche non incorona una protagonista attorno a cui gira attorno tutto, ma spinge per parlare di disuguaglianze abbattendole per renderle ancora più visibili. Ogni personaggio è curato nella descrizione ed estremamente sfaccettato, ma la showrunner punta su un racconto collettivo non sull’individualismo.

Ragazze Elettriche.

Ragazze Elettriche. Sister, Disobedient Productions, Angry Annie Productions, Amazon Studios.

La sceneggiatrice Sarah Quintrell crea una sorellanza reale e tangibile che nasce dal vivere una vita simile anche se si è agli opposti del mondo in una narrazione che mette in risalto le similitudini nel mondo, invece di eleggere un governo migliore e uno peggiore. È il caso della scena nella scuola di Jos, quando tutte le ragazze vengono condotte nella palestra senza che nessuno spieghi loro nulla e vengono legate e assicurate con dei guanti di gomma per impedire che utilizzo il loro potere. È un esempio più piccolo di quello che accade invece in Arabia Saudita, dove le donne protestano per la nuova legge che le impedisce di utilizzare l’elettricità, una protesta violenta che nasce da un evento piccolo ma non isolato: una ragazza è stata trovata a esercitarsi con la sua elettricità ed è stata picchiata brutalmente per questo. Entrambi gli avvenimenti sono due lati della stessa medaglia, come molti altri avvenimenti che accadono lungo il corso della serie.

Una critica alla società attraverso il genere distopico – Ragazze Elettriche, la recensione

Ragazze Elettriche si pone – e soprattutto raggiunge – l’obiettivo di parlare della società attraverso il filtro del genere distopico e continui parallelismi come quello degli scontri e del tentativo di controllo. Ogni personaggio ha un diverso approccio al proprio potere (o a quello delle altre come è il caso del giornalista Tunde, che per tutta la stagione rimane un filtro attraverso cui guardare gli avvenimenti piuttosto che un personaggio a se stante) e a ogni reazione corrisponde una conseguenza. È il caso di Jos e sua madre che mentre tentano di ricostruire il loro rapporto aprendosi sulle difficoltà dell’essere donne in una società patriarcale, suo fratello guarda con interesse i video di uno streamer misogino che proclama la volontà di riappropriarsi dell’apice della piramide gerarchia che è quella, secondo lui, che spetta agli uomini.

Per Ragazze Elettriche non è importante mostrare solo il punto di vista femminile della vicenda, ma confrontarlo con quello maschile partendo da un manifesto che il movimento ha fatto suo da decenni e che la showrunner riprende in una nuova veste. Le ragazze vogliono il controllo sul loro corpo, vogliono scegliere per loro stesse e soprattutto pretendono di avere risposte sull’origine dell’elettricità; mentre gli uomini agiscono con un forte rifiuto che si trasforma presto in una lotta dove violenza chiama altra violenza.

Caricamento...

Ragazze Elettriche

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Il modo con cui la serie gioca con il genere distopico
  • L'aspra critica alla società portata avanti senza utilizzare altri stereotipi

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *