Mary Shelley – Un amore immortale: recensione del film con Elle Fanning

Ecco la nostra recensione del film ispirato alla vera storia di Mary Shelley, autrice del romanzo gotico Frankenstein

Mary Shelley: recensione. Tutti noi (o quasi) abbiamo letto almeno una volta nella vita il romanzo sul leggendario mostro di Frankenstein, un essere assemblato con diverse parte di corpi non più viventi, portato alla vita da l’omonimo dottore che decise di sfidare la scienza e la ragione. Tale opera gotica fu nata dalla creativa mente di Mary Shelley, scrittrice inglese, la cui vita è stata adattata nel film Mary Shelley, diretto da Haifaa al-Mansour, considerata la prima donna dell’Arabia Saudita ad essere diventata una regista. Fulcro della pellicola è la tormentata storia d’amore che vissero Mary Godwin, interpretata da Elle Fanning, e Percy Shelley, impersonato da Douglas Booth.

Dopo svariati film (e parodie) incentrati sulla storia di Frankenstein, finalmente arriva una pellicola su colei che ha partorita tale opera, dando vita alla letteratura dell’orrore, del fantasy e del gotico.La vita di Mary fu una vita complicata, non sempre pervasa dalla felicità e dalla semplicità, che l’ha portata ad una prematura morte. Il film sarà all’altezza delle aspettative? Scopritelo nella recensione.

Mary Shelley: recensione

La regista al-Mansour decide di raccontare quello che rappresenta l’arco temporale più incisivo ed importante nella vita della Scrittrice (Elle Fanning), ovvero l’incontro con Percy (Dougals Booth) e la nascita della sua opera più famosa Frankenstein. Mary ha sedici anni quando il padre la mandò in Scozia a causa di alcuni screzi creatisi con la sua matrigna. Ed è proprio nelle campagne scozzesi che Mary conosce Percy. Tra i due nasce immediatamente un’irrefrenabile passione che li porterà successivamente a scappare, insieme alla sorellastra, per vivere liberamente il loro amore clandestino. Un amore senza regole, né convenzioni supportato dai forti ideali di emancipazione, eguaglianza e libertà in cui la coppia credeva. Ma fu proprio quell’amore “libertino” che gettò sulla loro storia una cupa ombra, capace di portare sofferenza e solitudine.

Mary Shelley visse appieno il suo tormentato amore, in ogni suo più estremo aspetto, tanto da sentirsi spesso incapace di raggiungere una felicità altresì sognata, e ciò lasciava sempre più spazio all’asfissiante sensazione di perenne abbandono. L’amore immortale che al-Mansour ha voluto raccontare è quell’amore che ha il coraggio di uscire fuori dagli schemi, dalle restrizioni per poter essere universale ed estremo. Il rapporto di sofferenza-amore con Percy fu una delle varie fonti di ispirazione del romanzo Frankenstein, in cui il tema dell’abbandono e dell’esclusione rappresentano i principali temi affrontati.

Purtroppo però, l’amore travolgente e turbolente vissuto da Mary Shelley non è stato ben trasposto nella pellicola. Ciò che viene mostrato sul grande schermo assomiglia più ad una storiella d’amore adolescenziale la quale presenta i soliti schemi narrativi: la passione, la gelosia, la sofferenza. Non si indagano approfonditamente le ragioni di un tale amore, il che ha reso la struttura della storia debole e piatta.

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Mary Shelley: il femminismo

Figlia di Mary Wollstonecraft, antesignana del femminismo, Mary Shelley portò avanti le teorie sull’emancipazione sostenute dalla madre.Rinnegò in primo luogo il classico ruolo ricoperto dalla donna in una società ancora fortemente conformista e dominata dagli uomini. Inoltre Shelley si rifiutò di lasciare il suo grande amore Percy, già sposato, sapendo di infangare irrimediabilmente la propria reputazione e perdendo la benevolenza del padre, considerata la figura di potere nella gerarchia familiare, pur di vivere la propria vita da donna “libera”.

La regista Haifaa al-Mansour affronta nuovamente ed inevitabilmente la storia di una donna esclusa che cerca di trovare la propria identità. In questa pellicola però, Haifaa non riesce a sviluppare la ribellione e l’emancipazione di Mary in modo convincente. Il tema del femminismo è semplicemente accennato, come gli altri temi presenti nel film, e lo si può guardare soltanto in superficie. Manca forse il coraggio e l’audacia di andare a fondo a causa della veridicità storica.

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Mary Shelley: in conclusione

La trasposizione del film non regge il confronto con la sofferente vita di Mary Shelley, nonostante sia abbastanza fedele ai fatti storici. La narrazione non riesce a coinvolgere lo spettatore, che spesso perde dei passaggi fondamentali necessari per la comprensione della trama. Tali lacune portano di conseguenza ad un indebolimento narrativo che rende il climax della storia piatto e monotono. L’interpretazione della protagonista Elle Fanning inoltre non aiuta ad imprimere quella svolta essenziale di cui ha bisogno la storia. La Fanning non è stata in grado di rendere omaggio alla complessa personalità di Mary, trattenendo in modo troppo forzato le emozioni da lei provate.

La sceneggiatura rappresenta l’elemento che più incide sulla lentezza della pellicola. I dialoghi infatti sono spesso una povera combinazioni di frasi fatte e versi tratti dalle poesie di Percy. Le basi per creare un buon film biografico erano presenti, ma la regista non è stata abile nel svilupparle in maniera soddisfacente.

Inoltre ciò che rende ancor più deluso lo spettatore è la rapidità con cui al-Manosur ha deciso di raccontare l’ideazione di Frankenstein. Esso rappresenta un punto di riferimento nella letteratura e molti scrittori si ispirarono a tale opera. Nonostante il film indaghi maggiormente la storia d’amore tra Mary e Percy, esso comunque rappresenta un elemento cruciale nella realizzazione del romanzo. Quindi il peso di tale creazione richiedeva nella narrazione, un più approfondito ed elaborato trattamento.

 

Mary Shelley

Voto Criteria - 4.5

4.5

Lati positivi

  • scenografia
  • bei costumi

Lati negativi

  • narrazione frammentaria
  • sceneggiatura banale
  • interpretazione piatta di Elle Fanning

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