Sicilian Ghost Story: l’incanto di un luccicante firmamento in una magica notte di Luna piena.

Presentato in questi giorni a Cannes, il nuovo film di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza è un capolavoro di indiscutibile bellezza.

Luna e Giuseppe sono compagni di classe e amici inseparabili, uniti da un’incontenibile passione per l’astronomia e la natura, nonché frequentatori assidui del bosco della propria nebbiosa e grigia cittadina. Non appena si riconoscono reciprocamente innamorati, subentra l’imprevista sparizione del ragazzo. Mentre per tutti la vita continua a scorrere quieta come sempre, Luna si strugge nel proprio dolore e, contro tutto e tutti, intraprende un’indagine personale per portare a galla la verità.

Quando si arriva alla metà di Maggio la trepidazione cinefila è sempre comprensibilmente alle stelle! D’altro canto, non è certo un mistero quanto la passerella del Festival di Cannes, insieme a quella veneziana, sia la più prestigiosa sul piano cinematografico internazionale. E anche se, per il secondo anno di fila, l’Italia è inspiegabilmente assente dalla corsa ufficiale all’ambita Palma d’Oro, i film nostrani sono comunque molto diffusi nelle sezioni parallele. Ad inaugurare la ‘Semaine de la critique’ (onore ricevuto adesso per la prima volta dall’Italia in cinquantasei anni!) il direttore Charles Tesson ha ardentemente voluto che fossero Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, vincitori in questa stessa sezione nel 2013 con Salvo, il loro debutto nel mondo della Settima Arte. Proprio quell’opera prima era valsa ai due autori siciliani l’apprezzamento entusiasta della critica e il giustificabile scetticismo del pubblico di fronte ad una pellicola effettivamente pretenziosa, ostica, di fruizione molto difficile e, diciamocela tutta, molto sopravvalutata. L’unica certezza era la passione palese di questi due registi innamorati della cinepresa e con una mente zeppa di buone idee. E se il loro primo lungometraggio non era propriamente riuscito, ecco che questo Sicilian Ghost Story non si limita a convincere, ma persuade a un giubilo collettivo (è stato accolto da oltre 15 minuti di applausi alla proiezione cannense per il pubblico!) e fa finalmente gridare al capolavoro in maniera sincera, facendo ben sperare per gli Oscar del prossimo anno.

Sicilian Ghost Story: dove l’emozione nasce dall'incanto del firmamento in una notte di luna piena.

Innanzitutto, i due autori hanno potuto contare sulla fiducia di una buona casa di distribuzione e del contributo produttivo di Rai Cinema ed Indigo e, per quanto riguarda il reparto tecnico, si sono affidati a maestri del settore, adottando parzialmente lo staff sorrentiniano. Sempre eccellente e di grande impatto la fotografia dell’immenso Luca Bigazzi, così come intelligente e accorto risulta il montaggio di Cristiano Travaglioli, sempre alle prese con film innovativi e faticosi per quel che concerne il suo mestiere, tra cui basti ricordare Anime Nere e La Grande Bellezza. Dulcis in fundo nota di merito per le musiche cullanti e magnetiche curate da Anton Spielmann con la collaborazione della poco conosciuta artista austriaca Soap&Skin. Tuttavia, qualcuno potrebbe imputare alla coppia registica la non originalità tematica. Infatti, il soggetto è liberamente ispirato al racconto ‘Un cavaliere bianco’ di Marco Mancassola, contenuto all’interno della raccolta ‘Non saremo confusi per sempre’. E, inoltre, risultano evidenti almeno tre modelli a cui il duo ha attinto neanche troppo velatamente, ovvero Io non ho paura di Gabriele Salvatores, lo splendido Le Meraviglie di Alice Rohrwacher e Le conseguenze dell’Amore del partenopeo più famoso al mondo. Ma, in realtà, Grassadonia e Piazza riescono a non perdere il proprio tocco e mantengono intatte le peculiarità che li avevano resi noti ormai quattro anni fa: omaggiano sì altre grandi opere, ma hanno anche un codice linguistico peculiare e una capacità immaginativa assolutamente autonoma.

Sicilian Ghost Story: dove l’emozione nasce dall'incanto del firmamento in una notte di luna piena. Ma soprattutto, memori della lezione Hitchcockiana (<Un buon film è fatto di tre cose: sceneggiatura, sceneggiatura e sceneggiatura!>) essi riescono proprio dove avevano sbagliato la prima volta, aggiustando il tiro e trovando la perfezione della misura. Alla mutezza eccessiva di Salvo i due registi riescono a rispondere con una sceneggiatura senza sbavature, capace di creare una sinfonia unica che orchestra più che abilmente voci e volti, immagini e suoni, spari e silenzi. In questo sono sicuramente supportati dall’ottimo cast di giovanissimi interpreti, con un plauso particolare alla coppia protagonista, ovvero la combattiva Julia Jedlikowska e l’ingabbiato Gaetano Fernandez, incredibilmente credibili e di una spontaneità rara.

Al di là di una durata forse un po’ eccessiva, risulterebbe un’impresa davvero titanica trovare difetti in un’opera così coraggiosamente ibrida come la presente, un miracolo di fusione tra generi quanto mai distanti: è una storia d’amicizia, ma è anche un pasticciaccio di mafia; è un incubo a occhi aperti, ma coi toni di una favola nera; è onirico, eppure realissimo. È un inno ai sentimenti puri dei cuori bambini, pulsanti al ritmo di una genuina curiosità e trasudanti amore per la vita; l’invito ad una generazione matura e insoddisfatta a riscoprire l’incosciente spavalderia dell’infanzia, da troppo tempo accantonata nelle lacrime segrete dell’età adulta.

Dovremmo ribellarci tutti. Lui è la mia vita. Lo capisci cosa significa? Pensare a lui sempre, chiedersi tutto il tempo dov’è! Se è vivo, se è morto, sentire la sua voce nella testa. Lo capisci cosa significa? Sapere che ha bisogno di aiuto e non riuscire a fare niente per lui. Piangere ogni sera prima di addormentarmi, avere la nausea al solo pensiero di andare a scuola e non trovarlo. Lo capisci? Io non ce la faccio a non pensare a lui…e non voglio!’

Sicilian Ghost Story: dove l’emozione nasce dall'incanto del firmamento in una notte di luna piena.

Presentato in questi giorni a Cannes, il nuovo film di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza è un capolavoro di indiscutibile bellezza - 10

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The Good

  • Sceneggiatura, interpretazioni, fotografia, musica, montaggio.

The Bad

  • Un quarto d'ora in meno avrebbe giovato.

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