Le Iene – Analisi del film cult di Quentin Tarantino

Analisi e recensione dell'esordio cinematografico di Quentin Tarantino

FilmPost continua la rubrica incentrata sull’analisi di film cult. Questa si impegna, appunto, ad analizzare le pellicole che hanno fatto la storia della Settima Arte, con lo scopo di avere una visione completa di queste grandi opere. In questa analisi vi presentiamo il primo lungometraggio di Quentin Tarantino, e primo della trilogia pulp, Le Iene rappresenta uno degli esordi più esplosivi della storia del cinema. Il titolo originale è Reservoir Dogs, il quale prende ispirazione da due lungometraggi: Au revoir, les enfants e Straw Dogs.

Prodotto da Lawrence Bender e Harvey Keitel, si avvalse di un budget piuttosto basso, utilizzato soprattutto per i costumi. Alla stregua di Pulp Fiction, infatti, molti degli oggetti di scena furono portati da casa dai membri del cast, come la Cadillac di Michael Madsen e la tuta sportiva di Chris Penn. Con Le Iene è evidente fin da subito la passione di Tarantino per quegli elementi che diventeranno inossidabili nella sua filmografia: la violenza, i dialoghi forti, la dinamicità, il mexican standoff. Le citazioni, inoltre, sono disseminate magistralmente in tutta la pellicola. L’uso di un cast corale, mai quanto in questo film, diventa importante per la sua realizzazione.

Indice

L’incipit – Le Iene, l’analisi del film di Quentin Tarantino

Datato 1992 e dalla durata di circa un’ora e trentacinque minuti, Le Iene è un thriller d’azione. È curioso che non appena il film ha inizio, la prima voce (fuori campo) che sentiamo è proprio quella del regista Quentin Tarantino. Essa scorre insieme ad una prima tranche dei titoli di testa. Il suo personaggio (Mr. Brown) esordisce con uno dei dialoghi d’apertura più belli di sempre. È quindi subito evidente il suo talento di sceneggiatore, in particolare di dialoghista. La conversazione verte su una hit dell’epoca, Like a virgin di Madonna. Immediatamente ostenta dunque la sua ossessione per le citazioni, e lo fa con una volgarità necessaria per un gangster movie. È infatti curioso che la prima parolaccia della sua filmografia venga pronunciata nei primi due minuti: è la sedicesima parola della versione italiana (fava, sinonimo di pene ndr).

Il dialogo, divenuto ormai leggendario, ha come protagonista il senso recondito della canzone di Madonna. Mr. Brown ne dà infatti la sua versione, asserendo che si tratti del senso di dolore provato dalla donna durante un rapporto sessuale; facendola sentire, appunto, come una vergine. Successivamente l’uscita del film, la stessa Madonna rispose al regista, regalandogli una copia dell’album Erotica, con una speciale dedica: “Like a virgin parla d’amore, non di fave grosse”. Siamo all’interno di un ristorante e tutti i membri della gang sono seduti attorno ad un tavolo. Si tratta di una metafora della circolarità. A capotavola si trova infatti Joe (Lawrence Tierney), il boss, circondato dai suoi scagnozzi. La camera, inoltre, gira loro attorno, in un particolare piano-sequenza intramezzato da alcuni neri tattici.

Lo stile dei personaggi – Le Iene, l’analisi del film di Quentin Tarantino

Il piano-sequenza prosegue, così come il vaneggio di Mr. Brown. Nel frattempo Joe sta tenendo il conto di alcuni suoi contatti scritti su di un taccuino, e la sua voce sembra provenire da un luogo remoto. Mr. White (Harvey Keitel) glielo sequestra, asserendo che aveva stancato tutti con questo suo borbottare. Ecco che allora il monologo di Mr. Brown viene spezzato, e due dialoghi si intrecciano tra loro, in una tecnica oratoria complicata ma efficace. È lo stesso Mr. White ad esplicitarlo, dicendo che da un orecchio gli arriva il discorso sulle ‘fave’, e dall’altro il borbottio di Joe. Ciò che salta all’occhio, più che alle orecchie, sono i caratteristici costumi che gli uomini indossano. Oltre alla tuta sportiva fucsia e azzurra di Eddie il Bello (Chris Penn), gli altri vestono tutti abiti eleganti. Realizzati dalla famosa stilista Agnes B, omaggiano il A better tomorrow II, di John Woo.

Mentre borbotta, Joe sta fumando un sigaro. Ecco che un altro elemento che diventerà ricorrente nella filmografia di Tarantino prende forma: il fumo. Le sigarette, infatti, sono presenti spesso nelle sue opere. Ma il pranzo si conclude, ed è il momento di dare la mancia. Ciò dà l’opportunità ad un personaggio di tirare fuori il suo carattere da un momento quasi insignificante. Mr. Pink (Steve Buscemi) si rifiuta infatti categoricamente di dare la mancia, dicendo che non crede in questo sistema. Tarantino prosegue con i suoi dialoghi curati nei minimi dettagli, deliziando lo spettatore. Il pretesto della mancia è infatti un’occasione lampante per criticare la società conformista – come espliciterà lo stesso Mr. Pink -. Diviso tra il comico e il pungente, questo dialogo rimane impresso per la sua efficacia, seppure si tratti quasi di una chiacchiera da bar.

Una narrazione spezzata

Durante il pranzo viene nominato il Mc Donald’s, la famosa catena di fast-food americana. Citata anche in Pulp Fiction, è uno degli emblemi della società americana, che Tarantino caratterizza nei suoi film. Mr. Pink ha finalmente dato la mancia e il gruppo di gangster si allontana dal locale. Qui si concludono i titoli di testa, accompagnati dalla colonna sonora. Ad introdurli una voce fuori campo, quella di DJ K-Billy (Steven Wright). In un processo metamediale, Tarantino omaggia la radio, un mezzo di comunicazione spesso interno al cinema. Conclusi i titoli, il regista riprende la pellicola, ma non in ordine cronologico. Questo è un altro dei suoi marchi di fabbrica. La narrazione è spezzata, ma non priva di un senso logico.

Siamo infatti a metà film, ma lo spettatore saprà comunque ricollegare tutto alla fine. Sullo schermo Mr. White guida un’auto in pieno giorno, e al suo interno è presente anche Mr. Orange. I due sono imbrattati di sangue, appartenente proprio a quest’ultimo (Tim Roth). Egli ha infatti un buco sullo stomaco, che ancora non si sa come si sia procurato. Ciò che è certo è che si trovi in un chiaro stato di agonia e che la morte è per lui vicina. I due si stanno dirigendo verso un luogo misterioso, ma Orange supplica il suo collega di portarlo in ospedale, con la promessa di non dire nulla a nessuno. White, visibilmente spaventato, gli assicura che non lo farà morire, ma rifiuta categoricamente la proposta. Il dialogo tra i due è sì, drammatico, ma ha una piega tragicomica che lo rende ancora più brillante.

La missione dei protagonisti – Le Iene, l’analisi del film di Quentin Tarantino

Finalmente lo spettatore vede il luogo in cui i due si stavano dirigendo. Si tratta di uno stanzone verde, anonimo. È un magazzino che sembra abbandonato. La location era in realtà un magazzino adibito alle onoranze funebri, tuttavia ancora in costruzione. In una parte successiva del film vedremo infatti Mr. Blonde sedersi su un carro funebre. Mr. White adagia il suo collega sul freddo pavimento dello stanzone. Mr. Orange, nel supplicarlo ancora di portarlo all’ospedale, lo chiama per nome: Larry. Questo è il primo nome che sentiamo, una sorta di taboo violato. Come si scoprirà successivamente, infatti, la prima regola del gruppo era di non rivelare nessuna informazione personale. Nel frattempo arriva Mr. Pink, in piena crisi di nervi che afferma di essere sicuro della presenza di una spia nel gruppo, dato che la polizia era lì ad aspettarli.

Solo successivamente lo spettatore scoprirà in cosa consistesse l’operazione: rapinare un fornitore di diamanti. Steve Buscemi offre ancora una volta al pubblico un’interpretazione indimenticabile, onorando il caratterista che è in lui. Durante il suo racconto si apprendono alcuni dettagli che lo spettatore non vede (almeno inizialmente), come la morte di Mr. Brown. Tarantino, dunque, decide di far morire subito il suo personaggio, preferendo stare dietro la macchina da presa piuttosto che davanti. Mentre Orange continua a soffrire, gli altri due rapinatori si spostano in un’altra stanza. Entrambi si accendono una sigaretta e nel frattempo cercano di ragionare sull’accaduto. Mr. Pink cerca di convincere Mr. White della presenza di una talpa, ma quest’ultimo pare non credere all’idea. La camera li riprende in campo medio, attraverso un corridoio molto stretto (tecnica che il regista utilizzerà in altri suoi film).

L’espediente narrativo – Le Iene, l’analisi del film di Quentin Tarantino

In questa scena, così come per molte altre, non è presente nessuna musica, né diegetica né extradiegetica. Ciò che conta infatti sono i rumori, ma soprattutto i dialoghi. Mentre Mr. Pink racconta ciò che gli è successo, sullo schermo compaiono le immagini corrispondenti. Lo spettatore può così finalmente entrare nel vivo dell’azione. Durante l’inseguimento al criminale, compare anche Lawrence Bender, nel ruolo di un poliziotto, in uno dei numerosi camei nei film di Tarantino. I personaggi sono ora inquadrati in intensissimi primi piani. Tutte le loro espressioni sono evidenti, così come il talento degli attori che li interpretano. I due dialogano in quello che sembra un bagno, data la presenza di un lavandino. Come in Pulp Fiction, il bagno diventa un luogo fondamentale, il quale fa presagire l’arrivo di importanti eventi.

Tarantino inserisce all’interno della stanza degli elementi sapientemente nascosti, ma che svelano subito l’identità della talpa. Nel lungo tavolone dietro White e Pink, infatti, sono presenti alcuni flaconi di sapone, di ugual misura ma non di colore. Tre sono rosa (Pink), uno è bianco (White) e tre sono arancioni (Orange). I flaconi arancioni sono però separati dagli altri, un chiaro monito all’identità di Mr. Orange. In fondo, quasi alla fine dell’inquadratura, ne è presente anche uno blu (Blue).

Mr. White

Come è tipico di Tarantino, il film si compone di prologo, capitoli ed epilogo. In seguito alla sfuriata di Mr. Pink, e al suo andare in bagno, parte infatti il capitolo dedicato a Mr. White. Ognuno di essi è improntato verso un personaggio, ed in particolare al momento in cui Joe li recluta per il colpo. Apprendiamo subito che Mr. White e Joe sono amici e colleghi da molto tempo. White chiama infatti Joe ‘papà’, e come espliciterà successivamente Mr. Orange, il loro rapporto intimo è evidente dal modo in cui si parlano. Tarantino si muove, nel complicato intreccio narrativo, con i flashback. Utilizzati in tutti i suoi film, sono una delle sue marche stilistiche più evidenti. In un ritorno al presente, dopo il flashback del colloquio di Mr. White con Joe, torniamo nello stanzone.

Con la tecnica del carrello all’indietro la camera, nel mezzo di una feroce discussione tra White e Pink, riprende l’arrivo di un nuovo personaggio nel magazzino. Si tratta di Mr. Blonde (Michael Madsen). Con la sua aria da divo hollywoodiano, rompe l’atmosfera tesa e astiosa. Chiede cosa stia succedendo, e perché i due stiano litigando. Con velato disprezzo si prende gioco dei due, in particolare di Mr. White. I colleghi battibeccano per un po’, con una tecnica che Tarantino utilizzerà spesso: la ripetizione della battuta. Mr. Pink, però, pone fine alla discussione e Mr. Blonde li invita quindi a seguirlo fuori dal magazzino. Dice loro di avere in serbo una sorpresa nascosta nella sua auto; il regista può quindi crearsi il pretesto perfetto per inaugurare un’inquadratura diventata leggenda: la trunk shot. All’interno del bagagliaio dell’auto di Mr. Blonde (la vera Cadillac di Madsen) è rinchiuso un poliziotto.

Mr. Blonde – Le Iene, l’analisi del film di Quentin Tarantino

Torna il flashback. Vediamo Blonde all’interno dell’ufficio di Joe e apprendiamo presto che è appena uscito di galera, dopo essere stato beccato in un colpo precedente. Joe lo accoglie come un figlio, e Eddie il Bello come un fratello. I tre dialogano felicemente del passato e del presente di Blonde, ma la parte veramente interessante è quella riservata al suo futuro. Trovano il modo per raggirare la giustizia, inscenando l’assunzione del giovane come fattorino in un porto. Successivamente, però, passano all’ingaggio di Blonde per il ‘vero’ lavoro, ossia il colpo. Joe è spesso inquadrato in contre-plongée, per enfatizzare il suo ruolo di boss. Il vero nome di Mr. Blonde è Vic Vega. Il cognome è lo stesso di Vincent, protagonista di Pulp Fiction. I due sono infatti fratelli, e il regista aveva pensato di girare un prequel con i due protagonisti; progetto tuttavia mai realizzato.

Ancora una volta, dopo il flashback, torniamo al presente. Prima di tornare nel magazzino, però, viene ripreso un altro pezzo dell’inseguimento e da una delle auto dei rapinatori vola un palloncino arancione; chiaro simbolo della vera identità della spia. Nello stanzone arriva anche Eddie il Bello. Lo vediamo parlare precedentemente al telefono e lo spettatore apprende alcuni dettagli del colpo, oltre al fatto che stesse andando proprio verso il luogo d’incontro. Il figlio di Joe rimprovera subito i presenti, accusandoli di aver giocato a ‘Mezzogiorno di fuoco’. Ecco che quindi Tarantino inserisce un’altra citazione in maniera quasi naturale. Tra piani medi, primi piani e piani americani, i presenti discutono animatamente. Blonde e White riprendono a punzecchiarsi, in una sequenza che sembra quasi teatrale.

L’utilizzo della violenza – Le Iene, l’analisi del film di Quentin Tarantino

Eddie il Bello ordina infine a White e Pink di seguirlo, per togliere di mezzo le macchine parcheggiate davanti al magazzino e recuperare i diamanti – che Mr. Pink aveva precedentemente nascosto chissà dove -. All’interno del magazzino rimangono perciò solo Mr. Orange, apparentemente svenuto, Mr. Blonde e il poliziotto che quest’ultimo ha rapito. Ancora una volta con l’ausilio della musica diegetica offerta da DJ K-Billy, Blonde inizia a torturare il poliziotto. Questo, di nome Marvin (come il ragazzo nero accidentalmente ucciso in Pulp Fiction), lo implora di lasciarlo stare, con la promessa di non dire nulla. Ma il gangster, visibilmente mentalmente instabile, gli riferisce di non provare alcuna compassione. Prende quindi del nastro per tappargli la bocca e poi lo tortura in vari modi.

La camera, però, non riprende l’atto violento, inquadrando invece un arco a muro, con la scritta “Watch your head”. Nel frattempo la musica continua. Se, apparentemente, essa sembra totalmente fuori contesto, la canzone allegra in sottofondo si mischia benissimo alla scena, risultando stranamente adatta. La violenza, sia fisica che psicologica, è qui a livelli altissimi. E questa è stata la principale critica mossa al film. Se infatti essa è necessaria, quasi essenziale, appare talmente forte da risultare disturbante. La scena dell’orecchio mozzato al poliziotto è molto cruda, nonostante non sia stata ripresa direttamente. Dichiaratamente divertito, Blonde si dirige verso la sua Cadillac, per recuperare una tanica di benzina. A passi di danza la getta addosso al poliziotto, il quale è chiaramente terrorizzato. Prima di gettare l’accendino sulla benzina, però, Mr. Orange si risveglia e scarica una raffica di proiettili addosso a Mr. Blonde, abbattendolo.

Mr. Orange – Le Iene, l’analisi del film di Quentin Tarantino

Il capitolo dedicato a Mr. Orange si apre e si chiude in modo differente. Tale diversità è dovuta al fatto che proprio lui è la talpa: il poliziotto infiltrato nella banda. Lo vediamo in abiti più informali al colloquio con uno dei suoi superiori, Holdaway (Randy Brooks). I due si trovano in una tavola calda, luogo caro al regista. Orange riferisce al suo superiore di essere entrato a far parte dell’operazione e subito si preparano a gestirla. Holdaway insegna a Mr. Orange, il cui vero nome è Freddy Newandyke, alcuni trucchi del mestiere. In particolare, gli impone di imparare “la storia del cesso”, ossia un aneddoto (evidentemente finto) della sua passata vita da criminale.

Nel farlo gli dice che deve essere come Marlon Brando, adempiendo ad un’ulteriore citazione. Vediamo quindi Freddy, nelle scene successive, imparare a memoria la storiella, che dovrà ripetere agli altri membri della banda in modo convincente. Tale aneddoto viene esposto quindi in tre fasi. Nella prima è da solo, nel suo appartamento, nell’intento di impararlo a memoria. Nella seconda è invece davanti a Holdaway, che dovrà giudicare se risulti credibile o meno. Infine, nella terza, è proprio davanti agli altri suoi ‘colleghi’, che sembrano abboccare senza problemi. Assistiamo quindi ad un complicato ma riuscitissimo raccordo di suono. Tale storia, inoltre, prende vita nella mente di Orange. Mentre parla, infatti, le immagini si compongono, con tanto di dettagli. Il tutto è soggetto ad un rallenty, che permette agli spettatori di imprimere meglio i fatti nei loro occhi e nella loro mente.

Le citazioni – Le Iene, l’analisi del film di Quentin Tarantino

Torniamo di nuovo a casa di Orange. Il poliziotto ha appena ricevuto una chiamata da Eddie il Bello, che gli intima di raggiungerlo nella macchina parcheggiata sotto casa sua. Prima di scendere, però, lo vediamo fare un respiro profondo e frugare in un barattolo pieno di quarti di dollaro, nell’intento di cercare e indossare quella che sembra essere una fede nuziale. Nel muro, al fianco della porta d’ingresso, è appesa una croce di cartone, divisa in quattro colori: rosa, rosso, verde e blu. Prima di uscire, Freddy parla davanti allo specchio, cercando di darsi forza. In una velata citazione a Taxi Driver – del celeberrimo monologo di DeNiro – si conclude così la vita pre-colpo di Mr. Orange. In uno degli ultimi frame prima di abbandonare l’appartamento del poliziotto, Tarantino inserisce un poster di Silver Surfer, nell’ennesimo omaggio cinefilo.

Una volta raggiunti Eddie il Bello, Mr. Pink e Mr. White, i quattro iniziano a conversare. Nel breve dialogo citano diverse serie televisive di culto nel panorama americano. Tra queste viene citata anche Pam Grier, attrice statunitense che Tarantino scritturerà qualche anno dopo per Jackie Brown. Anche qui, come in Pulp Fiction, si anticipa. Il linguaggio che usano i quattro è ovviamente scurrile. Un dato interessante è che la parola ‘fuck’, in italiano tradotta con ‘cazzo’, viene usata ben 252 volte. La volgarità, però, non è fine a se stessa. Essa serve infatti a connotare i personaggi e i contesti.

La parte finale del film – Le Iene, l’analisi del film di Quentin Tarantino

I quattro si dirigono al magazzino per effettuare la riunione prima del colpo. Joe chiama i suoi sottoposti ‘figlioli’ e tutti si rivolgono a lui come un padre. È qui che Mr. Pink (del quale non verrà mai svelato il vero nome) si lamenta del suo nome in codice. La risposata di Joe, “tu sei Mr. Pink perché sei un frocio” è indelebile ancora oggi nella memoria cinefila. Dopo la riunione la camera si sposta verso il luogo dell’azione. Viene mostrata agli spettatori la morte di Mr. Brown, la quale avviene in maniera quasi casuale. Successivamente viene rivelato anche il momento in cui viene colpito Mr. Orange. Scappando insieme a Mr. White cerca di rubare un’auto, ma la donna al suo interno (l’insegnante di dizione di Tim Roth) lo spara dritto sullo stomaco. Come reazione, la talpa le spara di rimando e la camera indugia sul suo volto perplesso.

È infatti ormai perfettamente entrato nella parte e la sua anima sembra combattere tra il bene e il male. Tale dualismo viene esplicitato dal fatto che nella sua successiva apparizione in un film tarantiniano, l’attore interpreti un delinquente (Zucchino, il rapinatore di Pulp Fiction). In un vortice cronologico, Tarantino torna all’inizio del film. Viene ripetuto il viaggio in auto di Orange e White, ma stavolta sotto un’altra prospettiva. Lo spettatore sa già quasi tutto di quello che è successo ed è solo curioso di sapere come andrà a finire la vicenda. Siamo adesso di nuovo al punto in cui si era spezzata la narrazione. Mr. Orange è da solo con Marvin (Kirk Baltz), sfregiato e terrorizzato. Gli dice di essere un poliziotto e di essersi incontrati in precedenza. Lo rassicura, dicendogli che i poliziotti stanno arrivano, ma prima devono aspettare che si presenti Joe.

La parte finale del film – Le Iene, l’analisi del film di Quentin Tarantino

Al magazzino tornano Eddie il Bello, Mr. White e Mr. Pink. Tutti vedono il corpo martoriato di Mr. Blonde, chiedendo spiegazioni. Mr. Orange, ancora agonizzante, cerca di inventarsi una scusa, affermando che il giovane rappresentasse una minaccia per tutti. Eddie, conoscendolo a fondo, non crede a questa storia e uccide Marvin a sangue freddo. Quasi immediatamente arriva anche Joe, accusando apertamente Mr. Orange di essere la talpa. Subito arriva la reazione di Mr. White, il quale ormai lo considera come un amico. In nome di questa amicizia sfida Joe, puntandogli una pistola contro. È qui che Tarantino inaugura il mexican standoff, uno dei suoi punti di forza. Eddie punta la pistola contro Larry, Joe contro Orange e White contro Eddie. Segue un attimo di silenzio tesissimo e poi, quasi in contemporanea, i tre sparano. A rimanere vivi rimangono solo White e Orange.

Mr. Pink, che si era rifugiato in un angolo del magazzino, prende la valigetta con i diamanti e fugge dal posto. Subito sentiamo le voci dei poliziotti che nel frattempo sono arrivati. Solo qui, prima del mexican standoff, scopriamo che Mr. Blue (Edward Bunker) è morto. Mr. White sorride a Mr. Orange e lo abbraccia, dicendogli che sarebbe spettata loro la galera. Ma il poliziotto, grato per essergli stato fedele sino all’ultimo, decide di confessare, rivelandogli di essere davvero la talpa. White, distrutto dalla notizia, fa per sparargli, ma la polizia fa irruzione nel magazzino. In un istante di secondo l’uomo spara a Orange, venendo poi a sua volta giustiziato dalla polizia, sempre a colpi di pistola. Così si conclude il primo lungometraggio di Tarantino.

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Le iene, Live America Inc., Miramax

Considerazioni finali

Con questo primo, incredibile lavoro, il regista statunitense fa il suo ingresso nel mondo della Settima Arte. Si impone con forza nella corrente stilistica dell’avant-pop, al pari, per fare un esempio, dei Fratelli Coen. Subito sono evidenti i suoi marchi stilistici: violenza, linguaggio forte, l’utilizzo del fumo, la criminalità. E poi le numerose citazioni e gli omaggi ai grandi del Cinema. Nel caso specifico prende ispirazione da alcuni film che hanno segnato la sua passione cinefila. Si rifà a Il colpo della metropolitana, di Joseph Sargent, per la scelta dei nomi dei personaggi. La colonna sonora, inoltre, è costellata di hit degli anni Settanta.

Nonostante il successo clamoroso che la pellicola ha avuto in tutto il mondo, gran parte della critica l’ha trovata eccessivamente volgare e violenta. Alcuni paesi hanno addirittura imposto il divieto ai minori. Il lungometraggio non ha tuttavia vinto particolari riconoscimenti. Ma è innegabile che Le Iene sia un vero cult del cinema, del quale sono stati tratti anche un videogioco e delle action figures. L’omonimo programma televisivo italiano, inoltre, è una chiara citazione al film, data anche la grafica del logo e i costumi di conduttori e inviati.

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