Hot Milk: recensione del film con Fiona Shaw ed Emma Mackey disponibile su MUBI
Un racconto in cui la tensione e i non detti si accumulano fino a raggiunger il limite
In Hot Milk recensione troviamo un film che accumula tensione fino al punto di non ritorno. Tratto dal romanzo omonimo di Deborah Levy, finalista sia al Booker Prize e al Goldsmiths Prize, rappresenta l’esordio alla regia di Rebecca Lenkiewicz che ha già lavorato in precedenza come sceneggiatrice. Le indiscusse protagoniste sono Fiona Shaw ed Emma Mackey i cui ruoli rispettivi di madre e figlia determinano la narrazione della storia.
Con loro anche Vicky Krieps e Vincent Perez. Prima della distribuzione su Mubi il film è stato presentato con la Prima Mondiale in Concorso al 75° Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Al centro la storia tra una madre opprimente e limitante e una figlia incastrata tra il dovere nei confronti del genitore e la sua agognata libertà. Scopriamone di più in Hot Milk recensione.

Hot Milk recensione, Bonnie Productions, Never Sleep Pictures, Heretic
Indice:
Hot Milk recensione – Trama
Sofia e sua madre Rose si trasferiscono per l’estate in Spagna, ad Almería, non per godersi le vacanze ma in cerca di una cura. Rose ha infatti una condizione cronica che non le permette di camminare e la costringe a sopportare il dolore su una sedia a rotelle. Dopo numerose visite e soldi investiti, il Dottor Gomez e la sua clinica sono l’ennesimo tentativo di guarire. Sofia, che ha messo in pausa gli studi di antropologia per prendersi cura della madre, la accompagna e accudisce in ogni momento.
Ma se Rose da per scontato che la figlia le sia sempre vicino, non si rende conto di quanto le sue richieste e in generale il suo atteggiamento siano opprimenti e limitanti per la giovane. Durante una visita di Rose, Sofia si reca in spiaggia e qui incontra la misteriosa e libera Ingrid con la quale ben presto nasce una relazione passionale. Lo spettro di Rose e il suo atteggiamento però non abbandonano mai Sofia che cerca di resistere e incassare i colpi.
Hot Milk recensione – Natura vs Educazione
In Hot Milk recensione vorrei parlare di un aspetto che ho trovato estremamente interessante per comprendere il film, ovvero l’analisi del rapporto tra Sofia e Rose attraverso una lettura antropologica. Sofia sta scrivendo sull’antropologa Margaret Mead che ha studiato come e in che misura l’adolescenza sia influenzata più da dove si cresce o da come si è educati. Sofia è cresciuta senza un padre, con una madre che ha smesso di camminare quando lei aveva quattro anni e sempre nello stesso ambiente. Va da se che ha vissuto la maggior parte della sua adolescenza a vedere la madre soffrire e ha dovuto imparare a prendersene cura. Di riflesso è nato in lei il, desiderio opposto, quello di agire, di vivere la vita.
Rose è descritta come una donna difficile cosa di cui si accorge anche il Dottor Gomez che, diversamente dagli altri medici, cerca di studiare il carattere di Rose edi scoprire il suo passato, sicuro che il dolore possa essere psicosomatico. Sofia è cresciuta con una madre distante, che non parla mai di se e del suo passato. Rose controlla tutto della sua vita: le chiede se finirà mai gli studi visto che non conclude mai niente, mina la sua autostima e il suo carattere, criticandola e sminuendola. Rose quindi crea un ambiente opprimente e limitante per Sofia che non trova mai davvero un modo per essere se stessa e per avere qualcosa che sia esclusivamente suo e fuori dal controllo della madre.

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Hot Milk recensione – Soglia di tolleranza
Il personaggio di Sofia è quindi intrappolato tra l’affetto che ha nei confronti della madre – che raramente si è mai abbandonata a dimostrazioni di affetto – ma soprattutto il senso di responsabilità. Il ruolo di Sofia come figlia si fonde a quello di caregiver e Rose gioca su questo senso di responsabilità che vincola la figlia a lei. Sofia incassa ogni colpo, ogni lamentela della madre che si crogiola nel suo cronico dolore e sopporta con sempre meno pazienza i suoi sfoghi, le sue piccolezze e capricci.
I soli momenti in cui Sofia può respirare sono in spiaggia e poi nel rapporto che nasce con Ingrid. Anche questo però, nato dall’attrazione per quella libertà che Ingrid incarna e che invece a Sofia è negata, si rivela complicato e rischia di far cadere la protagonista in un’altra dinamica di manipolazione e controllo. Ed è così che all’ennesima decisione di Rose che Sofia senti di aver raggiunto la sua soglia di tolleranza e spinge la madre a reagire, ad agire da sola senza dover più dipendere dalla figlia. Sarà in grado di farlo?
Hot Milk recensione – Caldo e tensione
Il film riesce bene a rendere la tensione sempre crescente che si accumula in Sofia. La vediamo molto spesso silenziosa e Emma Mackey recita più con il viso che con le parole. Il suo cipiglio o gli occhi sull’orlo delle lacrime, i tic che condivide con Rose e le espressioni estenuanti di chi non ne può più. Ed è nelle interazioni con la madre che emergono tutte queste piccolezze, nei non detti, negli sguardi e nei silenzi passivi che la tensione si accumula. Ad accentuare la sensazione di oppressione che Sofia sperimenta c’è il caldo della Spagna. L’umidità delle giornate assolate, il sole che acceca e gli angusti spazi in cui i personaggi si muovono.

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Il tutto è trasmesso nei colori e nei luoghi che fanno da sfondo alle vicende. Tuttavia, se la tensione si percepisce, sia Emma Mackey che Fiona Shaw regalano buone performance ma che non azzardano di più. Non c’è una maggiore incisività nel personaggio di Rose che rimane stizzoso e capriccioso, Emma Mackey incarna bene la volatilità delle emozioni ma qui si ferma. Vicky Krieps incarna il mistero ma anche la sfrontata libertà del suo personaggio che si rivela egoista. Hot Milk quindi riflette sulla ricerca dell’indipendenza e il bisogno di libertà; costruisce bene la tensione ma non si azzarda mai a passare quel limite oltre il quale c’è un punto di non ritorno il che lo rende stagnante e privo di quell’incisività che invece avrebbe potuto arricchirlo.
Hot Milk
Voto - 7
7
Voto
Lati positivi
- Tensione narrativa costruita benissimo
- Buone le performance delle protagoniste
- Regia e scenografia riescono a comunicare la tensione in accordo con le performance delle attrici
Lati negativi
- Manca una maggiore incisività nei personaggi che avrebbe reso il film meno stagnante