3 Brothers – Radio Raheem, Eric Garner and George Floyd: il nuovo corto di Spike Lee

Il regista interviene a modo suo nella discussione su ciò che è avvenuto negli Stati Uniti

In un 2020 funestato da eventi terribili Spike Lee rilascia il suo nuovo corto intitolato 3 Brothers – Radio Raheem, Eric Garner and George Floyd. Negli ultimi giorni ha fatto scalpore l’uccisione di George Floyd da parte di un agente di polizia che l’ha tenuto immobilizzato a terra per un tempo molto più lungo del necessario. Da lì un’escalation di violenza che ha messo in ginocchio l’America. Partendo da Minneapolis per poi espandersi intutti gli Stati Uniti; con una popolazione sul piede di guerra che chiede solo il rispetto dei diritti civili fondamentali.

Da sempre portabandiera dei diritti delle persone di colore Spike Lee ha così rilasciato attraverso il suo canale Twitter un corto che affronta il tema della violenza ingiustificata subita da privati cittadini. Colpevoli solo di avere la pelle di un colore diverso. Il video non è altro che la raccolta delle immagini che ritraggono la morte di Radio Raheem (interpretata dal compianto Bill Nunn) nel suo film del 1989 Do The Right Thing, quella di Eric Garner nel 2014 e quella più recente di George Floyd. Tre uomini di colore morti tutti in circostanze simili, trattenuti da un ufficiale di polizia bianco per strada.

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Do The Right Thing,40 Acres & a Mule Filmworks

Spike Lee rilascia “3 Brothers – Radio Raheem, Eric Garner and George Floyd”

Il film che si apre con una domanda tanto eloquente quanto dolorosa “La storia smetterà di ripetersi?” è stato presentato in anteprima durante l’apparizione di Lee sullo speciale “I Can’t Breath della CNN: Black Men Living and DyingIn America” con Don Lemon.

Incalzato da Lemon riguardo la crescente ondata di proteste e di violenza Spike Lee ha dichiarato:

La storia si ripete ancora, ancora e ancora… gli attacchi alle persone di colore ci sono dall’inizio dei tempi. Di certo non perdono il comportamento violento delle persone ma posso dire di capire il perché chi protesta sta facendo quel che sta facendo.

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