Happiest Season: recensione della commedia natalizia con Kristen Stewart

La rom-com di Natale scritta e diretta da Clea DuVall

Dopo il debutto negli Stati Uniti su Hulu, è arrivato su Sky ed è ora disponibile su Now TV Happiest Season, commedia romantica natalizia di cui vi proponiamo la nostra recensione. Clea DuVall scrive a quattro mani con Mary Holland e dirige la prima rom-com di Natale a tema LGBT+; un film fortemente voluto dalla regista, che mette in scena una storia che poggia sulla sua diretta esperienza personale. Sua e di tutti coloro che – ciascuno a suo modo – abbiano dovuto affrontare le difficoltà del coming out con la famiglia. Un momento cruciale, preceduto da un percorso altrettanto complesso, quello che prelude al coming out. Soprattutto se la famiglia in questione dà un peso esagerato alle apparenze. Soprattutto, ancora, se il tutto avviene nel periodo più magico, ma anche più stressante, dell’anno: quello delle festività.

Harper chiede alla compagna Abby di passare le vacanze di Natale con lei a casa della sua famiglia. Quando Abby accetta, convinta che i genitori di Harper sappiano della loro relazione, scopre che le cose stanno diversamente. I genitori di Harper non sanno nulla, nemmeno che la figlia è omosessuale. Abby acconsente a fingere di essere la coinquilina eterosessuale di Harper, che le promette che dopo la festa di Natale dirà tutto ai genitori e alle sorelle. Peccato che le cose, nella frenesia delle feste, inizino a prendere una piega diversa. Kristen Stewart e Mackenzie Davis guidano il cast nei panni di Abby ed Harper. Accanto a loro anche Victor Garber, Mary Steenburgen, Dan Levy, Aubrey Plaza, Mary Holland ed Alison Brie. Il film è arrivato in Italia col titolo (non proprio felicissimo) di Non ti presento i miei.

Indice:

It’s the most wonderful time of the year – Happiest Season, la recensione

Iniziamo la nostra recensione di Happiest Season con una riflessione sul modo in cui il film si inserisce nel genere cui appartiene. Clea DuVall confeziona una commedia romantica d’impianto piuttosto classico. La scelta di mettere al centro di una rom-com natalizia una coppia omosessuale è senz’altro una novità, ma il film in sé non lo è altrettanto. La mancanza di originalità nei meccanismi e nella struttura non sono in questo caso un difetto. Happiest Season fa quello che una commedia natalizia deve fare, soprattutto in termini di creazione dell’atmosfera. Si respira il Natale, sia nel suo essere il periodo più meraviglioso dell’anno, sia nella sua accezione di festività stressante per eccellenza. Ci sono le case addobbate, la pista di pattinaggio, le strade piene di gente in festa e La vita è meravigliosa al cinema.

Non mancano nemmeno i battibecchi coi parenti, l’ansia da prestazione per feste e riunioni varie e l’ossessione maniacale perché tutto, almeno in superficie, risulti perfetto. Tutti questi elementi sono ben rappresentati; trovate comiche surreali ed esagerazioni varie a parte, è facile rispecchiarsi nelle diverse dinamiche e nelle situazioni in scena. Se questa è una carta vincente, c’è da dire che il merito maggiore del film è quello di aver raccontato un amore e una coppia che mai, prima d’ora, sono stati protagonisti in una commedia natalizia. Da questo punto di vista DuVall ha perfettamente centrato l’obiettivo di rompere uno schema all’interno del genere; uno schema con al centro sempre e solo la coppia “tradizionale”. Al netto di questi pregi indiscussi, Happiest Season ha alcune pecche che ne pregiudicano l’efficacia; a cominciare dai toni e dal ritratto di alcuni personaggi, come vedremo meglio nel prossimo paragrafo della nostra recensione.

happiest season recensione

Happiest Season. TriStar Pictures, Entertainment One, Hulu Originals, Temple Hill Entertainment

Disfunzioni

La famiglia di Harper – padre ambizioso, madre perfezionista, una sorella competitiva e un’altra che è fonte di imbarazzo – è un classico esempio di famiglia disfunzionale. Harper risente degli effetti dell’ambiente in cui è cresciuta e non ha mai rivelato la propria omosessualità per paura di deludere i genitori. Peccato che la scrittura del suo personaggio e quella dei suoi parenti – poco più che caricature di tipi umani problematici – releghi l’analisi dei conflitti nella sfera della superficialità. Harper mente ad Abby, la umilia obbligandola a fingersi qualcun altro, la fa soffrire, la annulla. Solo sul finale, quando “esplode la bomba”, capiamo che il comportamento della ragazza è frutto di dinamiche familiari tossiche. Prima seguiamo una donna che si professa innamorata della sua compagna ma che si comporta come se non lo fosse. E non basta una spiegazione approssimativa alla fine del film per farci comprendere, e tantomeno giustificare, il suo comportamento.

Alla fine del film, nonostante la dose copiosa di zucchero che ci viene rifilata, non riusciamo a toglierci dalla testa l’idea che Harper ed Abby non siano minimamente fatte l’una per l’altra. Che Abby debba scappare a gambe levate da una persona che arriva a trattarla in quel modo; che ad Harper gioverebbe qualche seduta di psicoterapia per superare i suoi traumi. La scrittura del personaggio di Harper e il suo comportamento nei confronti Abby impediscono di godere appieno della storia. Dopo qualche momento davvero divertente a inizio film si perde progressivamente la voglia di ridere perché è il film stesso che inizia ad essere disfunzionale. Scene che dovrebbero essere toccanti – e cruciali per la narrazione – inframezzate da trovate slapstick, buchi di sceneggiatura e soluzioni frettolose. Un vero peccato, considerando lo spunto interessante e le premesse valide tanto quanto le intenzioni.

Questione di chimica – Happiest Season, la recensione

Uno dei problemi principali di Happiest Season, una delle disfunzioni, è la quasi totale mancanza di chimica tra Kristen Stewart e Mackenzie Davis. Va detto subito che la Stewart è in assoluto il pregio maggiore del film: sempre in parte, naturale, tenera e buffa nello stesso momento. La sua prova poggia su una parte scritta bene, è un personaggio a tutto tondo; si riesce subito ad entrare in connessione con lei ed è per lei che facciamo il tifo dall’inizio alla fine. Cosa che riesce impossibile col personaggio interpretato da Mackenzie Davis, complici i problemi di scrittura già accennati nel paragrafo precedente della nostra recensione. La Davis fa quello che può con la sua Harper, ma con Kristen Stewart non c’è chimica, non c’è sintonia. Anche in questo caso molto è imputabile a come il rapporto tra le due donne è rappresentato.

Senza rivelare troppo, basti sapere che sul finale resta più di qualche dubbio sulla natura di questo amore, soprattutto alla luce di quello che Abby ha dovuto affrontare a causa di Harper. Con chiarimenti che, ripetiamo, arrivano troppo tardi, in maniera troppo superficiale e nemmeno abbastanza credibile. Se con Mackenzie Davis la chimica manca, abbonda invece fra Kristen Stewart ed Aubrey Plaza, che nel film è Riley, l’ex ragazza, a sua volta nascosta, di Harper. Le due attrici sono protagoniste della scena in assoluto più autentica e e credibile del film. Due donne che si trovano a star bene insieme, alla luce delle loro esperienze passate e presenti e che trovano l’una nell’altra il conforto emotivo di cui hanno bisogno in quel momento.

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Happiest Season. TriStar Pictures, Entertainment One, Hulu Originals, Temple Hill Entertainment

Conclusioni

Arrivati alla conclusione della nostra recensione di Happiest Season va detto che alla fine del film resta una sensazione di amaro in bocca. Happiest Season prende le mosse da una storia carica di potenziale, interessante, più che valida negli intenti, ma finisce col perdersi. Perdersi in un andamento troppo discontinuo, con punte di comicità forzata e una gestione discutibile sia dei momenti drammatici che di quelli romantici. Del tutto inspiegabile, poi, una gag comica con protagonista Lauren Lapkus che fa pensare per un momento di aver fatto partire, per sbaglio, un film diverso; inutile, imbarazzante, sbagliata nei tempi e nei toni.

Altrettanto inutile l’inserimento di alcuni personaggi di cui non si comprende lo scopo, nemmeno come mero riempitivo. Un esempio su tutti, Sarayu Blue nel ruolo di Carolyn; ci viene presentata, torna in scena due o tre volte con altrettante battute da pronunciare e sparisce senza lasciare traccia alcuna. Piacevole invece l’interazione fra Kristen Stewart e Dan Levy nei panni di John, vera e propria ancora di salvezza della povera Abby in più di un’occasione.

Happiest Season

Voto - 5.5

5.5

Lati positivi

  • Kristen Stewart e la sua Abby
  • L'atmosfera natalizia agrodolce

Lati negativi

  • La scrittura di alcuni personaggi, Harper su tutti
  • Poca chimica tra le protagoniste

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