Westworld 4: recensione della serie HBO

Lo show scritto da Lisa Joy e Jonathan Nolan torna con otto episodi che provano a riscattare la passata stagione

Dopo sei anni, Westworld continua a sorprendere, sempre in modi diversi. Nella nostra recensione della terza stagione, pur riconoscendone i pregi e i momenti interessanti, si evidenziava il netto calo qualitativo di una scrittura che sembrava non riuscire a dare molto più di quanto proposto in passato. La quarta stagione della serie HBO – in Italia, come sempre, grazie a Sky – arriva quindi in un momento non brillante per lo show, con il peso sulle spalle di un’urgente e necessaria ripresa. Dopo aver visto gli otto episodi, cerchiamo di comprendere in questa recensione di Westworld 4 se davvero la serie ha saputo apprendere gli errori del recente passato, migliorandosi e riportando l’opera ai fasti della prima, straordinaria, stagione. Cercando, con fatica e attenzione, di stare lontani da possibili spoiler.

Ma dove eravamo rimasti? Sono passati sette anni dagli eventi della terza stagione, dalla distruzione di Rehoboam, e gli uomini sembrano esser tornati alla tranquillità, padroni del proprio destino. Sembrano. Perché Charlotte/Dolores ha unito le forze con William, l’Uomo in Nero, con l’obbiettivo di capovolgere tutto. A contrastarli ancora una quasi indistruttibile Maeve e Caleb, che negli anni ha messo su famiglia. Intanto, parallelamente, la storia prosegue su altri fronti: da una parte Bernard è tornato dal Sublime e ha un piano per salvare il mondo, gli uomini e gli androdi, affiancato da Stubbs; dall’altra conosciamo Christina, quella che sembra essere una nuova, ennesima, versione di Dolores, game designer che sembra avere poco a che fare con il personaggio che conosciamo, diversa nel look e nello spirito. Tutto ciò – personaggi, spazio e tempo – sarà presto destinato a collidere, lasciando un segno profondo.

Indice

Ritorno al futuro – Westworld 4, la recensione

Era molto semplice inciampare definitivamente e affossare un prodotto già in evidente declino. Soprattutto non era difficile immaginare una totale rottura con il passato dello show, così come i precedenti episodi avevano fatto supporre. Ciò che invece sorprende è vedere come Westworld 4 si situi perfettamente in mezzo e come, al netto di alcuni piccoli acciacchi, lo faccia bene. Era un caos annunciato ma Lisa Joy e Jonathan Nolan hanno saputo, fin dal primo istante di questa nuova stagione, riequilibrare i pesi delle poste in gioco: la trama sempre ricca di capovolgimenti – qui il quarto episodio ne è la prova concreta – e complessità torna ad essere godibile e a lasciare interrogativi più etici che narrativi. Anche se per farlo, troppo spesso risulta didascalica e ripetitiva (perché far pronunciare “ah, ma quindi è…” quando si può giocare con lo spettatore e la sua capacità di tessere l’intricata tela?)

Westworld 4 recensione
Westworld. Sky, HBO, Kilter Films, Bad Robot Productions, Warner Bros. Television

Ma non solo aspetti negativi: uno dei meriti sta nella struttura del racconto, che riesce perfettamente a snodarsi in più blocchi narrativi non solo nell’arco dell’intera stagione – una prima parte introduttiva e, dopo lo sconvolgente twist (difficile non parlarne), una seconda in cui i nodi iniziano a venire al pettine – ma anche all’interno del singolo episodio – nel quale gruppi di personaggi agiscono in spazi diversi senza interagire – risultando nella maggior parte dei casi coerente ma soprattutto capace, ancora una volta, di parlare di uomini, futuro, tecnologia ma, in questo caso più e meglio di quanto abbia fatto nel recente passato, di politica e religione, di sottomissione e di nuove divinità.

Qué será, será – Westworld 4 recensione

Figlia di un percorso inevitabile – che la terza stagione, con tutti i problemi del caso, aveva evidenziato – Westworld ha ancora idea di cosa parlare, di come farlo e soprattutto fino a dove volersi spingere. Certo, il discorso sulla ribellione della “macchina” presenta tutti i cliché del caso e, per buona parte della stagione, sembra girare a vuoto, ma alla fine stupisce con quella che sembra la più intelligente, coerente e – per certi versi, nella migliore delle accezioni – ruffiana delle soluzioni. Ripresa la struttura multilivello e stratificata e giocando sul costante effetto sorpresa, la serie ritrova finalmente anche i suoi protagonisti, nuovamente indagati e approfonditi. Dopo una fase di parziale piattezza, la scrittura torna a metterli al centro, certo appesantendoli con un’evitabile verbosità ma valorizzandone gli aspetti caratteriali e i conflitti interiori.

Westworld 4 recensione
Westworld. Sky, HBO, Kilter Films, Bad Robot Productions, Warner Bros. Television

Perché in questi otto episodi mancano i punti di riferimento, ogni elemento in scena sembra essere qualcosa per poi trasformarsi in altro e lo show gioca, bene, con le aspettative e le previsioni. A trarne vantaggio, come detto sopra, i personaggi, che non sono mai quello che sembrano e che rendono stimolante il percorso. Spicca così nuovamente Evan Rachel Wood, una tra le più penalizzate nella terza stagione e finalmente tornata al centro di tutta la narrazione presente ma soprattutto passata. E oltre agli ottimi Aaron Paul (la storia di Caleb, forse, è quella meno appagante), Ed Harris e Thandiwe Newton, a spiccare il volo è la Charlotte/Dolores di Tessa Thompson, enigmatica villain, complessa e difficile da decriptare ma capace di reggere buona parte degli episodi sulle sue spalle, anche grazie ad una splendida interpretazione dell’attrice vista in Thor: Love and Thunder.

Un ultimo test – Westworld 4, la recensione

In conclusione di questa recensione di Westworld 4 va segnalato come la serie riesca ancora a conciliare ottimamente la scrittura densa ad un’ottima messa in scena e ad un linguaggio visuale di assoluto pregio. Scenografie e sequenze action funzionano sempre, così come gli effetti in computer grafica che ci trasportano in quello in un mondo diverso da quello analizzato nelle prime stagioni. La serie HBO, in sintesi, ha ripreso a stupire, facendo un ulteriore salto in avanti dopo la breve battuta d’arresto. Lo spostamento del baricentro – inevitabile ma ben strutturato – dall’uomo manipolatore dell’host alla macchina dominatrice e distruttrice, ha permesso la definitiva evoluzione del discorso intrapreso nel 2016 e dei concetti che lo permeavano.

Westworld 4 recensione
Westworld. Sky, HBO, Kilter Films, Bad Robot Productions, Warner Bros. Television

Un’evoluzione non esente da difetti e lontana dalla perfezione dei primi dieci episodi ma ancora capace di intrattenere con efficacia e di non rendere difficile la strada verso la conclusione degli eventi. Anche se, per ciò che racconta e per come lo fa, il finale da brividi di Westworld 4 potrebbe tranquillamente essere la perfetta – e deliziosamente amara – conclusione non solo per la stagione ma per l’intero show. A patto di non ricadere negli errori passati (e nelle grossolane difficoltà presenti), ci sono tutti i presupposti per riportare Westworld nell’Olimpo dei prodotti televisivi. Perché così come raccontano questi otto episodi, serviva distruggere così da poter ricostruire e chiudere il cerchio. Un ultimo test; ora o mai più.

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Westworld 4

Voto - 7

7

Lati positivi

  • La capacità di mettere in gioco argomenti complessi, restando godibile e traducendoli visivamente in maniera eccellente
  • I protagonisti (e con essi i loro interpreti) nuovamente al centro del progetto
  • Un finale di stagione straordinario, coerente e logico con l’evoluzione della serie

Lati negativi

  • L’intollerabile necessità di voler ripetere e spiegare ciò che sarebbe più stimolante lasciare allo spettatore
  • Il ritmo non è sempre equilibrato e alcuni momenti, soprattutto per via delle ridondanze, sembrano superflui

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