The Handmaid’s Tale 6: recensione della stagione conclusiva
Una sesta stagione che conclude una serie potente, necessaria e più attuale che mai.
The Handmaid’s Tale è arrivata alla sua conclusione con una sesta stagione – e la notizia che arriverà la serie sequel intitolata The Testaments – che firma un ritorno alle origini. La serie tratta dal romanzo distopico (che ha predetto il futuro in maniera lucida, quasi inquietante) di Margaret Atwood si conclude con una sesta stagione che si focalizza più sull’azione e sulla tensione, senza però tralasciare le tematiche. Fin dal pilot, The Handmaid’s Tale si focalizza sulla condizione della donna, sullo sfruttamento e mercificazione del suo corpo.
Siamo in un un mondo in cui il tasso di fertilità è ai minimi storici, gli uomini e le donne che hanno ancora la possibilità di avere figli sono pochi ed un gruppo di estremisti religiosi ha appena preso potere negli Stati Uniti. Si dà così inizio ad una dittatura in cui le donne vengono viste come semplici incubatrici, senza più diritti. Una merce di scambio preziosa finché aspetta un bambino, poco più di un oggetto danneggiato quando il suo grembo è vuoto.
Indice
La potenza di The Handmaid’s Tale – The Handmaid’s Tale 6, la recensione

The Handmaid’s Tale. MGM Television, Gilead Productions.
Il romanzo di Atwood, che si basa sul pensiero di Simone de Beauvoir che diceva che un qualsiasi cambiamento politico, sociale o religioso avrebbe potuto far arretrare i diritti delle donne di secoli, è ancora tremendamente attuale, ed è proprio questa attualità che la serie è riuscita a cogliere, trattando in maniera lucida il dibattito sull’emancipazione femminile.
Senza cadere mai nella pornografia del dolore o nella superficialità, The Handmaid’s Tale è riuscita a parlarci di patriarcato in tutte le sue sfumature, dalla religione, alla politica, alla piramide gerarchica che conferisce il totale potere in mano a pochi che sottomettono tutti gli altri. E che oggi rappresenta un’analisi più lucida che mai.
Giustizia e ribellione – The Handmaid’s Tale 6, la recensione

The Handmaid’s Tale. MGM Television, Gilead Productions.
Nelle stagioni precedenti, Gilead era diventata un incubo lontano, meno opprimente e claustrofobico da quando June era riuscita a fuggire in Canada. Gli orrori che ha vissuto, però, non potevano lasciarla differente e la naturale progressione del personaggio – l’eroina che non si è mai arresa, che non si è mai piegata alle ingiustizie – l’ha portata a vestire i panni, sempre rossi, della ribelle. Dal vestito rosso della soppressione, il rosso acquisisce un nuovo significato, un simbolo di speranza e della rivolta.
Difatti di questo si parla in The Handmaid’s Tale, di giustizia e non di vendetta. Sebbene le protagoniste provino una giusta rabbia, la narrazione non cade mai nel revenge puro se non per qualche attimo in cui la sceneggiatura concede alle protagoniste femminili, che hanno dovuto subire qualsiasi tipo di abuso, un momento di pura vendetta. Ma la narrazione si focalizza sulla giustizia, sulla ribellione, su quello che è necessario fare per conquistare la libertà.
In conclusione – The Handmaid’s Tale 6, la recensione

The Handmaid’s Tale. MGM Television, Gilead Productions.
Dopo cinque stagioni, specialmente quelle iniziali in cui la scrittura si è focalizzata più sulla psicologia dei personaggi, questo finale vede come protagonisti l’azione, l’angoscia e la tensione data da un susseguirsi di eventi che lasciano col fiato sospeso. Se le puntate precedenti si erano settate su una struttura ben precisa – le ribelli pensavano ad un piano che, all’ultimo, veniva o scoperto o rovinato e si ricominciava con frustrazione tutto da capo -, questa nuova stagione ribalta le carte in tavolo, così come accade ad alcuni personaggi.
La scrittura dei personaggi, infatti, è la parte forte di The Handmaid’s Tale: al primo posto c’è l’evoluzione di June che abbiamo conosciuto come vittima inerme ad eroina, ma è soprattutto col personaggio di Serena che la sceneggiatura è andata oltre, creando un personaggio facile da odiare e che, pian piano, si è scoperta essere anche lei una vittima del sistema che supportava. The Handmaid’s Tale è una serie potente, una di quelle narrazioni in cui i difetti vengono facilmente perdonati perché mette in scena una storia terribile quanto necessaria, oggi più che mai.
The Handmaid's Tale 6
Voto - 8
8
Lati positivi
- Una conclusione degna
- La scrittura dei personaggi
- Le tematiche attuali
Lati negativi
- Alcuni episodi sono meglio riusciti di altri