Il Baracchino: recensione della prima serie animata italiana di Prime

Su Prime Video arriva la prima serie d'animazione italiana dedicata al mondo della stand-up comedy. Un viaggio folle, anarchico e surreale che fa dell'originalità il suo principale punto di forza

Dal 3 giugno sono disponibili su Prime Video tutti e sei gli episodi de Il Baracchino, la prima serie di animazione italiana targata Amazon. Creata, scritta e diretta da Nicolò Cuccì e Salvo Di Paola, con le voci, tra gli altri, di Pilar Fogliati, Lillo Petrolo, Frank Matano ed Edoardo Ferrario, la serie racconta delle vicissitudini di un vecchio locale di stand-up in via di smantellamento e degli strampalati personaggi che lo popolano e che vorrebbero, a modo loro, farlo tornare agli antichi fasti.

Prodotta da Lucky Red in collaborazione con Prime e realizzata dallo studio di animazione Megadrago, Il Baracchino pare così, da una parte, quasi un’operazione parallela a quella fatta da Netflix con Zerocalcare (Strappare lungo i bordi, Questo mondo non mi renderà cattivo) ma dall’altra, soprattutto, un tentativo originale di spingere l’animazione verso territori inediti, cercando una voce originale e insolita all’interno del nostro panorama. Il risultato è un prodotto forse non perfetto ma estremamente affascinante, capace di accompagnare la sua animazione ibrida e in bianco e nero ad una storia al tempo stesso esilarante e malinconica.

Indice:

Trama – Il Baracchino recensione

Il Baracchino, vecchio tempio della comicità, meta, per decenni, di comedian e appassionati, è ormai in rovina. Il suo vecchio proprietario, l’unicorno Maurizio (Lillo Petrolo), stanco e disilluso, vuole chiuderlo, ma Claudia (Pilar Fogliati), aspirante art director e nipote di una delle artiste di punta del locale nei suoi anni d’oro, non ci sta. È così che, contro il volere di Maurizio, decide di organizzare un’ultima serata “open mic” per richiamare nel locale comici vecchi e nuovi.

Accanto alla vecchia gloria Larry Tucano (Pietro Sermonti), artista dalla comicità non sottilissima, si susseguiranno così sul palco personaggi folli e assurdi, da un piccione tabagista (Luca Ravenna) a Leonardo Da Vinci (Edoardo Ferrario), da un alieno mascherato da umano (il John Lumano di Daniele Tinti) a Marco, la Morte in persona (un perfetto Stefano Rapone), passando per ciambelle femministe (Michela Giraud) e triceratopi punk (Yoko Yamada). Una compagnia sgangherata e improbabile ma affiatata quanto basta per convincere Claudia che per Il Baracchino c’è ancora speranza. Forse.

Il Baracchino recensione

Il Baracchino. Lucky Red

Tra scommessa e novità

Quando si parla di animazione e, in particolare, di serie animate, l’ultima cosa che viene in mente è forse proprio l’Italia. Questo di certo non perché i talenti, gli esempi virtuosi o i nomi di richiamo manchino nel nostro Paese. Ma perché, salvo rare eccezioni (vedi alla voce Zerocalcare), sono sempre stati pochi i titoli o gli autori in grado di calamitare il grande pubblico, soprattutto attraverso una produzione seriale. Ha decisamente l’aria di una sfida, allora, quella che Prime Video decide di lanciare a un intero sistema con questo suo Il Baracchino. Il tentativo di dimostrare come anche serie di questo tipo siano possibili avendo a disposizione i giusti mezzi e talenti.

Facendo tesoro della scuderia di attori e comici che le ruotano attorno (tra LOL, spettacoli di stand-up e le tante commedie della sua library, da Sono Lillo a Sconfort Zone) è così che Prime cerca di unire un suo indubbio punto di forza a quella che è a tutti gli effetti una novità nella produzione seriale della piattaforma.

Il Baracchino recensione

Il Baracchino. Lucky Red

Un unicum nel nostro panorama

Il risultato è un prodotto capace di sorprendere a più livelli, da quello di un’animazione ibrida (debitrice di cult come Lo straordinario mondo di Gumball) che nulla ha da invidiare a titoli d’oltreoceano a una storia raccontata usando modelli, forme e tempi insoliti per le nostre latitudini. Tra la workplace comedy alla The Office (con tanto di sguardi in macchina e telecamera traballante e zoomante) e il cartoon anarchico e irriverente, Il Baracchino si impone così come un unicum tanto per il panorama seriale quanto per l’animazione stessa nel nostro Paese.

Una vera e propria sfida produttiva che, con il suo mettersi alla prova dimostrando il proprio valore, sembra fare il paio con la storia raccontata nella serie. Viaggio di formazione sui generis di un’aspirante impresaria e della sgangherata compagnia che abita (anche letteralmente) il suo locale, tutti uniti dal desiderio di raggiungere il successo e il più ampio pubblico possibile.

Il Baracchino recensione

Il Baracchino. Lucky Red

Un altro mondo è possibile (?)

Una storia intima, a tratti esilarante, certo, ma che, rifuggendo la risata a ogni costo, riesce a toccare anche temi decisamente non banali o scontati, come senso di inadeguatezza, rimpianto e perdita, il tutto condito dalla giusta dose di malinconia. In sei, brevi episodi, tra situazioni paradossali (la “morte per cringe”), trovate imprevedibili e qualche giro a vuoto, Il Baracchino tenta così di restituire, a volte riuscendoci alla perfezione, altre meno, la vena surreale e anarchica del suo stile e delle sue intuizioni, raccontando in maniera evocativa un mondo marginale ma pieno di vita.

Unendo assieme tecniche differenti, dall’animazione tradizionale alla CGI, dalla stop motion alle marionette, la serie è infatti prima di tutto un grande esempio di abilità e inventiva. Un titolo capace di amalgamare nel migliore dei modi un character design eclettico e riuscitissimo a un gusto folle e anarchico per il pastiche. Una scommessa in parte già vinta che, al netto di alcuni difetti di scrittura e qualche problema di ritmo, dimostra come un altro modo di fare serie (e animazione) sia possibile anche nel nostro Paese. 

Il Baracchino

Voto - 7.5

7.5

Lati positivi

  • La resa visiva e il character design sono tra gli aspetti migliori e più sorprendenti della serie
  • Il cast di voci è più che azzeccato e ai protagonisti bastano pochi tratti e battute per farsi ricordare

Lati negativi

  • Non tutto in fase di scrittura è perfetto, specialmente il ritmo di alcune sequenze e passaggi

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