Enemy: spiegazione del finale del film di Denis Villeneuve

Noi di Filmpost vogliamo provare a dare un significato al complesso film di Denis Villeneuve Enemy

La gran parte dei film tenta di trasmettere un messaggio, di esprimere un’idea. Tante di queste opere vengo raccontate dai loro autori in modo lineare e verosimile; altre vogliono che la mente dello spettatore si arrovelli per dare un significato a immagini assurde, surreali ed oniriche. Nella maggior parte dei suoi film Denis Villeneuve ha usato il primo approccio, con una narrazione immediatamente comprensibile. C’è però un’eccezione nella sua filmografia che dal 2013 manda ai pazzi gli spettatori di tutto il mondo, Enemy. Ecco perché noi di Film Post vogliamo provare a dare ad Enemy una spiegazione del finale.

In Enemy un significato nascosto si cela dietro ai simboli, dietro alle frasi dette senza enfasi, dietro a gli sguardi. Un breve accenno di trama che approfondiremo poi. Adam Bell (Jake Gyllenhaal) è un professore universitario di storia che un giorno fa una scoperta inquietante. Su consiglio di un collega noleggia un film in cui tra gli attori secondari trova una copia di sé stesso. Questa epifania sembra tormentare però il professore che decide di cercare il suo sosia per avere un confronto faccia a faccia. Sarà proprio il loro incontro a generare risvolti negativi nella vita di Adam.

Indice

 

 Il seguente articolo contiene SPOILER

Enemy – Spiegazione del finale del film di Denis Villeneuve

Prima di addentrarci nei meandri di Enemy e nella spiegazione del finale film dobbiamo chiarire alcune questioni legate al soggetto di base. L’opera cinematografica è tratta da dal romanzo L’Uomo Duplicato di Jose Saramago. Il contenuto del romanzo e quello delle pellicola nella gran parte coincidono. Eccetto per lo svolgimento del finale che è essenziale per capire la diversità tra i due prodotti. Il libro si conclude con il professore che dopo aver ceduto alla richiesta del suo sosia e avergli concesso una notte di passione con la sua fidanzata decide di vendicarsi. Così si dirige a casa dell’attore/sosia per passare una notte con la moglie. La donna capisce che quel uomo non è il marito ma nella notte l’attore stesso e la fidanzata del professore rimangono vittime di un incidente mortale.

La donna chiede dunque al professore di prendere il posto del marito ed egli accetta. Qualche giorno dopo, a seguito dei funerali dei due amanti improvvisati, il professore riceve una chiamata da una persona che dice di essere un suo, nuovo, sosia e che dopo averlo visto in un film lo vuole incontrare. Il professore, che vivendo nella casa dell’attore ne ha preso il ruolo, accetta l’incontro ma decide di portare con sé una pistola.

Il doppio

E’ uguale identico a te!

enemy spiegazione del finale

Questa è una frase emblematica che la moglie dell’attore (interpretata da Sarah Gordon) dice al marito e che è emblematica, però, per il significato del libro. Saramago in L’uomo duplicato vuole mettere in dubbio le certezze dell’uomo. Noi tutti, nella nostra persona, crediamo di essere unici ed inimitabili; invece lo Scrittore tramite questa sorta di loop, che porta il professore a scoprire l’esistenza di ben due “copie” di sé stesso, vuole mettere in discussione questa presunta unicità. L’Autore premio Nobel inoltre ragiona sulle conseguenze che questa perdita di certezze potrebbe portare nella vita di ognuno. Conseguenze come l’omicidio.

Nel film Denis Villeneuve inserisce indubbiamente il tema della perdita di identità. Il professor Adam Bell è scosso profondamente dal fatto di poter non essere l’unico della sua “specie”. Arriva a mettere in dubbio tutto ciò che crede di sapere su la sua vita chiedendo alla madre (Isabella Rossellini) se egli sia il suo unico figlio. Adam è molto legato alla personalità individuale. Non a caso questo è il fulcro delle sue lezioni sulle dittature che fa a gli studenti del College.

Pur essendo una parte importante del significato del film quello della perdita di identità, della perdita di certezze, smette di essere il fulcro. Le componenti oniriche o surreali, come donne-mostro e ragni sono la vera chiave di volta per dar senso al film. Come ogni grande autore Villeneuve prende ciò di cui ha bisogno da un libro, in questo caso la storia, per trasformarlo in qualcosa di diverso. In qualcosa di proprio.

Enemy e il simbolo del ragno: la spiegazione

Sin dal primo minuto noi, e Adam, dobbiamo fare i conti con un simbolo, il ragno. Questi compare all’inizio, poi a metà, in cui un ragno gigante sovrasta la città, e infine nell’ultima criptica scena in cui la moglie dell’attore sembra essere diventata lei stessa un ragno. E partiamo proprio da qui. C’è un collegamento, un fil rouge, che lega questa donna incinta al ragno. L’aracnide è strettamente legato anche ad Adam che lo incontra nella scena onirica iniziale.

E inoltre l’apparizione della Gordon precede quella de “l’incubo” di Adam, anzi i tagli di luce dei due momenti sono praticamente identici. C’è una continuità fra questi due elementi. Dunque tramite questa ricostruzione a l’indietro sin da subito il Regista vuole dirci che Adam e quella donna incinta sono legati da qualcosa. Inoltre se si fa attenzione a gli sguardi di lei nei suoi confronti, in special modo quando lui decide di vendicarsi dell’attore, si noterà quasi una complicità fra i due. Sguardi che sembrano raccontare di un passato fra di loro.

enemy spiegazione del finale

Pensiamo poi a cosa rappresenta questo insetto. I ragni sopravvivono intessendo vaste e fittissime ragnatele in cui imprigionano le loro prede per poi cibarsene. E il film, per come inquadra gli aracnidi, ce ne vuole dare chiaramente una connotazione negativa. C’è un senso di angoscia e oppressione che sembra pervadere da l’inizio alla fine la storia. Ecco allora il ragno rappresenta l’oppressione, il sentirsi imprigionati in una situazione da cui si vorrebbe solo scappare.

Preso atto di ciò, dobbiamo ora unire gli elementi della nostra equazione. Il risultato che fino a qui possiamo trarre è che Adam è legato alla donna incinta e lei, come il ragno, è simbolo dell’oppressione e della prigionia. Forse dunque il professore vuole scappare da questa donna?

Il dialogo rivelatore

Prima di arrivare alla spiegazione del finale di Enemy dobbiamo tornare al già citato dialogo tra Adam e la madre. Nello scena con madre e figlio la Rossellini porge Gyllenhaal dei mirtilli. L’uomo rifiuta dicendo che non ha mai apprezzato questi frutti. La madre lo guarda stranita e lo smentisce. Nel corso del film scopriremo una cosa molto interessante, Anthony, l’attore sosia, adora i mirtilli.

Inoltre la scena fra Adam e la madre si chiude con lei che lo redarguisce sul fatto che lui deve smettere di fantasticare sul fatto di voler fare l’attore. Gyllenhaal guarda la donna assai stranito. Allora se Anthony adora i mirtilli e Adam fantastica sul divenire l’attore non è forse possibile che Adam sia Anthony? Siamo sicuri che non sia la stessa persona che tenta di vivere due vite?

Spiegazione del finale di Enemy, film di Denis Villeneuve

Tiriamo dunque le somme per dare un significato ad Enemy. Partiamo da gli ultimi interrogativi che ci siamo posti. Sì, Adam è Anthony sono la stessa persona, o meglio l’attore non è altro che una “proiezione” del professore, egli lo crea per qualche motivo. Il professor Bell costruisce il personaggio dell’attore per scappare. Scappare da cosa? Dal ragno che vuole intrappolarlo. Scappare da un matrimonio infelice; infelicità coniugale che diviene una ragnatela, potenzialmente mortale, quando a l’orizzonte si staglia l’arrivo di un figlio.

L’arrivo di maggiori responsabilità e pressioni. Adam vuole scappare da questo e quindi cosa fa? Se ne va di casa, prende un nuovo appartamento (come si evince dalla telefonata con la madre nella prima sequenza) e inizia una relazione extraconiugale. E qui il suo super-io, la morale di Adam, e il suo es, le sue pulsioni inconsce si scindono. Iniziano a vivere ognuno la sua vita. L’io, la personalità cosciente del professore, viene dissolto e lui vive due vite diverse. Quella coniugale e quella extraconiugale.

Voglio che tu rimanga

Dice la moglie ad Adam. Il ragno, e tutto ciò che rappresenta, perseguitano l’uomo che alla fine cede. Vuole sopprimere questa scissione, tornare a vivere coscientemente la sua vita con la moglie. Così fa incontrare le due personalità, le fa scontrare e alla fine ne uccide una. Ma a sopravvivere è la pulsione inconscia! Infatti nell’ultima scena, morto il super-io/attore, Adam vede materializzarsi tutte le sue paure e angosce. La moglie diviene fisicamente il simbolo di tutto ciò da cui lui vuole fuggire. Un circolo vizioso che una fugace relazione extraconiugale non ha fermato.

Ecco Enemy vuole essere un racconto psicoanalitico, un racconto dal punto di vista della “mente” di un uomo. Una persona che si trova in un matrimonio infelice, una situazione soffocante da cui vorrebbe scappare; eppure non può scappare perché deve accudire un figlio, deve continuare a vivere la sua soffocante e infelice vita. 

enemy spiegazione del finale

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31 commenti

  • Angry Mauro ha detto:

    Negli ultimi anni vanno un sacco di moda i film di merda evidentemente… Voler fare gli strani facendo film introspettivi psicologici…invece escono solo queste CAGATE pazzesche!!andate a zappare se ne siete capaci,basta film basta cinema ,chiudere baracca che avete scazzato la m*#€#!!!!

    • Dade ha detto:

      Ho appena finito anche io di vederlo su paramount.. Non è per tutti.. Vai te a zappare

      • Tonia ha detto:

        Ho visto anch’io questo film, stasera, non ci ho capito nulla e non penso di essere deficiente.

    • Andrea Marongiu ha detto:

      Film incomprensibile x noi comuni mortali…x me una CAGATA pazzesca

      • adriana ha detto:

        una cagata pazzesca è l’unica definizione possibile. Senza offesa per Paolo Villaggio.

    • Pastelletto ha detto:

      Comprendo la reazione e la condivido. Voglio comunque elogiare il coraggio del regista per aver affrontato un tema così complesso. Un film come qualsiasi altra opera d’arte deve comunicare a tutti, altrimenti si esaurisce in chi la fa. Ci molti sono esempi di “sdoppiamenti” di personalità cinematograficamente resi molto meglio. Molto bella l’idea del ragno, peccato sviluppata alla c**** di cane.

    • Wolfgang Conte ha detto:

      Complimenti per il commento, analisi profonda!
      Se non provi nemmeno a capirne il significato, ti conviene cambiare genere.

  • Marco ha detto:

    80 minuti che si potevano passare a dormire…

  • Sergiodisi ha detto:

    Film molto interessante e veramente ben girato. si sospetta presto della doppia personalita che poi viene pienamente svelata dalla scena con la madre e secondo me il film racconta proprio questo ma per me la scena finale rappresenta proprio la presa di coscienza di Adam di essere schizzofrenico, visualizzando un ragno gigante al posto della moglie si rende conto che non puo essere reale, infatti fino a quel momento lo aveva visto solo nei sogni, quindi il suo stupore finale rappresenta proprio il fatto di aver capito tutto quello che è successo e che succede nella sua mente, la sua malattia.

    • AlexSilver ha detto:

      Condivido in pieno questa lettura del film. A ma non è dispiaciuto anche se ammetto che lascia un po’ perplessi. Sicuramente non un film che punta a piacere a tutti. L’espressione finale di Adam non è di spavento nel vedere il ragno… ma di consapevolezza: ha ripreso coscienza della realtà e della sua problematica mentale. I sogni e l’incontro con la madre son un chiaro segnale. Non è escluso che l’incidente, seppur reale, vuole essere una metafora del fatto che la relazione extraconiugale finisce perchè l’amante scopre che lui è un uomo sposato. E lui quindi “cancella” Antony dall’esistenza.
      Interessante anche la trama del libro “L’Uomo Duplicato” di Jose Saramago, forse ancora più originale e intrigante.

  • Angry Mauro ha detto:

    Negli ultimi anni vanno un sacco di moda i film di merda evidentemente… Voler fare gli strani facendo film introspettivi psicologici…invece escono solo queste CAGATE pazzesche!!andate a zappare se ne siete capaci,basta film basta cinema ,chiudere baracca che avete scazzato la m*#€#!!!!

    • Dade ha detto:

      Ho appena finito anche io di vederlo su paramount.. Non è per tutti.. Vai te a zappare

      • Tonia ha detto:

        Ho visto anch’io questo film, stasera, non ci ho capito nulla e non penso di essere deficiente.

    • Andrea Marongiu ha detto:

      Film incomprensibile x noi comuni mortali…x me una CAGATA pazzesca

    • Pastelletto ha detto:

      Comprendo la reazione e la condivido. Voglio comunque elogiare il coraggio del regista per aver affrontato un tema così complesso. Un film come qualsiasi altra opera d’arte deve comunicare a tutti, altrimenti si esaurisce in chi la fa. Ci molti sono esempi di “sdoppiamenti” di personalità cinematograficamente resi molto meglio. Molto bella l’idea del ragno, peccato sviluppata alla c**** di cane.

    • Adam ha detto:

      Non avventurarti oltre la visione dei Puffi

  • Marco ha detto:

    80 minuti che si potevano passare a dormire…

  • Sergiodisi ha detto:

    Film molto interessante e veramente ben girato. si sospetta presto della doppia personalita che poi viene pienamente svelata dalla scena con la madre e secondo me il film racconta proprio questo ma per me la scena finale rappresenta proprio la presa di coscienza di Adam di essere schizzofrenico, visualizzando un ragno gigante al posto della moglie si rende conto che non puo essere reale, infatti fino a quel momento lo aveva visto solo nei sogni, quindi il suo stupore finale rappresenta proprio il fatto di aver capito tutto quello che è successo e che succede nella sua mente, la sua malattia.

  • GIACOMO GUGLIELMI ha detto:

    Il film è da vedere, sicuramente. Non un capolavoro, ma qualcosa di interessante su cui riflettere. E scusate se è poco. Un particolare importante è una delle fotografie che inizialmente il professore usa per confrontarsi con la foto dell’attore; la stessa fotografia è appesa al muro dell’appartamento dell’attore. E la ragazza che è insieme a lui nella foto è la moglie incinta. Quindi anche quella è la prova che la moglie appartiene al passato di entrambi. Il finale è la scoperta, dopo aver ripreso il proprio ruolo, che ciò da cui era fuggito è sempre lì, non si era mai mosso. Un significato su ciò che dice il portiere dentro l’ascensore e sulla chiave che lui trova nella busta?

  • GIACOMO GUGLIELMI ha detto:

    Il film è da vedere, sicuramente. Non un capolavoro, ma qualcosa di interessante su cui riflettere. E scusate se è poco. Un particolare importante è una delle fotografie che inizialmente il professore usa per confrontarsi con la foto dell’attore; la stessa fotografia è appesa al muro dell’appartamento dell’attore. E la ragazza che è insieme a lui nella foto è la moglie incinta. Quindi anche quella è la prova che la moglie appartiene al passato di entrambi. Il finale è la scoperta, dopo aver ripreso il proprio ruolo, che ciò da cui era fuggito è sempre lì, non si era mai mosso. Un significato su ciò che dice il portiere dentro l’ascensore e sulla chiave che lui trova nella busta?

  • Ida ha detto:

    La vostra interpretazione ha assolutamente senso, devo dire che alla fine del film sono rimasta a guardare lo schermo per 10 minuti con la bocca semi aperta, ho cercato su Internet il senso è vi ho trovato, effettivamente il film (che avevo giudicato “una cagata pazzesca”) non lo è più, estremamente criptico ma fatto bene

  • Ale75 ha detto:

    Che Adam ed Antony siano la stessa persona è confermato dal fatto che all’inizio del film è Adam che partecipa alla riunione di quella sorta di loggia massonica. Alla fine del film scopriamo che ad Antony era stata indirizzata la nuova chiave della porta del luogo delle riunioni, che, come riferisce il portiere del palazzo, era stata cambiata.

  • Igor ha detto:

    Si ma se son la stessa persona come fa a morire e tornare? Mi piace l’analisi ma vedo l’incidente più come omicidio che come “incidente”. E poi seguendo la logica di questa analisi non avrebbe dovuto uccidere la moglie e non l’amante? Un po’ di confusione

  • Gwynpain ha detto:

    Io lascerei i film allegorici agli spagnoli, che li sanno fare bene. Così è tirato per i capelli dall’inizio alla fine. Non si può proprio definire ben costruito, tutt’altro! Intenso sicuramente ma in maniera triviale. Na ragazzata, nu sse pò vedé! Sta roba del ragno poi sembra forte ma poi taccorgi che è un po’ na cazzata ma ormai hai girato metà film e cheffai? Ormai devi a finí e te la tiri dietro come un Barroccio de sterco che quando te ggiri sta’ lla e te spaventi ogni volta. Ce piazziamo un po’ de culi, du bei litigi fatti bene e c’è la giochiamo sull’atmosfera è? Dai che amo da fa ppresto che sto weekend me voglio sfondà!

  • Fabian ha detto:

    Evviva i porziadi!

  • nicbart ha detto:

    film complicato, più bello dopo che non mentre lo si guarda. gli attori sanno davvero fare gli attori. non è facile trovare veri attori oggi.

  • nicola ha detto:

    finito il film, restando basito,ho cercato qualcosa mi spiegasse il finale e grazie, leggendovi, ora credo sia geniale, e provo a spiegare il perché.
    che i due fossero la stessa persona, l’ho intuito quando la moglie, incontra lui “professore”. telefona ad anthony, il quale risponde 2 secondi dopo “il professore “ entra nell’università.
    perché è geniale e non è un film che tutti possono capire?? perché spiega con la metafora del ragno, che è legato all’idea di ragnatela, quindi trappola, l’angoscia che alcune persone, si ritrovano a vivere, quando ci si ritrova ad avere dei figli, quindi il massimo dell’amore, con un partner in cui si è in crisi. come se ci si trovasse intrappolati in una ragnatela, creata più o meno volontariamente dalla madre, che ti costringe moralmente a stare lì,in quella situazione, che evidentemente è angosciosa per il protagonista. il quale si intuisce, è fortemente legato all’immagine del figlio e del suo bene a tutti i costi. e per il suo bene a tutti i costi, è moralmente costretto a stare con la madre.
    non è per tutti dicevo, perché solo chi ha una forte morale sul bene del proprio figlio ad ogni costo, può capire l’angoscia del padre.

    • Francesco ha detto:

      Condivido il tuo commento. Anche io l’ho completamente rivalutato da 0 a 10 pieno dopo aver cercato spiegazioni “in rete”, tra cui questa che mi sembra la più completa e plausibile. Esistono i film di natale che non ti fanno pensare a nulla e ti svuotano dentro perché sono lo specchio del degrado cui siamo giunti e poi ci sono i film come questo che ti toccano qualcosa dentro senza sapere bene cosa che ti spinge a cercare una spiegazione. Con il conforto della spiegazione ti chiarisci le idee e comprendi che è proprio un gran bel film (nel suo genere).

  • Adamantino ha detto:

    Grandissimo film!

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