Shutter Island: spiegazione del finale del film di Scorsese

In questo articolo proviamo a dare una spiegazione a "Shutter Island" e al suo finale!

Proviamo a dare una spiegazione all’enigma finale di Shutter Island, film di Martin Scorsese con protagonista Leonardo DiCaprio. Molti spettatori amano i film scorrevoli e con una trama ben delineata. Altri, invece, preferiscono la suspense, le atmosfere rarefatte e il dubbio. Alcuni registi giocano molto per rendere i prodotti appartenenti a quest’ultima categoria sempre più contorti e codificati. Come è già stato visto nel caso di Enemy di Denis Villeneuve, la soluzione non è sempre a portata di mano. Ma quando la si trova, bisogna sempre valutarla come ipotesi e non come soluzione certa.

Un cineasta che ha giocato molto sulla trama contorta, e i vari significati possibili, è Martin Scorsese. In mezzo alla sua grande opera, caratterizzata dalle storie di gangster, troviamo il tetro e criptato gioiello che firmò nel 2010: Shutter Island. Noi di Film Post proveremo a dare a Shutter Island una spiegazione del finale e dell’intero percorso della trama, fatta di simboli ricorrenti ed enigmi da risolvere.

*ATTENZIONE: QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER*

Indice

La trama – Shutter Island spiegazione finale

Prima di passare alla spiegazione del finale di Shutter Island è opportuno partire dalla trama principale, quella che ci viene esposta fin da subito da Martin Scorsese. E’ il 1954: il protagonista è il detective Edward “Teddy” Daniels (un sontuoso Leonardo DiCaprio), chiamato ad investigare sulla sparizione di un paziente dalla struttura psichiatrica di Shutter Island. La paziente in questione è una madre colpevole di aver brutalmente ucciso i propri figli, Rachel Solando. In quella struttura, su un’isola sperduta, è relegato anche Andrew Laeddis, che il protagonista ricorda come il piromane che diede fuoco al palazzo in cui il detective viveva, uccidendo sua moglie.

Andando avanti però, Teddy comincia a chiedersi se tutta la realtà che lo circonda non abbia qualcosa di artificiale, di compromesso: alcuni dettagli risultano estremamente enigmatici sia per noi spettatori che per lo stesso protagonista. Pian piano le circostanze di complicano sempre di più, causa anche la mancanza improvvisa di comunicazioni con la terraferma, e sembra quasi che qualcuno voglia intralciare i suoi piani. Il detective Daniels comincierà a dubitare di tutto e tutti, anche di se stesso.

Shutter Island - Spiegazione del finale

La finzione

Andando avanti con Shutter Island la spiegazione assume la sua forma: era tutta una finzione, un inganno. Tutta la storia che ci viene presentata è solo frutto delle fantasie di Teddy e ciò che abbiamo visto non è come viene mostrato. Ma andiamo per piccoli step: il nostro protagonista, non è un detective bensì un paziente della struttura, il paziente numero 67 (il numero è un dettagli ricorrente). Primo shock, anche se pian piano avevamo cominciato a dubitare della sua sanità mentale. E il suo vero nome qual’è? Andrew Laeddis, il nome del paziente che lo tormentava nella sua mente. Ma attenzione, c’è da notare un piccolo dettagli nel nome: infatti Andrew Laeddis è l’anagramma di Edward Daniels, il nome da detective. Chapeau.

Laeddis si trova a Shutter Island per un motivo: ha ucciso la moglie, dopo che essa aveva tolto la vita ai loro figli. Subito ci torna alla mente la vicenda della paziente scomparsa, anch’essa infanticida. E qui il trucco è lo stesso del nome del protagonista. Infatti il nome della vera moglie è Dolores Chanal, anagramma di Rachel Solando. Ci togliamo il cappello nuovamente. Teddy/Andrew, sconvolto e in preda alla follia, aveva dimenticato la dimensione in cui aveva ucciso la moglie e in cui lei aveva fatto lo stesso con i figli, creandosi una nuova immaginaria storia per non sprofondare nei sensi di colpa. Finendo per entrarci completamente, diventando egli stesso il protagonista delle sue fantasie.

Lo sapeva che la parola trauma viene dal greco? Vuol dire ferita. E qual è la parola tedesca per sogno? Traum, ein traum. Le ferite possono creare mostri, e lei, lei ha tante ferite, agente.

Shutter Island - Spiegazione del finale

L’enigma conclusivo

In Shutter Island, una spiegazione del finale è difficile da articolare. Soprattutto se ci si vuole impegnare ad addentrarsi nella mente di paziente di un istituto psichiatrico. Abbiamo già visto come, nella seconda parte del film, Andrew Laeddis scopra di essere un paziente dell’istituto e che tutto quello che stava vivendo era una finzione. Tutti gli hanno permesso di vivere la sua fantasia e la sua quotidianità idealizzata, persino quello che si pensa sia il suo collega ma si scoprirà essere alla fine il suo psicologo (Mark Ruffalo). L’intera struttura ha contribuito alla messa in scena della convinzioni del paziente, nella speranza che, disseminando dettagli e indizi durante la sua permanenza, egli potesse avere ricordi per tornare ad inquadrare la realtà dei fatti, affrontandola. In passato Andrew/Teddy aveva avuto dei piccoli accenni di ripresa, ma aveva dimenticato tutta la verità la mattina successiva.

Con questa terapia alternativa, una sorta di gioco di ruolo, si potrebbe evitare il normale metodo che consiste nella lobotomia. Un ultimo, esasperato, tentativo. Laeddis è sconvolto, tutte le sue certezze sono crollate e soprattutto sono riaffiorati i drammi che lo hanno tormentato. Egli viene messo di fronte ad una scelta: accettare questa realtà o essere lobotomizzato. Dopo molta fatica, la memoria di Andrew sembra dare miglioramenti e comincia a ricordare i dettagli. Sembra essere pronto ad accettare la storia e a fare i conti con il suo passato. Ma la mattina successiva, chiacchierando con il suo psicologo, Andrew da segni di cedimento e sembra trovarsi di nuovo nella convinzione da cui sembrava essere uscito. E successivamente pronuncia la frase attorno a cui ruota questa spiegazione del finale di Shutter Island e che ha messo i dubbi a milioni di spettatori:

Cosa sarebbe peggio? Vivere da mostro o morire da uomo per bene?

Shutter Island - Spiegazione del finale

Shutter Island: spiegazione del finale

Quindi Andrew Laeddis, che sembrava esser riuscito a guarire dalle turbe della sua fantasia, raccontate durante il film, ricade di nuovo e torna a fantasticare con il suo personaggio detective. Ma forse non è così semplice come potrebbe sembrare. Se fosse realmente così, la dinamica sarebbe chiara. Come ogni volta che si è provato, in passato, a farlo ragionare e ricordare, la mattina successiva egli dimentica tutto e ricomincia con la sua convinzione. Il segreto sul finale di Shutter Island è da ricercare proprio nella domanda che pone allo psicologo, citata sopra: «Cosa sarebbe peggio? Vivere da mostro o morire da uomo per bene?».

Vivere da mostro è l’oggetto dell’indagine. Perché mai il protagonista dovrebbe pronunciare queste parole. E cosa intende con esse? La soluzione più plausibile sembra una sola: dopo l’inganno subito, adesso è lui ad ingannare gli altri per uno scopo preciso. Andrew potrebbe essere davvero “guarito” e riuscito a ricordare i minimi dettagli della tragedia familiare, ma potrebbe non essere riuscito a digerirli. Egli infatti, presumibilmente, non riuscendo ad accettare di convivere con i drammi del passato, ha deciso di sottoporsi volontariamente alla lobotomia: facendo finta di aver dimenticato tutto. Dimenticando per l’ennesima volta la verità, i medici saranno costretti a ricorrere ad essa. E così egli, sarà forzatamente indotto al cambiamento e non dovrà vivere da mostro.

Certo, potrebbe anche darsi che lo stesso Andrew/Teddy sia sempre stato cosciente o che, come alcune teorie dicono, sia tutto un suo sogno. Secondo noi di Film Post la spiegazione finale di Shutter Island descritta sopra è la più plausibile. Ma occhio a tirare conclusioni affrettate, le nostre sono solo ipotesi e il dubbio resta sempre presente. Occhio a non farci prendere da convinzioni troppo serrate, come Andrew Laeddis!

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