Ero in guerra ma non lo sapevo: la storia vera del film su Alberto Torregiani

Ero in guerra ma non lo sapevo: qual è la storia vera?

Ero in guerra ma non lo sapevo è un film tratto dall’omonimo libro di Alberto Torregiani, il figlio del famoso Pierluigi, che morì il 16 febbraio del 1979 a opera dei Proletari armati per il comunismo. Diretto da Fabio Resinaro e con protagonisti Francesco Montanari e Laura Chiatti, l’opera arriva su Rai Uno il giorno dell’anniversario di uno dei ricorrenti eventi che sconvolse l’Italia durante gli anni di Piombo. Ciò che si vedrà nella pellicola sarà quasi sicuramente un misto tra la realtà e la fantasia, in un prodotto altamente romanzato. Qual è quindi la storia vera che si nasconde dietro Ero in guerra ma non lo sapevo, chi è era Pierluigi Torregiani e perché è stato ucciso?

La storia vera dietro il film Ero in guerra ma non lo sapevo

Pierluigi Torregiani era un gioielliere di Milano molto attivo anche nella vita pubblica e politica italiana. La sera prima di morire aveva ricevuto l’Ambrogino d’oro dall’allora sindaco Carlo Tognoli, per il suo essere una persona filantropa. Il momento che ha fatto capire ai PAC che Pierluigi poteva essere il loro perfetto obiettivo fu la notte del 22 gennaio 1979, quando quest’ultimo fu vittima di un tentativo di rapina a opera di alcuni malviventi, mentre lui era in pizzeria. L’uomo reagì alla quasi rapina uccidendo uno dei rapinatori e venendo considerato dai vari giornali locali come il giustiziere contro gli “espropriatori proletari”. Fu proprio per questo – secondo il figlio Alberto – che i PAC (Proletari armati per il consumismo) lo scelsero come obiettivo per il loro attentato.

Il 16 febbraio, mentre Pierluigi stava aprendo il proprio negozio insieme ai suoi figli, fu vittima di un agguato da parte di tre componenti dei PAC: Giuseppe Memeo, Gabriele Grimaldi e Sebastiano Masala, che volevano vendicare quel rapinatore rimasto ucciso il mese precedente. Nonostante lo sforzo di reagire, Torregiani fu ucciso a sangue freddo da Grimaldi, dandosi alla fuga insieme ai suoi due compagni subito dopo aver finito il lavoro. Durante il processo, Memeo e Grimaldi furono condannati come esecutori materiali, mentre Masala come concorrente. Furono condannati anche Cesare Battisti e altri, come Sante Fatone e Luigi Lavazza come organizzatori dell’omicidio, e altri del gruppo come mandanti. Il gruppo PAC, nonostante molti di loro fossero stati messi in carcere dopo questo evento incredibilmente sconcertante, non si fermarono, ma anzi continuarono a farsi giustizia da soli. Il 19 aprile fu assassinato Andrea Campagna (agente della DIGOS che aveva partecipato ai primi arresti legati al caso Torregiani); Cesare Battisti evase dal carcere per nascondersi in Francia, per poi essere arrestato nuovamente nel 2007 in Brasile. La storia di Torregiani è stata raccontata da suo figlio Alberto in Ero in guerra ma non lo sapevo, dopo aver partecipato per un breve periodo nella carriera politica italiana, nel partito Fratelli d’Italia – alleanza nazionale.  

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