Intervista a Rossella Di Lucca: l’attrice racconta Marilyn – Segreti di una borderline

Rossella Di Lucca è arrivata sul grande schermo, diretta da Paolo Sorrentino, nell’acclamata pellicola È stata la mano di Dio. Adesso, porta in scena a teatro Marilyn Monroe nel ben riuscito spettacolo Marilyn – Segreti di una borderline di Antimo Buonanno. L’attrice intraprende un viaggio drammatizzato che spoglia Marilyn Monroe nel senso più puro del termine e ne fa emergere le fragilità e le debolezze rivelando il desiderio di una persona di uscire dalla trappola del divismo e mostrare prima la bambina e poi la donna, la cui esistenza , fu assolutamente devastante. Meno diva e più donna della quale l’anima poco interessava tanto da valere ad Hollywood meno di un bacio. 

Intervista a Rossella Di Lucca: l’attrice racconta Marilyn – Segreti di una borderline

Intervista a Rossella Di Lucca: l'attrice racconta Marilyn - Segreti di una borderline

Benvenuta, Rossella. Come nasce lo spettacolo teatrale Marilyn – Segreti di una borderline che hai recentemente portato in scena?

Lo spettacolo nasce, anni fa, da un’idea di Antimo Buonanno, l’autore della sceneggiatura. Quando mi propose il ruolo, accettai senza ripensamenti. É stata una sfida, un personaggio come Marilyn non è semplice da portare in scena ma oggi a distanza di tempo sono convinta che accettare la sfida è stata una delle cose più belle che potessi fare come attrice.

In che modo ti sei documentata per raccontare, nel migliore dei modi, Norma/Marilyn?

Sulla storia segreta di Marilyn è stato scritto tanto e nell’ultimo anno hanno avuto più risalto notizie intime grazie alle grandi piattaforme.
Sono partita dalla lettura di tante delle sue biografie, manoscritti personali e pagine scritte da altri. Poi ho studiato il suo personaggio davanti la macchina da presa, attraverso i suoi film, le interviste. Ma il lato più creativo e interessante è stato indubbiamente immaginarla fuori dai riflettori, nella sua intimità, conoscere il suo dramma di donna e artista.


Che sfida rappresenta, per te, questa?

Difficile ma interessante. Uno spettacolo che mi regala e mi sorprende sempre ogni volta che lo porto in scena.

Dietro questa struggente donna si nasconde un mondo. Ma cosa ti affascina di un’icona come Marilyn e di un’essere umano incredibile come Norma?

Marilyn è un mito affascinante e controverso, L’alone di mistero che si è creato attorno alla sua morte è tutt’oggi un cold case. Quello che mi affascina però va oltre il mito, è quello che rende un’icona leggendaria come lei così lontana e perfetta, una donna profondamente umana. Fragile, testarda e in cerca di ammirazione. Marilyn, in un’intervista, dice “bisogna dire, sempre, a tutte le bambine che sono bellissime” come se fosse una raccomandazione per se stessa, per la Norma bambina che, al contrario, è stata privata di tutto. Ecco, forse mi affascina questo, oltre il suo conflitto tra persona reale e maschera, un’infanzia negata che però la vita le ha restituito facendola diventare una grande stella di Hollywood.

Hai avuto modo di guardare Blonde di Andrew Dominik con Ana de Armas? Che idea ti sei fatta di questo progetto?

Ho visto il film 15 minuti dopo la sua uscita, non resistevo. Mi ha colpito molto, vedere tradotta in immagini una Marilyn che io già conoscevo e che già avevo portato in scena mi ha emozionato. Fremevo ad ogni passo della sua vita. Credo che Ana de Armas sia stata incantevole e prima di lei, anche Michelle Williams in “A week with Marilyn”.

Rossella, quali sono le storie che vuoi raccontare per dare voce e coraggio alle donne?

Da Donna e attrice cerco e mi piace interpretare personaggi femminili, l’essere donna porta con sé tante sfaccettature e da interprete è molto stimolante.
A Dicembre e a Gennaio, sarò in scena con i testi e le donne scritte da Fortunato Calvino, drammaturgo di grande sensibilità, che riesce a tradurre perfettamente il concetto del coraggio femminile. Il primo sarà “La resistenza negata” ambientato durante le 4 giornate di Napoli e racconta il coraggio di donne e femminielli che hanno combattuto per la libertà; l’altro è “Storie di ordinaria violenza”, una storia di violenza domestica, e di un amore che spesso si trasforma in gabbia, ambientato negli anni 60 , ma un tema di grande attualità che scuote ancora oggi la società.

Quali sono le nuove consapevolezze che il tuo mestiere ti dona, ogni giorno?

La consapevolezza che matura giorno per giorno nella vita stessa di ogni persona e che forse noi attori conosciamo un po’ meglio perché in scena a volte è la vita stessa che si palesa. La riconosci tra le battute e le trame, tra gli intrecci dei personaggi, tra le luci del palco o della camera, che accendono automaticamente anche le emozioni e l’umanità di ognuno di noi.

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