Thunderbolts*: il villain doveva essere un altro… lo sceneggiatore svela i retroscena dell’atto finale!

Da scontro fisico a duello emotivo: ecco come Thunderbolts* ha cambiato il volto del suo grande cattivo

Con l’uscita di Thunderbolts* al cinema, molti fan del Marvel Cinematic Universe hanno scoperto un film che, pur seguendo la tradizione degli anti-eroi, si è distinto per una sorprendente carica emotiva nel suo atto finale. Tuttavia, come rivelato dallo sceneggiatore Eric Pearson in un’intervista a ScreenRant, la versione definitiva non era quella inizialmente prevista.

Da scontro fisico a duello emotivo: ecco come Thunderbolts* ha cambiato il volto del suo grande cattivo

Thunderbolts*

Thunderbolts*, Marvel Studios

In origine, il grande antagonista doveva essere John Walker, alias U.S. Agent, interpretato da Wyatt Russell. Nella prima bozza, Val lo manipolava facendogli credere che il suo siero del super soldato stesse esaurendo l’effetto, somministrandogli dei farmaci che in realtà lo stavano destabilizzando. Il risultato? Una bomba a orologeria in stile Hulk, pronta ad esplodere nel terzo atto. “Volevo concludere il nostro combattimento con un abbraccio”, ha detto Pearson, ricordando come avesse immaginato una conclusione emotiva anche in quel contesto.

Alla fine, però, la scelta è ricaduta su un personaggio più sfaccettato: Sentry, interpretato da Lewis Pullman, e la sua terrificante controparte, il Void. Pearson ha spiegato che cercava un nemico che non potesse essere semplicemente sconfitto con i pugni, ma che imponesse una connessione più profonda. “Voglio qualcuno con cui debbano creare un legame emotivo”, ha detto lo sceneggiatore, ricollegandosi ai temi del film, paragonabili per tono a quelli de The Breakfast Club.

Il personaggio di Sentry era nella mente di Pearson da oltre un decennio. Durante il suo periodo al Marvel Writers Program nel 2010, leggeva i fumetti dedicati al “Dio dorato”, come viene soprannominato. Ma anziché replicarne fedelmente l’arco narrativo cartaceo, ha deciso di reinterpretarlo come simbolo della lotta tra ambizione eroica e odio per sé stessi: una metafora potente della depressione e dell’isolamento.

La battaglia interiore di Sentry, più che quella fisica, si è quindi rivelata perfetta per il tono del film e per ciò che Thunderbolts* voleva raccontare. Inoltre, la scelta di non ucciderlo lascia spazio per il suo ritorno in Avengers: Doomsday, aprendo una nuova e oscura fase del MCU.

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