Intervista a Timothy Martin, attore e musicista interprete di Mimmo nella fiction di Rai Uno Noi

La musica come ragione di vita, il cinema, il teatro e il ruolo di Mimmo in Noi - Intervista a Timothy Martin

Attore, tenore, vocal coach, musicista e direttore artistico dell’Amazing Grace Gospel Choir di Roma, Timothy Martin è un artista attivo da oltre trent’anni sulla scena italiana e internazionale. Fra teatro, cinema, televisione e musica la sua è una carriera a tutto tondo, che tocca i rami più vari nelle arti dello spettacolo. Recentemente è stato l’interprete del personaggio di Mimmo nella fiction Noi, remake della statunitense This Is Us. Un unicum nel panorama televisivo di Rai Uno, una serie che con la sua prima stagione ha toccato temi sociali e umani importanti in cui Timothy Martin spera spera il pubblico italiano sia riuscito a riconoscersi.

La musica come ragione di vita, il cinema, il teatro e il ruolo di Mimmo in Noi – Intervista a Timothy Martin

Si è conclusa da poco la prima stagione di Noi, remake della statunitense This Is Us. Che impatto emotivo credi abbia avuto una serie come Noi sugli spettatori di Rai Uno?

Io spero che abbia fatto una buona impressione al pubblico degli spettatori italiani perché tratta temi sociali ormai internazionali. Quindi spero che anche l’Italia si sia ritrovata e riconosciuta in questi temi sociali e umani. Devo fare i complimenti alla Rai e anche ai produttori che hanno avuto il coraggio di far vedere questo, che ormai è uno specchio di certi aspetti anche della cultura italiana.

Il tuo personaggio, Mimmo, ha il corrispettivo nel personaggio di William nella serie originale. Quanto ti sei ispirato al personaggio di William e quanto hai portato di lui con te nel personaggio di Mimmo?

Prima di fare il provino per questo lavoro non conoscevo la serie, quindi l’ho scoperta grazie a questo lavoro. Trovo Ron Jones (l’attore che interpreta William in This Is Us, n.d.r.) bravissimo. Ha un’altra fisicità, lui di natura è molto magro. Quando mi sono presentato all’ultimo provino il regista mi ha detto che se mi avessero preso avrei dovuto dimagrire, perché avevo una faccia e un corpo troppo in salute. E quindi in sei settimane ho dovuto perdere dieci chili, seguito da un nutrizionista mandato dalla produzione.
Dopo un certo punto ho dovuto smettere di seguire la serie americana, perché sarebbe stato inutile fare un confronto. Dovevo fare qualcosa di pensato per questa cultura, attraverso la mia vita qua. Dopo un po’, quindi, seguire la serie americana non aveva quasi più senso, diventava quasi una distrazione.

timothy martin

Timothy Martin, Noi. Cattleya, Rai Fiction, 20th Television

Al di là di una preparazione fisica particolarmente intensa e difficoltosa, come ti sei preparato a questa sfida?

Mi sono buttato sul testo, mi sono calato nel personaggio cercando di avvicinare quello che sono io di natura alle cose che io non ho come persona rispetto a quel personaggio. Dovevo portarmi verso di lui in quelle cose che non fanno parte di me.

Il ritratto del rapporto tra Mimmo e Daniele è ricco di momenti emozionanti. Com’è stato il tuo rapporto con Livio Kone sul set?

È stato un collega perfetto. È stato un grande piacere trovare una persona come lui in quel ruolo. Non lo conoscevo prima, l’ho conosciuto per questo lavoro. Abbiamo costruito questo rapporto padre/figlio su momenti reali durante le riprese e quindi è stato molto bello come lavoro e come scoperta. Sono stato fortunato a trovarlo e credo che anche lui sia stato contento di me e abbiamo potuto interpretare sinceramente questi due personaggi. Era tutto vero, le lacrime erano vere. Erano tutte emozioni verissime.

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Timothy Martin e Livio Kone, Noi. Cattleya, Rai Fiction, 20th Television

Hai lavorato con alcuni dei più grandi nomi del cinema e del teatro italiani, come Giuseppe Tornatore, Franca Valeri e Gigi Proietti. Cosa ti porti dietro di quelle esperienze?

È stato un grande onore conoscere questi grandi artisti italiani. Mi ha fatto conoscere il vostro Paese del punto di vista culturale. Io sono una persona cui piace ascoltare e osservare. Gigi Proietti, per esempio, era un uomo di poche parole. Finché non si metteva lui in scena per farti capire quello che voleva e lì rimanevi a bocca aperta. Per un attore il proprio corpo è uno strumento e lui aveva questo strumento eccezionale, poteva fare qualsiasi cosa con il suo corpo. Cantare, ballare, recitare, con un timing incredibile. E anche Franca Valeri, nonostante avesse già problemi fisici, si alzava in piedi e recitava le scene. Quindi devo solo dire grazie che quasi da subito ho conosciuto questi personaggi quando sono venuto qui. È stato un bel regalo.

E invece un attore con cui ti piacerebbe lavorare in futuro?

Bella domanda, ci devo pensare un attimo. La mia preferita come attrice italiana è sempre stata Margherita Buy. Mi piace il suo lavoro, credo che abbia un talento enorme.

I tuoi talenti artistici spaziano a 360 gradi dalla musica, al teatro, al cinema. Il personaggio di Mimmo è un musicista: come hai integrato la musica all’interno delle scene?

Mimmo è un cantante, canta e suona il sax. Innanzitutto ho comprato un sax e ho fatto una cosa molto method acting. Ho preso lezioni per poter suonare il sax e quindi in quelle scene, nonostante alla fine siano in playback, le mie mani sono veramente su quelle note. Non c’è stato bisogno di chiamare una controfigura. Io senza la musica non esisto e quando ho letto nel copione il testo di Napul’è e sono andato a scoprire di chi fosse mi sono quasi messo in ginocchio a ringraziare i cieli, perché è un capolavoro. Ero un po’ spaventato all’idea di cantare in dialetto napoletano, ma ho fatto del mio meglio anche grazie ai miei amici attori napoletani che mi hanno dato una mano.

Sei nato in Pennsylvania, ma vivi in Italia da anni. Che cosa ti piace di più dell’Italia e invece cosa ti manca più di York?

Magari sono le cose che dicono tutti, ma è vero: la cultura. A me piace molto la Storia, mi piacciono le lingue. Nonostante io stia qui da moltissimi anni, trovo che questo sia ancora un Paese affascinante e ogni giorno scopro qualcosa di nuovo. Questa è la bellezza dello star fuori dal proprio Paese. Ormai ho tanti carissimi amici qua e quindi è casa.
Della Pennsylvania è chiaro che mi mancano la mia famiglia e i miei amici. Forse negli Stati Uniti, rispetto all’Italia, è più facile fare le cose. Le informazioni sono più chiare se devi cercarle per fare qualcosa. Stando qua ho visto che la situazione è migliorata negli anni, ma ho visto che devi fare quasi tutto da solo. Anche in America, ma il sistema ti aiuta in qualche modo. Niente è promesso da nessuna parte, ma a livello di sistema è più facile realizzare quello che si vuole. Qui si fa più fatica.

Che tipo di spettatore sei e cosa ti piace vedere al cinema e in streaming?

Ormai oggigiorno siamo tutti attaccatissimi a Netflix, visto che da quasi tre anni non si va più al cinema. Quando sono libero passo un sacco di tempo a guardare serie su Netflix. Mi piacciono tantissime cose, tra documentari e film. Il bello è che puoi vedere cose che provengono da tutto il mondo.

Quindi sei uno spettatore onnivoro, possiamo dire.

È pericoloso perché magari il giorno dopo devi andare al lavoro e stai lì fino alle 3 del mattino perché vuoi continuare a guardare ancora.

E qual è l’ultimo film o serie tv che hai visto?

Sono arrivato in ritardo a vedere Bridgerton. Me ne hanno parlato come di un misto di diversità, in una serie in costume in cui ci sono personaggi indiani o di discendenza africana. E di come fosse un mondo di utopia, in cui hai tutte le varie etnie che convivono e stanno insieme nella società. È un po’ una fantasia però è stato bello da vedere. Questo consiglio mi è arrivato da amici e colleghi ed ero curioso di vedere, anche se per ora ho visto solo la prima stagione.

 
 
 
 
 
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