Anomalisa: recensione del film in stop motion di Charlie Kaufman

Un racconto tanto intenso quanto surreale che ci offre il ritratto di un uomo apparentemente normale

Quando ci si avvicina ad un film d’animazione spesso si cade nell’ingenua convinzione di aver a che fare con un prodotto realizzato per un pubblico più giovane. Non è il caso di Anomalisa e in questa recensione ve lo dimostreremo. Il film risale al 2015 ed è stato scritto e diretto da Charlie Kaufman, con la compartecipazione di Duke Johnson.

Questa piccola perla infatti sembra proprio esser destinata ad un pubblico ben diverso rispetto quello che si pensa essere adatto ad un film di animazione: spettatori maturi, capaci di cogliere le sfaccettature di un racconto intenso, che spinge a più di una riflessione. Anomalisa, quasi passato inosservato agli occhi dei più, sbarca nel catalogo italiano di Netflix. Per l’occasione, eccovi la nostra recensione.

Indice

Solo in mezzo a “tanti” – Anomalisa recensione

Il film racconta due giorni della vita del protagonista, focalizzandosi sulla notte tra essi. Michael Stone è un celebre motivatore, autore del libro “Come posso aiutarti ad aiutarli?” che lo ha reso famoso. Ha una moglie ed un figlio. Conosciamo un Michael malinconico, che ha perso la cognizione sulla sua identità: vive infatti in un mondo in cui tutti hanno lo stesso volto e la stessa voce, sia uomini che donne; questo viene genialmente fatto intendere nella sequenza iniziale, quando sull’aereo la stessa voce si sovrappone più volte. Tutti sono indistinguibili, tranne Michael, lui è diverso da tutti.

Per una conferenza si reca a Cincinnati, dove alloggerà all’hotel Fregoli. Qui proverà a contattare una vecchia fiamma che abita in città, l’incontro naufragherà gettando ancora più nello sconforto il protagonista. Quella stessa notte, assalito dalla tristezza, Michael riuscirà a non perdere del tutto la speranza. Sentirà un voce diversa, diversa da quella di tutti gli altri. La voce è quella di Lisa Hesselman (Jennifer Jason Leigh), una ragazza arrivata in città proprio per la conferenza di Michael. Lisa non ha solo la voce diversa ma anche il volto e l’anomalia che la caratterizza la rende speciale (proprio l’unione di “anomalia” e “Lisa” formano il soprannome che le affibbierà: Anomalisa). Michael sente che lei può essere quello che cercava e la fine a ciò che lo rendeva così instabile. Tra i due in pochi attimi comincia a instaurarsi un rapporto intenso.Anomalisa by Charlie Kaufman

Il delirio di Fregoli e il microcosmo mentale di Michael

Ricordiamo che Michael alloggia all’hotel Fregoli. Il nome non è casuale, Leopoldo Fregoli fu un famoso trasformista e al suo nome è legata una sindrome, detta appunto il “delirio di Fregoli“. La persona affetta si sente circondata e perseguitata dalla presenza di una persona che assume le sembianze di ogni presenza che la circonda.

Ed è forse proprio questo che domina la vita di Michael, che gli fa vivere questa sorta disumanizzazione del mondo. Il suo disturbo psichiatrico. Lisa rappresenta la salvezza, o almeno a primo impatto: lei è diversa. Sono due anime che incrociandosi hanno la possibilità di contribuire a salvarsi vicendevolmente (tema proposto in un’altra opera scritta dal regista, Eternal Sunshine of the Spotless Mind). Come è già stato notato in passato, Kaufman crea atmosfere e complicità tra i protagonisti, come in un Lost in Translation in stop-motion.

Kaufman fa ruotare tutto attorno all’intima dimensione di Michael e all’intimità che condivide con Lisa. Il regista gioca col disturbo di Michael con ironia, arrivando ad un finale grottesco che molto fa capire della condizione mentale del protagonista. Tutto ciò per invitare lo spettatore a riflettere sulle emozioni, tanto vere quanto effimere e su come la mente umana possa prendere il sopravvento e dominare la nostra esistenza.charlie kaufman

Lo stop-motion: l’emozione attraverso i pupazzi

Ciò che colpisce maggiormente in Anomalisa sono proprio loro, i pupazzi. Lo stop motion è eseguito magistralmente sotto ogni punto di vista. Dopo pochissimo ci immergiamo nelle loro espressioni, nelle loro movenze che, se pur costruite, raccontano una storia che ci trasporta e ci fa mettere in secondo piano le dinamiche d’esecuzione del film. Se non fosse per le giunture sotto gli occhi (importantissime ai fini della storia), ci perderemmo nei volti di Michael e Lisa, dimenticandoci che sono animati manualmente.

Dal punto di vista tecnico la realizzazione è impeccabile, ciò che accentua tutto ciò sono le scelte registiche: piani sequenza, carrellate e dolly che potrebbero, in moltissimi casi, far uscire i difetti dell’animazione in stop-motion. Ma in questo caso no, Anomalisa non sembra aver difetti. I fantocci animati da Duke Johnson vengono modellati da una bellissima luce calda e intima che ci lascia entrare con naturalezza negli angoli più intimi della storia: la costruzione qui diventa quasi realtà. I finti umani lo sono più di quelli veri. charlie kaufman

Considerazioni finali – Anomalisa recensione

La critica l’ha acclamato, come ben dimostra il Leone d’argento-Gran Premio della giuria alla 72ª Mostra del Cinema di Venezia, e le candidature al premio Oscar, al Golden Globe e al Satellite Award come miglior film d’animazione. Sorprendente è inoltre il fatto che sia stato realizzatosolo  dopo una campagna di crowdfunding su Kickstarter, che ha raccolto quasi 400mila dollari.

Anomalisa necessita di una lunga ed attenta riflessione per essere ben compreso ed apprezzato. Volendo cadere nel più classico dei clichè: o lo si ama o lo si odia. Ed ancora una volta Kaufman utilizza il suo tema preferito, il tema dell’identità e dell’offuscamento di essa che ha già contraddistinto una delle sue opere migliori, Essere John Malkovich.

Ci sarebbe così tanto da dire su Anomalisa che lo spazio offerto da questa recensione non risulta essere abbastanza. Il rischio è di cadere in un’analisi piena di spoiler ed indicazioni inerenti allo sviluppo completo della trama.  Lasciamo quindi a voi spettatori il giudizio, dopo aver osservato attentamente ogni dettaglio di questa maestosa opera. Perché alla fin fine, in questo mondo e nella nostra testa, siamo tutti Michael Stone.

Anomalisa

Voto - 9

9

Lati positivi

  • Forti emozioni dall'inizio alla fine
  • Stop-motion curato nei minimi dettagli
  • Regia e sceneggiatura impeccabili

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *