Arca Russa: come raccontare la storia attraverso il cinema

Arca Russa è un inno alle immagini e nel ventunesimo secolo queste, prevalentemente quelle cinematografiche, hanno cominciato ad assumere un valore sempre più importante nella nostra società.
La scrittura ha forse perso il primato narrativo che aveva, in favore delle immagini che sembrano raccontare meglio, con un impatto maggiore.
E quando si parla di ricostruzione storiche, di ricreare il passato, il cinema mostra meglio i movimenti, la desolazione e l’eccitazione, sensazioni e luoghi fisici.

Tutti abbiamo visto, o sentito nominare, serie TV storiche quali “I Tudors“, “I Borgia“, “Rome“, “Vikings” o film storici che passano da ricostruzioni di battaglie nell’antica Grecia fino alle più recenti Guerre Mondiali.
Ma si può ricostruire la storia attraverso il cinema? Se sì, quali sono le dinamiche da applicare?
In questo articolo proviamo ad analizzare lo spettacolare esempio di “Arca Russa” e il suo regista, per rispondere a queste domande.
(L’analisi è supportata e basata in parte su alcune idee espresse in un recente libro dallo storico francese Serge Gruzinski).

Arca Russa: raccontare la storia con il cinema

Sokurov e il vuoto attorno alla storia fabbricata

Il racconto storico ha moltissimi limiti e uno è palese: è storia, è passato.
Il cinema ed i film storici possono aiutare a superare questi limiti? L’idea è quella di “ricreare passati” e molti registi quali Béla Tarr o Aleksandr Sokurov sono capaci anche loro di crearli, con la stessa capacità di uno storico di professione.
Il cineasta russo, Leone d’Oro a Venezia 2011 per “Faust“, Aleksandr Sokurov ha caratterizzato le sue opere permeandole di riflessione storica.
I suoi primi documentari entrarono talmente tanto a contatto con la storia contemporanea che la censura sovietica ne bloccò la diffusione.

Nel suo lavoro più spettacolare, Arca Russa, l’immersione vertiginosa nella vita zarista da Pietro il Grande a Nicola II è frutto di uno spirito attento alla Russia di oggi quanto al passato sovietico e imperiale. Sokurov si interroga sui flussi temporali e sui punti di vista del racconto storico, su come viene trattata l’immagine.
Il documento, per il russo, che sia cinema o scrittura non va confuso con il fatto reale, di cui ne è il riflesso. Si avvale della facoltà di congelare le immagini, perché le immagini “fisse”, viste con distacco incuriosiscono. Sokurov vuole farci uscire dal torpore per pensare. Nello stesso istante in cui vediamo l’immagine congelata, ne prendiamo le distanze.

Arca Russa - la storia e i film storici

Sokurov agisce così perché vuole intendere il passato non come elemento narrativo e letterario, ma come un mondo perduto e inconoscibile nella sua interezza.
Nulla potrà ricostruire il passato e ogni prova è una sostituzine, un’illusione.
E allora perchè non creare un proprio passato? Perchè credere a tutto ciò che si vede e si sente, senza provare a pensare?
Non sarà di certo autenticità, ma è la creazione di una via per accedere al passato.


Il piano sequenza: una splendida illusione

Arca Russa vanta – ed è ricordato tra i film storici e non per questo – uno spettacolare dominio tecnico: Sokurov capta in un unico piano sequenza (il film è realizzato senza stacchi, tagli e montaggio) una concatenazione di scene di carattere storico, all’interno del Museo dell’Ermitage di S.Pietroburgo.
Filmato il 23/12/2001, al terzo tentativo, in novanta minuti senza interruzione catapulta lo spettatore attraverso tre secoli di storia russa.
Questo continuo flusso di immagini ed emozioni ininterrotte creano un’illusione di cattura del passato che ci sembra vicino.

Arca Russa - la storia e i film storici

Sokurov comprime spostamento nello spazio e spostamento nel tempo fino a non farli coincidere più: viene rotta la linearità apparente.
Tra le figure della famiglia reale irrompono elementi contemporanei come i visitatori del museo.
Il concetto è quello dell’identità russa e tutti gli elementi possono servire come mezzi per ricreare il passato, anche quelli contemporanei.
Si può anche non essere d’accordo, contestando e criticando: ed è qui che i film storici diventano come i saggi di storia.


“La Russia è come un immenso teatro”

Arca russa pur somigliando ad un documentario storico lo supera sia in termini di mezzi tecnici sia per le componenti rielaborate, tra tutte la cronologia.
Per tutto il film un testimone privilegiato si muove per le sale del museo: egli è il marchese de Custine, che raccontò le sue impressioni pietroburghesi in “Lettere dalla Russia“. Si muove in spazi che non erano presenti ai tempi della sua visita, interagendo in tal modo con opere che non potrebbe conoscere e personaggi che non potrebbe aver mai visto, essendo nati nel XX secolo.

Sokurov così non ricrea il passato ma lo cancella, non essendo riproducibile. Ma allora cosa mostrare? Sokurov ci mostra un universo di apparenze e di recitazione continua.  La regia si Sokurov per quanto brillante deve relativizzare ciò che lo spettatore vede: il regista ed i film storici non possono sostituirsi al passato. Passando per sempre esso si è di fatto eclissato. E così alcune fasi della storia russa sono irrappresentabili: vengono meno infatti la seconda Guerra Mondiale e l’assedio di Leningrado.
Essi però sono rievocati nelle cornici vuote all’interno del magazzino scoperto casualmente dal marchese, riferimento alle opere trasferite prima dell’assedio: il passato si trova altrove.

Arca Russa - la storia e i film storici

E l’ultima scena scopre la finzione: la ricercatezza di immagini dell’ora e mezza precedente non è altro che una finzione, un’illusione.
Nel finale la Russia galleggia in mezzo al vuoto del mare: un vuoto fatto di incertezze e illusioni storiche e in mezzo al mare di finzioni la storia è un’arca, in questo caso un’arca russa.


Soggettività come mezzo per il distacco

Ogni evocazione del passato, compresa quella dei film storici, si sostituisce ad esso e lo cancella e per questo Sokurov non nasconde la sua soggettività narrativa.
Lo spettatore, quando si parla ad esso, deve riflettere sulla distanza tra lui e ciò che non è più (e il regista deve chiamare alla riflessione!).
I dialoghi di Arca Russa conservano una simile distanza. Infatti nel sontuoso gioco di apparenze allestito, lo spettatore deve confrontarsi con le parole di Custine e del narratore (Sokurov stesso), due diverse soggettività
Deve decidere lo spettatore se e a chi credere.

A furia di domande e riflessioni anomale, quest’ultimo viene messo nella condizione di distanza e ascolto attivo, mettendo in discussione le interpretazioni proposte.
Sokurov contrappone la sua soggettività con la pretesa oggettività o apparente neutralità del documentario storico.
Arca Russia affronta temi tra i quali il confronte tra la Russia e un sempre più insistente “occidentalcentrismo” ma tema caro a Sokurov è come lo spettatore deve porsi davanti alla storia: e questo è un esercizio storiografico dei migliori.
I film storici, se così, non hanno nulla da togliere ad un saggio scritto.

 

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