Ballo ballo: recensione della commedia musicale di Nacho Álvarez

Una storia d'amore e riscatto a tempo delle canzoni di Raffaella Carrà

“Mi è piaciuto moltissimo come Nacho Álvarez ha lavorato sulle musiche. Sentire le mie canzoni cantate da un’altra persona mi ha dato una strana ma piacevole sensazione. Si percepisce anche una forza incredibile nell’intero film, che ti attraversa e riesce ad arrivarti dritta al cuore”. Con queste parole Raffaella Carrà dà la sua benedizione a Ballo ballo, opera prima di Nacho Álvarez di cui vi proponiamo la nostra recensione. La commedia musicale è disponibile su Amazon Prime Video da lunedì 25 gennaio dopo un breve passaggio nelle sale cinematografiche spagnole lo scorso ottobre. Nel cast, accanto alla protagonista Ingrid Garcia-Jonsson, anche Pedro Casablanc, Veronica Echegui, Fernando Guallar Fran Morcillo, Natalia Millan e Giuseppe Maggio. Ballo ballo è una collaborazione italo-spagnola prodotta da RTVE e Indigo Film con Rai Cinema.

Dopo aver lasciato il suo fidanzato Massimiliano (Giuseppe Maggio) all’altare, Maria (Ingrid Garcia-Jonsson) torna in fretta e furia da Roma alla sua Madrid. Al terminal conosce Amparo (Veronica Echegui), fa amicizia con lei, si trasferisce a casa sua e inizia a sua volta a lavorare in aeroporto. Ed è proprio lì che incontra Pablo (Fernando Guallar), un passeggero che ha smarrito la valigia. Fra i due c’è sin da subito della chimica e Maria fa di tutto per riportargli la valigia di persona. Si ritrova così negli studi della RTVE, dove il padre di Pablo lavora. Lì si fa notare dal regista de “Le Notti di Rosa”, un popolarissimo programma musicale, che le offre un posto nel corpo di ballo dello show. È l’inizio della rincorsa a un sogno fatta di speranza, romanticismo, ribellione e delusioni. Tutto sulle note dei brani più famosi di Raffaella Carrà.

Indice:

Tuca Tuca e censura – Ballo ballo, la recensione

Ballo ballo si svolge nella Spagna del 1973, ancora sotto la dittatura del Caudillo Francisco Franco. Anni di passaggio particolarmente duri per la possibilità di esercitare un libero pensiero in generale e in particolare nel mondo dello spettacolo. Franco esercitava un forte controllo su tutto ciò che passava sulla televisione nazionale, tramite figure di censori appositamente individuate. Questa figura è rappresentata dall’inflessibile Celedonio, il padre di Pablo. Celedonio gira per gli studi di registrazione de “Le Notti di Rosa” armato di righello e per la sala di montaggio munito di un simbolico paio di forbici gigantesche. Controlla la lunghezza delle gonne delle ragazze del corpo di ballo e piazza enormi spille a forma di fiore sulle scollature. E il sogno di Maria, ben presto, si scontra con la dura realtà della censura; soprattutto quando Celedonio passa il testimone al figlio Pablo.

Quando Pablo passa al controllo della decenza e del buon costume della trasmissione, la relazione appena nata tra lui e Maria ne risente inevitabilmente. Maria crede con tutta se stessa nel sogno di diventare una ballerina ma crede ancora di più nel valore fondamentale della libertà. Libertà di esprimersi attraverso la danza e con essa mostrare in diretta nazionale che è tempo di ribellarsi al bigottismo; tempo di dimostrare che non c’è scandalo nel corpo femminile e che scoprire un ginocchio non è certo un segno di immoralità. Nacho Álvarez sintetizza queste istanze nell’irresistibile numero sulle note di A far l’amore comincia tu, trasmesso in diretta la notte di Capodanno. Numero bruscamente e perfidamente interrotto e che sfocia in una versione amara e arrabbiata di Rumore, che tira le fila della storia fino a quel punto. E mette in moto una vera e propria rivoluzione.

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Ballo ballo. El Sustituto Producciones, Indigo Film, RTVE, Rai Cinema

My Heart Goes Boom!

Proseguiamo la nostra recensione di Ballo ballo prendendo in prestito il titolo del film nella traduzione inglese. My Heart Goes Boom! rimanda a quello “scoppia, scoppia, mi scoppia il cuor” in A far l’amore comincia tu, centrale nel film. Ballo ballo è una commedia musicale leggera e romantica, intelligente e autenticamente divertente. Essenziale nella struttura, accattivante nella sua confezione volutamente kitsch e perlopiù riuscito nei meccanismi. Che non manca di toccare anche temi scottanti – le molestie sul lavoro, per citarne uno – ma che nelle due ore di durata distribuisce generoso manciate di allegria. Certo la critica al franchismo e gli inserti più seri rimangono in superficie, ma è evidente nelle dinamiche narrative come lo scopo di Álvarez non sia quello. Ballo ballo non è un pamphlet contro la dittatura franchista; qui la censura bigotta e oscurantista è solo il contesto in cui si sviluppa la storia.

È la storia di un sogno che si scontra con queste realtà mettendone in luce gli anacronismi; una storia semplice di riscatto e di rifiuto all’omologazione che strizza l’occhio al cinema queer. E Raffaella Carrà è una delle icone assolute della comunità LGBT+ in Spagna come in Italia. Non è un film di denuncia, non ha nella critica la sua forza e il suo scopo. Ballo ballo è onestissimo intrattenimento, il racconto senza pretese di una storia a colpi di Tuca Tuca, Rumore, Fiesta e va visto tenendo questo bene in mente. Nacho Álvarez lo sa e lancia varie esche allo spettatore affinché si lasci trascinare. E bisogna dirlo, è una sfida che si accetta volentieri e varie volte il cuore si ritrova a fare boom. Si sta al gioco, pur con qualche picco glicemico qua e là, soprattutto su un finale così lieto che più lieto non si può.

Considerazioni finali – Ballo ballo, la recensione

Avviandoci verso la conclusione della nostra recensione di Ballo ballo, sarà chiaro come l’esordio alla regia di Nacho Álvarez sia da promuovere, esattamente per quello che è. Una commedia musicale godibilissima, due ore di svago e allegria che consigliamo di concedersi. Pur con le sue ingenuità e i suoi difetti, pur con le sue soluzioni un po’ scontate e la sua sceneggiatura a tratti davvero semplicistica. In altre parole, conviene evitare se si desidera un film con personaggi approfonditi, una trama complessa e una morale da interpretare. Qui la morale è servita su un piatto d’argento, insieme a un messaggio di inclusione e all’incitamento a credere nei sogni e perseguire i propri obiettivi. Eppure Ballo ballo in qualche modo funziona, sicuramente non come un film da ricordare negli anni, ma di certo come operazione riuscita di intrattenimento.

Il consiglio è quello di guardare il film in lingua originale sottotitolata, evitando il doppiaggio italiano. Nella versione italiana le canzoni di Raffaella Carrà non sono riscritte e rivisitate per adattarsi e accompagnare la storia come accade in quella originale. Una pecca non da poco che aggiunta a diversi problemi di fuori sincrono rendono il doppiaggio davvero scadente. L’invito è quindi quello di cedere alla tentazione del guilty pleasure Ballo ballo; vi ritroverete senza nemmeno accorgervene a tenere il tempo e canticchiare. E non c’è niente di male, provare per credere.

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Ballo ballo. El Sustituto Producciones, Indigo Film, RTVE, Rai Cinema

Ballo ballo

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Due ore di onesto, godibilissimo intrattenimento
  • Bell'equilibrio fra parti recitate e numeri musicali

Lati negativi

  • Sceneggiatura a tratti troppo semplicistica
  • Il doppiaggio italiano proprio non funziona

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