Barbari: recensione della serie Netflix tedesca

Serie Tv su una delle storiche sconfitte dell'esercito romano

Le serie televisive ed i film ambientati nell’epoca classica sono forieri di un fascino inimitabile. Essi mettono in risalto la nobiltà di popoli oramai divenuti mitici come quello dei romani, quello dei greci o quello dei persiani. Barbari, la cui recensione trovate di seguito, pone invece lo sguardo ai confini dell’impero romano. La serie prodotta da Netflix si focalizza sulla cultura e le tradizioni del popolo germanico, che riuscì a scalfire l’onore e l’imponenza dei romani. Barbari racconta vicende storiche avvenute poco dopo lo 0 a.C., quando ancora la stirpe di Romolo credeva negli dei pagani.

Profonde differenze intercorrevano tra i germani e la cultura latina, ma Roma non volle mai sotterrare le tradizioni di coloro i quali conquistava. Puntava invece ad un’integrazione conservativa, ritenendo che libertà di culto e politica interna aiutassero a soggiogare popolazioni così intrinsecamente diverse. Lo scontro culturale è posto al centro delle puntate che compongono la serie ed è il motore che trascina praticamente tutti gli avvenimenti narrati. Il racconto storico viene portato avanti attraverso espedienti inediti.

Indice

Trama – Barbari, la recensione

Arminio è un prefetto romano che mantiene l’ordine per conto dell’impero sul popolo dei Cherusci. Il giovane non è però di origine latina, ma è il figlio dello stesso capo germanico Segimero che fu costretto a consegnare ai legionari il primogenito come tributo. Il legato Varo lo crebbe come un figlio, insegnandogli cultura, lingua e tradizioni di Roma. Thusnelda e Folkwin, suoi amici di infanzia, non sopportano più le pressioni poste da Varo ed i suoi soldati e provocano le legioni con un’incursione nell’accampamento.

L’incontro dei tre provoca una divisione interna in Arminio che riserva odio per il padre che lo cedette ai nemici, ma al contempo amore verso il popolo a cui veramente appartiene. Varo rappresenta per lui non solo un faro, ma anche il volto degli invasori che stanno provocando indicibili sofferenze ai germani. Barbari percorre le turbe e i pensieri di Arminio, che diventa metafora stessa dello scontro culturale tra i due popoli. Civiltà diverse e antitetiche, destinate ad uno scontro imperituro.

Barbari recensione

Barbari (2020) – Netflix

La cultura come guerra interiore

Per godere appieno della serie è consigliabile la visione in lingua originale. Lo scontro culturale viene assorbito anche attraverso le profonde differenze linguistiche. L’irruenza del tedesco dichiara guerra alla dolcezza del latino. Questa divergenza è lo specchio dei due popoli. Barbari ne esplora anche i più sottili aspetti ed Arminio è al centro di tutto ciò. La frattura interna del prefetto romano si riflette sulla frattura geografica e politica ed istruisce il pubblico su una problematica spinosa che l’impero romano dovette affrontare..

Un regno così esteso inglobava culture e tradizioni molto diverse tra loro. La politica imperialista consentiva libertà ai popoli soggiogati a patto che essi tributassero all’impero ricchezze e risorse. Questa libertà in molti casi consentì di mantenere il giogo pacificamente, ma in altri casi il risultato non fu positivo. I germani non comprendevano il modus operandi dei romani e molte decisioni politiche rappresentarono per i barbari insulti e profanazioni. La serie tv prodotta da Netflix pone in risalto questo risvolto, con l’obiettivo di un’analisi antropo-sociale che raramente prodotti simili hanno mai portato avanti.

Costumi e trucco – Barbari, la recensione

Per quanto siano elogiabili aspetti come regia e fotografia, tra gli elementi tecnici che spiccano vi sono sicuramente trucco e costumi. Le conoscenze storiche dei nostri tempi consentono di avere un’immagine chiara di come i popoli dell’epoca vestissero e si comportassero. Queste nozioni vengono sfruttate al meglio per mettere in scena rappresentazioni estremamente dettagliate. Accampamenti romani e villaggi barbari si presentano in maniera completamente differente e sono un ulteriore mattone posto a costruire il muro culturale tra i due popoli.

Le scene di guerra sono il fiore all’occhiello. La sceneggiatura non solo sviscera ed analizza tatticamente le manovre militari, ma le vesti di guerra hanno un potere scenografico imponente. L’avanzata dei barbari truccati a dovere è portatrice di terrore per i nemici e per lo spettatore. Thusnelda, splendida regina dei Cherusci, si trasforma in un demone guercio, in grado di destabilizzare anche l’animo più temprato dei veterani di guerra romani. La donna impersona un demone nero, pronto a scagliare la propria ira sugli avversari. Il trucco è anche simbolo della decisione finale compiuta da Arminio ed è simbolo di un avvenimento narrativamente centrale.

Barbari recensione

Barbari (2020) – Netflix

Personaggi e cast

La recensione di Barbari non può esimersi dal considerare la perfetta costruzione dei personaggi. Essi si basano anzitutto su interpretazioni attoriali degne di nota ed una scelta saggia del cast. Attori italiani interpretano i romani, mantenendo fedele la pronuncia delle parole latine. I fenomenali interpreti tedeschi che invece impersonano i germani ne esaltano le caratteristiche storiche. Thusnelda incarna un animo irruento e bellicoso in uno splendido aspetto (dato dall’attrice Jeanne Goursaud), Folkwin combatte i propri istinti amorosi per permettere ai germani di ottenere la libertà e Arminio è il fulcro dell’intera serie TV.

I personaggi secondari sono solidi e anch’essi molto ben interpretati. Tra tutti spiccano il capo dei Cherusci, padre biologico di Arminio, che soffre la propria impotenza dinnanzi a Roma. Il perfido padre di Thusnelda, Segeste, sparge continuamente benzina, contribuendo ad uno decorso fluido della narrazione. Il cast ed il ventaglio dei personaggi costituiscono dunque un punto di forza per una serie che difficilmente mostra il fianco. Ciascuno di essi è fondamentale ed ha un ruolo funzionale nell’economia generale della messa in scena.

Considerazioni finali – Barbari, la recensione

Netflix fa decisamente bingo con una serie tv per certi versi insperata ed inaspettata. Barbari rappresenta la risposta tedesca a Vikings e altre opere simili. La produzione pone l’accento sull’esplorazione delle divergenze culturali tra germani e romani e, come raramente accade, mette al centro della narrazione i primi. I cattivi sono rappresentati dal popolo romano, un antagonista che il più delle volte vediamo dall’altro lato del campo di battaglia. Esattamente come in Spartacus, lo spettatore è posto tra gli oppressi e conquistati dalla forza militare di Roma.

Questa serie TV non ammicca allo spettatore e non teme di dilungarsi anche in fasi meno concitate. In sei puntate costruisce i presupposti per costruire una delle battaglie più gloriose mai viste nel piccolo schermo. Una conclusione tanto attesa che appaga dopo preparazioni certosine ed analisi psicologiche dei protagonisti. Lo scontro culturale diventa un’epica battaglia sanguinaria, elemento decisivo che porta la recensione di Barbari ad avere un giudizio molto più che positivo.

Voto - 9

9

Lati positivi

  • Interpretazioni solide
  • Storicamente dettagliato

Lati negativi

  • Sviluppo iniziale lento

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