Che fine ha fatto Sara? – Recensione della seconda stagione della serie Netflix

Chi è davvero Sara? Quali nuovi misteri si celano dietro la sua figura? La seconda stagione della serie messicana Netflix

La prima stagione di Che fine ha fatto Sara? è stata uno dei contenuti più visti su Netflix al momento dell’uscita lo scorso marzo. Ora, a poco meno di due mesi di distanza, arriva Che fine ha fatto Sara 2, di cui vi proponiamo la nostra recensione. Torna il mistero della morte di Sara Guzman, tornano i propositi di vendetta di suo fratello Alex e gli intrighi della famiglia Lazcano. La seconda stagione si articola in 8 episodi, contro i 10 della prima; 45 minuti per ogni puntata e il solito andamento narrativo che predispone a una visione tutta d’un fiato. Nella prima stagione tutto (o quasi) ruotava attorno al giallo dell’omicidio di Sara per cui Alex aveva pagato, ingiustamente, con diciotto anni di carcere. Il cliffhanger finale col ritrovamento di uno scheletro nel giardino dei Guzman rimette in moto la vicenda da dove si era interrotta.

Nemmeno a dirlo, la storia si fa sin dalle prime battute intricata e contorta; colpi di scena, rivelazioni, nuovi personaggi e una sfilata di misteri e sotto-trame a matrioska. Alex deve scoprire prima della polizia l’identità del cadavere ritrovato nel giardino di casa tramite le indicazioni sul diario di Sara. Quello stesso diario porta alla luce aspetti inquietanti sulla natura della ragazza; primo fra tutti, un grave disturbo psichiatrico. Chi era davvero Sara? Questa domanda apre nuovi scenari e altri retroscena sulla morte della ragazza. La famiglia Lazcano merita davvero tutto l’odio covato da Alex negli anni? Chi sono i veri mostri in questa storia di cui sembra impossibile venire a capo senza svelare altre nefandezze? Queste le domande cui il creatore José Ignacio Valenzuela cerca di rispondere. Vediamo nella nostra recensione di Che fine ha fatto Sara 2 con quali risultati.

Indice:

Una sceneggiatura senza freni – Che fine ha fatto Sara 2, la recensione

Nella prima stagione della serie venivano recuperati, all’inizio di ogni episodio, i momenti salienti di quello precedente. A fronte di tale consuetudine colpisce l’assenza di un “nelle puntate precedenti” all’inizio di Che fine ha fatto Sara 2 che, invece, non avrebbe guastato. Questo perché, con tutta la buona volontà e nonostante la pausa relativamente breve tra le due stagioni, non si riesce a ricordare tutto. Valenzuela parte in quarta e non molla mai la presa. Rovescia addosso a chi guarda una quantità di storie, sotto-trame e deviazioni una dopo l’altra, senza freni. Già nella prima stagione la carne al fuoco non mancava ma tutto sommato la narrazione correva entro due binari: la morte di Sara e gli intrighi della famiglia Lazcano. Qui si aggiungono la condizione psichiatrica di Sara, la ricerca dell’identità dello scheletro in giardino, i tormenti amorosi di Alex ed Elisa, la parabola discendente di Cesar Lazcano.

Questo solo per citare le vicende dei personaggi principali. Quelli secondari – tutti, dal primo all’ultimo – hanno un loro spazio, un loro ruolo più o meno chiaro, il loro arco narrativo, la loro dose di misteri. Il problema è che spesso i conti non tornano, la coerenza si perde per strada e la coesione tra le parti si sfilaccia in maniera irrimediabile. Star dietro alle linee narrative diventa faticoso e la questione Sara viene a tratti abbandonata per essere ripresa quando ormai il filo si è perso quasi del tutto. La credibilità di alcune trovate, che mancava in parte già nella prima stagione, in Che fine ha fatto Sara 2 viene meno quasi del tutto. Se lì si stava al gioco e a tratti ci si divertiva, qui ci si sente sopraffatti e quel tocco di trash tutto sommato godibile lascia spazio a un ridicolo spesso indigesto.

Analisi

Come accennato in apertura della nostra recensione di Che fine ha fatto Sara 2, la seconda stagione si articola in 8 episodi. Otto episodi in cui il ritmo oscilla tra il dilatato e l’incalzante, complice anche un montaggio che lancia diverse sfide. Alcuni episodi sembrano montati appositamente per confondere le idee; i piani temporali non sono più solo due come nella prima stagione e i flashback aumentano sensibilmente. Se i raccordi non sono chiari – e molti qui non lo sono – si perde il filo del discorso. Alcuni personaggi spariscono, altri tornano, qualcuno muore per davvero, qualcuno per finta; personaggi introdotti come marginali acquisiscono importanza fondamentale sul finale profetizzando la minaccia di una terza stagione. Il personaggio di Sara sembra scritto con lo scopo principale di risultare antipatico, a tratti insopportabile. Su come viene affrontato il discorso sul suo disturbo psichiatrico è bene invece stendere un pietoso velo.

Nella foga di chiudere quante più storyline possibili, Valenzuela adotta soluzioni degne di una farsa. Fulgido esempio in questo senso sono le linee narrative di Mariana e Cesar, capostipiti di casa Lazcano. Ci sarebbe di che ridere se non fosse che, soprattutto nel caso della prima, il tutto venga propinato con una certa gravitas. Dall’inizio alla fine della serie, poi, viene da chiedersi se qualcuno, nel team creativo, si sia mai posto il problema dell’immagine del Messico che emerge dalla serie. Tutti commettono indisturbati ogni genere di reato; si spara, si incendiano strutture, si commettono omicidi in ospedale nell’indifferenza generale. Non c’è traccia della legge, in qualsivoglia forma, e anche questo è un elemento scarsamente credibile. A meno che (eventualità remota) lo scopo non sia quello di lanciare un messaggio sulle istituzioni messicane, il quadro che ne risulta è piuttosto grottesco.

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Considerazioni tecniche e conclusioni – Che fine ha fatto Sara 2, la recensione

Dal punto di vista tecnico, le caratteristiche salienti sono quelle della prima stagione della serie, ma anche in questo caso portate all’eccesso. Regia e messa in scena sono ancora una volta quelle tipiche della soap opera, con un occhio di riguardo al sensazionalismo. Ritroviamo i primi piani sui volti degli attori, sui loro corpi e l’attenzione ai dettagli degli ambienti. Ancora una volta le scelte di fotografia, soprattutto negli interni, sono funzionali alla creazione di atmosfere tipiche del thriller. Se, come già accennato, la sceneggiatura procede senza freni, altrettanto fanno le interpretazioni del cast; in tal senso questi due elementi sono due facce della stessa medaglia. Gli otto episodi di Che fine ha fatto Sara 2 sono un tripudio di urla, gesti enfatici, risate malvage, linee di dialoghi pronunciate con toni solenni e drammatici.

Arrivati alla conclusione della nostra recensione di Che fine ha fatto Sara 2, sarà chiaro come dalla prima alla seconda stagione della serie ci sia stato un certo peggioramento. La prima stagione, fruita col dovuto occhio critico, intratteneva, coinvolgeva, funzionava nel suo essere una soap opera a tinte gialle furbamente congegnata. Che fine ha fatto Sara 2, invece, è piuttosto estenuante, faticosa nel suo essere così sovrabbondante. Si arriva all’ultimo episodio con un certo sollievo mentre, fra un buco di sceneggiatura e l’altro, la vicenda di Sara, finalmente, si conclude. O, almeno, così pare. Perché il sollievo dura poco ed ecco che un personaggio apparentemente marginale torna in scena investito della carica di deus ex machina. Il caso Sara non è chiuso proprio per niente, quello che abbiamo appena visto perde di senso, è tutto da rifare. Speriamo, se la terza stagione dovesse essere confermata, in meglio.

 

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Che fine ha fatto Sara - Seconda stagione

Voto - 4

4

Lati positivi

  • La durata degli episodi presta volentieri il fianco a una visione tutta d'un fiato

Lati negativi

  • Troppe sotto-trame, un andamento a tratti faticoso complicato da un montaggio che confonde e complici i numerosissimi salti temporali
  • Recitazione sempre e solo sopra le righe, trovate e soluzioni di sceneggiatura quasi mai credibili

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