Feel the Beat: recensione del dance movie disponibile su Netflix

Lo spettacolo è nelle diversità nel nuovo film Netflix

Una storia di danza e riscoperta di sé. O meglio, una storia di riscoperta di sé attraverso la danza. Quella di April, ballerina che sogna Broadway ma che troverà la felicità come insegnante di un gruppo amatoriale, è una fiaba con happy ending tipica del cinema a stelle e strisce. Feel the Beat, il film di cui vi proponiamo la recensione, s’inserisce perfettamente nel folto filone dei dance movies del 2000 per tematiche e personaggi ma è anche un film sulle diversità come vero e proprio spettacolo creativo e artistico. Disponibile in questi giorni sulla piattaforma streaming Netflix, il film diretto dalla regista Elissa Down, (conosciuta principalmente per The Black Balloon) e scritto da Michael Armbruster e Shawn Ku, tenta un approccio da musical ma finisce per danzare una coreografia prevedibile e di cui già conosciamo i passi.

La lunga storia fra la danza e il cinema inizia cronologicamente con Loie Fuller, pioniera della danza moderna, che veniva ripresa nelle sue danze serpentine dai fratelli Lumiere già a partire dal 1986. È un secolo dopo però che i film sulla danza vivono un vero e proprio exploit. La danza si sposta sulle strade o nelle competizioni (Step Up, Honey), si amalgama al coming of age (Save the Last Dance, Frances Ha, Billy Elliot) o diventa simil-documentario sulle grandi compagnie di danza contemporanea (The Company, Flesh & Bone). Ma non sempre quantità corrisponde a qualità. In questi ultimi anni infatti, sulla scia di grandi successi al botteghino molte produzioni hanno deciso di puntare molto su questo genere, strizzando l’occhio ad un pubblico di appassionati e di giovanissimi/e che amano vedere coreografie unite a storie di formazione. È il caso di Feel the Beat, film che analizzeremo nella recensione che segue.

Indice:

La trama – Feel the Beat, la recensione

Invece di spostarsi esegue una pirouette, per raccogliere un oggetto a terra fa un penché, quando cammina sembra che stia sfilando sopra la passerella. April (interpretata dall’attrice Sofia Carson) è una ballerina, lo capiamo sin da subito, e sta per svolgere un provino per un importate spettacolo a Broadway. A causa di un incidente dall’humor agrodolce in cui sarà coinvolta una famosissima coreografa agée, però, April sarà costretta a subire le conseguenze dell’accaduto che ormai dilaga in un video sui social.

La giovane protagonista tornerà a malincuore a New Hope, una cittadina del Winsconsin che ricorda la Stars Hollow di Una mamma per amica. Lì diventerà insegnate danza per un gruppo di bambine. Per April questa sarà l’occasione per poter rivalutare la sua idea di sogno e di perfezione. Una madre assente, un padre accogliente ma rigido (Enrico Colantoni), una storia d’amore da romanzo young-adult finita, un’insegnate sopra le righe (Donna Lynne Champlin), una competizione di danza per mostrare la propria arte davanti ad un famoso coreografo. Il film della regista australiana pesca qua e là in qualcosa che abbiamo già visto altre volte, riservando brevi e fugaci momenti emozionanti nelle numerose sequenze coreografiche.

Dancing Queen

Se c’è un aspetto che non delude in Feel the Beat quello è la presenza di molti numeri di danza. Non è così scontato infatti che in un dance movie la danza acquisti una presenza rilevante nel corso del racconto. Ma il film Netflix riesce fortunatamente ad inserire numerose sequenze di ballo. Dal provino in stile Chrorus Line iniziale, in cui il film anche per battute e ritmo sembra avvicinarsi a quello del musical, nel corso dei 109 minuti sia che siano eseguite in una scuola di danza, che su un campo di grano, che su un palcoscenico le coreografie rendono Feel the Beat non un film che parla di danza, bensì un film che mostra la danza. E’ una danza 2.0 che si esegue anche nei moderni contest televisivi, nei quali la competizione è portata alle stelle.

feel the beat recensione

Feel the Beat. Resonate Entertainment, Bitter Boy Productions Ltd, DeluxeFAM Contenidos

Non manca di certo un tono ironico e leggero, anche se ciò non salva un prodotto come Feel the Beat. Ballare diventa possibilità di successo solo nell’esecuzione perfetta dei passi in un provino; oppure diventa movimento liberatorio da eseguire in solitudine, senza musica, tirando fuori un dolore inespresso da un’adolescente che ha perso la madre. Muovere il corpo diventa la possibilità di espressione in una giovanissima ballerina che non ascolta il ritmo della musica ma piuttosto lo sente. Danzare davanti ad un pubblico in un’importante competizione vuol dire mettersi alla prova e acquisire sicurezza per chi, quella sicurezza, non l’ha ancora trovata – andando però incontro, senza evitarli minimamente, a tutti i cliché legati a film dello stesso genere.

Tutti insieme appassionatamente – Feel the Beat, la recensione

Riscoperta di sé ma anche di un senso di comunità perduta. Dalla competitiva metropoli di New York, la protagonista torna nella piccola città di provincia; lì tutti si conoscono e tutto sembra rimasto piccolo, umile ma fortemente comunitario. La preparazione della competizione del gruppo della scuola di danza, portata avanti con non poche difficoltà economiche da Miss Barb, diventa per New Hope mobilitazione sociale per avere successo e superare le gare nazionali. Anche le figure maschili, che anche se nel film sono comunque piuttosto marginali, nel corso del racconto assumono ruoli che generalmente vengono attribuiti a figure femminili e materne.

feel the beat recensione

Feel the Beat. Resonate Entertainment, Bitter Boy Productions Ltd, DeluxeFAM Contenidos

Fratelli e padri che aiutano le giovani allieve a eseguire un passo di danza, acconciare i capelli prima delle competizioni, fare da partner nelle prese, disegnare e preparare i costumi per la competizione. In Feel the Beat non mancano di certo scene d’insieme tipiche di un certo tipo di commedia e soprattutto del musical. Mai forse come in questo periodo, nel film Netflix uno dei soggetti protagonisti è proprio la socialità e la riscoperta dell’unione come forza vincente. Anche se purtroppo, alla fine, questi elementi non trovano una loro forma ben definita, andando incontro a sviluppi confusi e disomogenei.

Hey Teacher!

Un pregiudizio alquanto diffuso nel mondo della danza è quello che insegnare equivalga in qualche modo ad un personale fallimento artistico. È esattamente quello che pensa April quando le viene proposto di guidare il gruppo di bambine. Ed è con un atteggiamento di superiorità e sufficienza che si rivolgerà alle piccole. Ma nella morale del film per andare avanti bisogna tornare indietro; immedesimarsi nella paura e nell’incertezza degli inizi, di quando si sogna la danza ma c’è ancora da provare e riprovare. Costruito attorno al raggiungimento della perfezione, il carattere algido e glaciale di April verrà decostruito proprio da quel gruppo di piccole ballerine che la supporteranno nella sua scelta finale. La riluttanza iniziale di April ad aprirsi all’insegnamento muterà nel tempo sviluppando un’importante – anche se non molto incisiva – riflessione sulla crescita personale e sulle esperienze.

L’insegnate di danza per molti giovani è una figura legata all’impegno e alla disciplina. Ma così come lo è April per il gruppo di bambine, può essere di certo anche una figura protettiva a cui ispirarsi. Cadere per poi rialzarsi. Feel the Beat condensa cliché sul mondo della danza bilanciando maldestramente messaggi sull’importanza del gruppo e della diversità. Di certo però il pubblico a cui si rivolge è quello di giovanissimi. Non solo per toni, personaggi e colonna sonora ma soprattutto per la parabola fiabesca di una giovane donna. Essa può facilmente coinvolgere un preciso pubblico adolescenziale, limitandosi però a questa cerchia di spettatori per mancanza di idee originali e coinvolgenti.

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Feel the Beat

Voto - 4

4

Lati positivi

  • La presenza di molti numeri di danza

Lati negativi

  • Troppi cliché sulla danza
  • Mancanza di idee e originalità

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