Gleipnir: recensione della nuova serie anime su VVVID

Una prima stagione fra mistero, azione ma anche molto fanservice

Fra le uscite primaverili nel mondo dell’animazione c’è anche l’adattamento dei primi capitoli di Gleipnir, di cui parleremo in questa recensione. L’anime è andato in onda dal 6 aprile al 29 giugno sulla piattaforma streaming di VVVID. Il manga da ci è tratta la serie è un seinen. I prodotti seinen pur avendo spesso protagonisti simili a quelli degli shonen, si differenziano per una diversa maturità sia artistica che, soprattutto, tematica. Sono titoli indirizzati il più delle volte ad un pubblico/lettore più adulto e di conseguenza, nella loro versione cartacea, pubblicati su riviste diverse e specializzate. Tra essi si possono citare le opere di Takehiko Inoue o di Naoki Urasawa.

Gleipnir è serializzato a partire dal 2015 dalla rivista Kodansha. L’autore dell’opera, ancora incompleta ma prossima alla conclusione, è il mangaka Sun Takeda. In Italia il manga ha iniziato ad essere edito dalla Panini Comics a partire dal 2018. L’anime è stato adattato da Pine Jam, studio d’animazione nato nel 2015 che grazie agli ultimi lavori ha attirato su di sé le attenzioni, provando ad emergere tra i grandi. Il regista dell’adattamento animato è Kazuhiro Yoneda, già famoso per aver diretto la regia dell’anime Akatsuki no Yona. Di seguito la recensione di Gleipnir.

Indice

Una trama fatta di equilibri

Il protagonista si chiama Shuichi Kagaya. Egli sembra un normale studente delle superiori se non fosse che può trasformarsi a comando in un gigantesco orsacchiotto dalle sembianze canine. Non ha ricordi di quando o come è avvenuta la prima volta questa sua trasformazione. Grazie a questo potere, l’olfatto di Shuichi è sviluppatissimo e gli permette di captare persone, situazioni particolari e pericoli. Grazie a queste sue abilità una notte riesce a da un incendio Claire Aoki. Purtroppo però nel salvataggio dimentica il suo cellulare e Claire viene a conoscenza del suo segreto. Ricattato e manipolato, Shuichi viene costretto da quest’ultima ad aiutarla nella ricerca di altri mostri simili a lui. Cosa c’è dietro la trasformazione di Shuichi e di molti altri abitanti della cittadina?

Gleipnir- Pine Jam Studio

Gleipnir. Pine Jam Studio

La storia, così come i suoi personaggi, sono sviluppati bene nell’arco dei tredici episodi. Le atmosfere e gli sviluppi, specie quelli personali e secondari, incuriosiscono sempre più con il progredire del racconto. Purtroppo però, nonostante questi elementi positivi, l’esagerazione al servizio del fanservice tende a stonare con il resto. Banalmente si potrebbe riassumere con il classico “idea originale sviluppata nel modo peggiore”. Grande spazio è dato alla nudità e ad elementi legati ad essa che non hanno alcun fine narrativo; anzi, alla lunga risultano fuori luogo, se non sgradevoli. Rinfarcendo la trama di questi elementi e bilanciandola con l’ottima costruzione del contesto e dei personaggi, essa risulta equilibrata ma comunque entro i limiti della mediocrità.

Cambiamento e potere – Gleipnir, la recensione

La prima parte di Gleipnir soffre di quegli elementi negativi sopracitati che finiscono per far passare in secondo piano la storia e i suoi significati. Una pesantezza ingiustificabile che fa perdere l’energia che certi contenuti più delicati avrebbero potuto avere. Quando però lo spettatore sembra essersi rassegnato alla superficialità del prodotto la seconda parte prova a risollevarne le sorti; emergono così poco a poco le due tematiche principali: il desiderio di cambiare e la brama di potere. Temi già visti ma sempre d’impatto e, almeno sulla carta, ottime premesse per il coinvolgimento.

Anche in Gleipnir essi sono elementi che riescono a far risaltare i lati più oscuri della personalità e della natura umana. In questo caso però con una particolarità. I personaggi, specie quelli principali e ad un primo momento classificati come buoni/cattivi, spesso celano segreti e misteri che hanno a che fare con la loro personalità e il loro attuale status. Grazie a ciò Gleipnir porta lo spettatore a rivalutare in corso d’opera le sue opinioni sulle vicende e sugli stessi protagonisti, mossi da motivazioni inaspettate. Così la serie prova in parte a svecchiare alcuni elementi tipici di questo tipo di narrazione.

Comparto tecnico – Gleipnir, la recensione

Tecnicamente Gleipnir, al netto di qualche imperfezione, mostra una buon fattura. Le ambientazioni, variegate e ricche di particolari, riescono a mostrare la quotidianità delle cittadine montane giapponesi. Il tratto leggero e i colori accesi fanno risaltare ulteriormente la frenesia degli scontri, già egregiamente dinamizzati. Nonostante la costante di parecchia violenza, però, la presenza di sangue è praticamente nulla. Le poche scene in cui dovrebbe essere presente l’elemento più truce e macabro sono tutte censurate attraverso l’oscuramento del personaggio: aspetto che potrebbe dividere gli spettatori, tra palati più delicati e amanti della violenza più esplicita. La fantasia usata nello sviluppo delle trasformazioni, poi, risulta originale e dettagliata. Nessuna trasformazione è sviluppata e caratterizzata casualmente, rispecchiando le personalità dei personaggi nella loro versione mostruosa.

Gleipnir- Pine Jam Studio

Gleipnir. Pine Jam Studio

Come già detto, però, Gleipnir ha delle evidenti pecche.. I personaggi femminili e quelli maschili sembrano illustrati da artisti diversi, da mani diverse. Sembra infatti esserci una profonda discrepanza nella concezione dei due generi. Se i personaggi femminili riescono a incantare e attrarre, attraverso proporzioni e lineamenti equilibrati, quelli maschili sembrano sghembi, abbozzati e disordinati. Questi ultimi, in vari episodi e situazioni, risultano imbarazzanti specie per gli elementi fisici e corporei, mai bilanciati o curati. Una differenza che risulta inspiegabile. Divario che si presenta sin dalle prime battute, portando ad un forte senso di disagio ogni qual volta emerge.

Considerazioni finali – Gleipnir, la recensione

Così come a scuola, Gleipnir è intelligente ma non si applica. Non si potrebbe riassumere meglio il giudizio su un anime che non riesce ad andare oltre la sufficienza. Da una parte ci sono l’originalità e l’innovazione, parziale, che vengono mostrate sia in campo tematico/narrativo che nell’animazione. Che si parli dell’idea alla base della trama, dello sviluppo dei personaggi o di gran parte del comparto tecnico, è difficile non promuovere il tentativo di creare un prodotto innovativo.

L’estremo ricorso ed elementi fanservice (specie nella presenza di cliché di troppo che banalizzano il tutto), lo stile di disegno di alcuni personaggi e la superficialità con cui sono stati messi in scena molti episodi, però, vanificano ogni accenno di originalità. Il finale, con i suoi colpi di scena, lascia incuriositi ma non riesce completamente a riscattare un prodotto che viaggia al limite della mediocrità per buona parte del tempo. Certo è che il seinen originale, d’impatto ed estremamente coinvolgente, avrebbe meritato maggiore cura nella sua trasposizione animata. Difficile comprendere l’entusiasmo del pubblico per questi primi episodi, mai del tutto originali e nettamente inferiori a prodotti dello steso genere. Non resta che aspettare ulteriori episodi, ancora non annunciati, sperando in un miglioramento che possa alzare l’asticella di un anime ancora acerbo.

Gleipnir

Voto - 6

6

Lati positivi

  • Idea di base originale
  • Nuovo modo di usare tematiche già viste

Lati negativi

  • Fanservice inutile che banalizza il resto
  • Personaggi maschili illustrati con inspiegabile superficialità

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