Hugo Cabret: recensione del film di Martin Scorsese

Eccovi una recensione di Hugo Cabret di Martin Scorsese con Jude Law e Ben Kingsley

Hugo Cabret è un film del 2011 diretto da Martin Scorsese e basato sul romanzo di Brian Selznick La straordinaria invenzione di Hugo Cabret. La pellicola di Scorsese è la prima della sua carriera ad essere in 3D, scelta voluta dal regista per aumentare il coinvolgimento dello spettatore. Hugo Cabret è un film dolce e toccante che ripercorre indirettamente la vita e le gesta di Georges Méliès. Un omaggio al grande cineasta nonché inventore della moderna concezione degli effetti speciali. Una storia umana e commovente che vede tanti volti noti coinvolti nella sua messa in scena. Infatti, Scorsese dirige un cast composto dalle piccole stelle Asa Butterfield e Chloë Grace Moretz, e da grandi nomi quali Jude Law, Ben Kingsley e Christopher Lee. Il film non è solo un omaggio al grande Georges Méliès ma anche a tutto il movimento artistico, letterario e cinematografico di inizio ‘900, periodo nel quale si svolge tutta la storia.

Hugo Cabret inoltre mostra anche una Parigi luminaria, ricca di luci e di vita e in un fervente stato evolutivo, dato dalla recente installazione della luce elettrica. Siamo negli anni della cosiddetta Ville Lumière, gli anni chiamati folles dai più grandi artisti che trovavano in Parigi la culla per la loro arte. Il film è ambientato in un periodo storico molto d’impatto per il cinema, infatti sono gli anni delle grandi rivoluzioni tecnologiche, della liberalizzazione del tempo libero e dell’evoluzione del cinematografo come primo fattore di svago. Il film ricevette diverse candidature ai Premi Oscar, ben 11 vincendone solo 5 per Miglior Fotografia, Scenografia, Sonoro, Montaggio Sonoro ed Effetti Speciali. Invece, Martin Scorsese ricevette il Golden Globe per la Miglior Regia. Di seguito vi proponiamo una recensione di Hugo Cabret, di Martin Scorsese.

Hugo Cabret: recensione

La storia narra le vicende del piccolo orfano Hugo Cabret (Asa Butterfiled), che dopo la morte del padre (Jude Law) a seguito di un incendio, vive con lo zio nella stazione ferroviaria di Montparnasse. Qui aiuta lo zio a riparare gli orologi rotti della stazione e per sopravvivere è costretto ad effettuare dei piccoli furti, e per questo è sotto la costante osservazione dell’ispettore ferroviario Guastav. Nella stazione vi lavora anche Papà Georges (Ben Kingsley), un uomo anziano che ha un piccolo negozio di giocattoli, dal quale il ragazzino ruba degli attrezzi per riparare il suo automa.  Esso apparteneva al padre, e per questo Hugo vi è molto affezionato. Egli passa molto del suo tempo in compagnia del robot l’unico oggetto che gli è rimasto del padre assieme alla passione smisurata per il cinematografo. Successivamente Hugo stringe amicizia con la nipote di Papà Georges, Isabelle (Chloë Grace Moretz).

I due bambini assieme decidono di scoprire quale segreto cela l’automa e tentano di scoprire la sua storia e il perché non funzioni. Hugo ed Isabelle scoprono che per animarlo occorre una chiave speciale a forma di cuore, posseduta proprio da Isabelle. Dopo averlo azionato scoprono che il robot è in grado di disegnare e raffigura come primo disegno una scena del film di Georges Méliès, Viaggio nella luna. Iniziano così le ricerche per capire il motivo per cui Isabelle avesse la chiave dell’automa e chi sia il suo costruttore. In un viaggio attraverso una Parigi quasi onirica, Hugo e Isabelle inizieranno una grande avventura che li porterà a conoscere la storia e le origini del cinema.

Hugo Cabret recensione

Hugo Cabret: un omaggio alla settima arte

ln Hugo Cabret si inneggia fin dai primi fotogrammi all’arte del cinema nella sua totalità. La storia di Hugo che cerca suo padre a trova, invece, il cinema fa del film una vera chicca. Fin dall’inizio si evince che la stazione di Montparnasse è metaforicamente costruita come una grande sala cinematografica, dove prendono vita diverse storie: la fioraia, l’uomo con il cane, ecc. La passione di Scorsese per il cinema viene inserita nel film e la si percepisce nel voler mostrare la missione dedicata alla riscoperta e alla conservazione (fisica e spirituale) del cinema e della sua storia. Il racconto indiretto della vita di Georges Méliès attraverso le avventure dell’orfano Hugo fanno sì che venga recuperato quel pezzo di storia del cinema che ha fondato la concezione di cinema moderno. Scorsese si immedesima nella figura di Georges Méliès come narratore di una storia che dura dal 1895.

Un’avventura nel mondo del cinema dei primi del ‘900, che fa sognare e che porta lo spettatore a riscoprire il fascino della settima arte. Numerosi sono i film che vengono omaggiati, in primis Viaggio nella luna di Georges Méliès, del quale ne viene anche ricostruito il set. Oppure si fa riferimento a Il monello di Charlie Chaplin o a Il fascino discreto della broghesia di Luis Buñuel. Insomma, un film che appassiona, che diverte e che intrattiene facendo luce su una storia del cinema lontana e poco nota. Il tutto contornato da un incedibile lavoro sulla scenografia che ricrea magistralmente una Parigi lumière dedita allo sviluppo della settima arte. In più una fotografia luminosa fa si che lo spettatore venga travolto da una luce speciale, quella del cinema di inizio ‘900.

Hugo Cabret: una cinefilia non per cinefili

Scorsese, nel voler costruire un film per cinefili, ha creato una pellicola degna di nota per appassionati del genere. Ma proprio in questa ossessione per la storia del cinema emerge anche il più grande limite di tutto il film. Perché la cinefilia raccontata da Scorsese appare quasi “per principianti”. Sì perché da Scorsese ci si aspetta un contenuto da narrare, ai cinefili, più ricercato, più di nicchia che faccia sì che il film diventi una pellicola davvero per veri intenditori; come dice di essere. Questa passione per il cinema di Scorsese inserita nel film è troppo sbandierata per un pubblico non adatto. Sottovalutando invece che la storia della grandezza di Méliès i cosiddetti cinefili  dovrebbero conoscerla a memoria.

A frenare l’emozione degli appassionati è il fatto che il film si presenta come una pellicola per intenditori, ma che di fatto è per principianti. Al cinefilo viene tolto il piacere principale: la partecipazione ad una missione clandestina e una caccia al tesoro per l’oggetto del desiderio. La magia dell’esperienza cinematografica è esplicitata solo in pochi minuti e stesso discorso vale sia per il fattore del mistero e per quello dell’avventura. In Hugo Cabret s’invita fin da subito lo spettatore ad ammirare l’elemento sensazionale e ad emozionarsi di fronte al meraviglioso; ma di fatto lo si trasporta lungo un cammino già definito, che nulla ha di sconvolgente. Nonostante sia un vero omaggio al cinema di inizio ‘900, ci sentiamo di dire che Hugo Cabret ostenta una cinefilia non riscontrata effettivamente nella pellicola. Ciò detto non fa scadere del tutto il film, anzi sotto il profilo narrativo Hugo Cabret risulta essere coinvolgente e commovente; ma lo porta solo ad essere un film che parla di cinema ma non per cinefili.

Hugo Cabret recensione

Hugo Cabret: aspetti tecnici

Martin Scorsese con Hugo Cabret sperimenta per la prima volta nella sua carriera il 3D. Questa tecnica di ripresa e soprattutto di proiezione è stata adottata dal film per rendere il tutto più coinvolgente; ma soprattutto, in linea con tutta la pellicola, per rendere omaggio a Georges Meliès, il padre degli effetti speciali e dell’animazione dell’inanimato. La tecnologia tridimensionale in Hugo Cabret smette di essere sfoggio e diviene bullone imprescindibile della costruzione di tutto il film. Scorsese fa un uso di tale tecnologia al meglio, forgiando un risultato accettabile per essere la sua prima volta.

Assieme al 3D è bene menzionare il lavoro fatto sulla fotografia e sulla scenografia. Entrambi gli aspetti premiati con l’Oscar. Sia per la fotografia che per la scenografia è stato fatto un lavoro sublime, che incanta lo spettatore e lo trascina nella Parigi degli anni ’30. La fotografia è curata nei minimi dettaglia e gioca sull’alternanza di colori freddi, come il cielo notturno della città, e colori caldi, come quelli presenti nella stazione di Montparnasse. Il tutto mescolato assieme ad una scenografia che ricrea perfettamente l’atmosfera e l’ambiente parigino.

Conclusioni

Nel complesso Hugo Cabret è un buon film che intrattiene e coinvolge lo spettatore con commozione e sensibilità nella storia. In più rende omaggio ad un grande regista di inizio ‘900, Georges Méliès, e non solo; gesto che rende la pellicola una vera chicca per chi ama film il cinema degli esordi. L’unico limite che si può riscontrare è il fatto che il film si esalta nell’essere una pellicola per cinefili, pur non essendolo completamente; in quanto mancano elementi cardine. A parte questo piccolo inciampo, Hugo Cabret è un film godibile; soprattutto per le bellissime riprese di una Parigi che oggi non esiste più ma che fa sognare ancora tutt’ora.

Hugo Cabret recensione

Voto - 7.5

7.5

Voto

Lati positivi

  • Ottimo cast
  • Buona narrazione
  • Fotografia e scenografia da ricordare

Lati negativi

  • cinefilia "per principianti"

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *