Il tuo ultimo sguardo: recensione del film con Charlize Theron e Javier Bardem

Un amore tormentato tra la direttrice di una ONG e un medico di frontiera

Wren, direttrice di una Organizzazione non governativa, conosce Miguel, medico umanitario, in Liberia. Sullo sfondo della guerra civile, i due lavorano insieme e si innamorano, tra sofferenza e impossibilità di amarsi davvero. Questa è la recensione di Il tuo ultimo sguardo, film del 2016 diretto da Sean Penn, che nelle vesti di regista ha lavorato, tra gli altri, a Into the wild e La promessa. Fanno parte del cast Charlize Theron (Bombshell; Non succede, ma se succede…) nel ruolo di Wren Peterson e Javier Bardem (Dune, Tutti lo sanno) in quello di Miguel Leon. Una piccola parte è affidata ad Adèle Exarchopoulos (Le fidèle, La vita di Adele), che interpreta la cugina di Wren. La pellicola è disponibile su Amazon Prime Video. Ecco la recensione di Il tuo ultimo sguardo.

Io credo che noi guardiamo ai profughi come se lo fossero sempre stati, come se non fossero uguali a noi. Invece sono come noi: hanno un lavoro, sono contabili, insegnanti, manovali, allevatori… e hanno famiglie, e hanno dei sogni come noi.

Indice

La trama – Il tuo ultimo sguardo recensione

Miguel Leon è un medico molto conosciuto che offre le sue capacità nei campi di guerra, come quello in cui opera adesso, in Liberia. Wren Peterson lavora per una Organizzazione che tutela i diritti umani, e nonostante gli studi da medico professionista, non esercita la professione. Quando decide di partire per l’Africa per tastare con mano la grave situazione in cui versano i civili, conosce Miguel. L’intesa tra i due è immediata: lavorano insieme, condividono gioie e dolori e si innamorano.

Wren gli confida che è in Africa per seguire le orme di suo padre, grande attivista che si spese moltissimo per i bisognosi, quasi trascurando la sua stessa famiglia. Miguel le spiega che non cambierebbe il suo lavoro con nulla al mondo, anche se è massacrante e se non diventa mai meno doloroso. I due medici sembrano perfetti l’uno per l’altra, ma il loro amore viene messo di fronte a continui ostacoli, a partire da una visione diversa sui metodi per risolvere i conflitti.

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Il tuo ultimo sguardo. Lionsgate.

Una politica che divide – Il tuo ultimo sguardo recensione

Insieme eravamo necessari, e sentirci necessari era tutto.

Miguel e Wren hanno due visioni completamente differenti sulle politiche da adottare per risolvere i conflitti in corso. Sono d’accordo che aiutare chi è in difficoltà esponendosi sia una delle più alte forme di altruismo, ma Wren crede che l’Occidente possa salvare il mondo se mette insieme le forze. Per questo insiste nel voler dialogare con le Nazioni Unite e tutte le organizzazioni che possano stanziare fondi per la causa. Miguel d’altro canto è convinto che coinvolgere i “benestanti” non serva a molto, e sa che la strada giusta è aiutare i cittadini dei Paesi in guerra sul posto. Per lui trasferire i civili nelle parti del mondo più sviluppate o insistere nel far conoscere quella realtà non serve.

Se riesce a salvare due uomini durante un bombardamento e ne lascia morire cinque, per lui è già una vittoria. Ecco che i due medici si scontrano su un terreno delicato che fatica a dare ragione ad una delle parti. Il confitto interiore è rivolto anche allo spettatore. Gli viene chiesto di mettere in gioco la sua sensibilità, sforzarsi di pensare quale sia il suo punto di vista su una tematica purtroppo sempre attuale. Aiutarli a casa loro facendo il possibile? Cercare di cambiare una volta per tutte come vanno le cose? La risposta sarà data solo ai posteri. Certamente la pellicola, pur riproponendo spesso le stesse dinamiche, fa emergere l’utilità e l’importanza delle attività dei volontari nei territori di guerra. L’unica risposta alla violenza dell’uomo.

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Il tuo ultimo sguardo. Lionsgate.

Ritratto crudo della guerra – Il tuo ultimo sguardo recensione

La storia d’amore dei protagonisti nasce e si sviluppa in correlazione ad un ambiente ostile. La guerra devasta la Liberia e le zone limitrofe; Wren e Miguel non vedono altro che sangue, morte e violenza ovunque posino il loro sguardo. Il dolore che esprimono dai loro volti e coi loro silenzi è tangibile per chi guarda, e l’immedesimazione avviene abbastanza naturalmente. Per questo il film non è adatto per i più impressionabili, considerato anche che tutto ciò che viene ricostruito è ispirato alla realtà. Le scene crude sono alternate di continuo a piccoli momenti di serenità e pace, in cui la fanno da padroni i colori tenui e i raggi del sole che sfiorano gli oggetti in scena. Subito dopo, rossi e neri violenti invadono lo schermo, accompagnati da rumori assordanti e smarrimento negli occhi dei personaggi.

Questo “ping-pong” tra brutalità e tranquillità funziona molto bene ed enfatizza la storia che si sta svolgendo. Alcune scene specifiche, poi, rendono perfettamente l’idea di salvezza e la disperazione che i civili dei Paesi flagellati dalla guerra hanno. Prendiamo ad esempio il momento in cui Miguel sale sull’elicottero per spostarsi in un altro territorio di guerra. Gli africani lo pregano in ginocchio di portarli con sé, gli allungano i loro bambini per metterli in salvo, si appendono con forza all’elicottero rischiando la morte. Sembra che tutto sia meglio di restare in quell’inferno. Come viene esposto da Wren, queste situazioni, la povertà, le malattie, la cattiveria, attentano ai sogni. Spezzano il cuore le scene che vedono come protagonisti i bambini, che salutano l’elicottero come si fa con un amico che è venuto a trovarli e che adesso torna a casa.

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Il tuo ultimo sguardo. Lionsgate.

Considerazioni tecniche – Il tuo ultimo sguardo recensione

Si tratta di un film complesso, con una tematica molto trattata ma che colpisce sempre per la sua crudezza ed estrema disumanità. È interessante scoprire come Sean Penn abbia trattato la guerra in primis per i continui parallelismi tra quella reale e quella interiore dei protagonisti, che spesso si ritrovano a non sapere quali decisioni prendere e come superare tutto quell’orrore. Wren dice di aver trovato la pace in tempo di guerra, ed è un ottimo spunto di riflessione su come le nostre percezioni possano influenzare la realtà che viviamo. In secondo luogo, le inquadrature effettuate con la telecamera a mano conferiscono una sensazione di documentario che colpisce ancora più efficacemente. Molta attenzione è data allo sguardo (che non a caso è citato anche nel titolo); agli occhi che parlano di più delle parole e alle emozioni che veicolano gli attori nei primissimi piani.

Sono anche inquadrati spesso dettagli del corpo, parti del tutto che catturano e incuriosiscono. Buona anche la scelta di una colonna sonora in linea con la trama; melodie africane che catapultano in un mondo lontano dal nostro, contrapposte a musiche d’orchestra che rappresentano l’ordine che vige nel mondo Occidentale. Altrettanto interessanti le inquadrature sfocate. Per tutta la durata del film, il regista sceglie di mettere a fuoco il centro dell’obiettivo e di rendere i contorni meno nitidi. Quasi come fosse un lungo episodio onirico vestito da incubo, confuso ma al tempo stesso troppo lucido. Infine, la storia d’amore realistica e imperfetta è importante ma non ruba la scena al conflitto, vero cuore del film. Sarebbe stato più interessante dare un finale più “degno” ed enfatico all’amore di Wren e Miguel (una Theron e un Bardem perfetti), ma forse non sarebbe stato in linea con il temperamento dei personaggi.

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Il tuo ultimo sguardo. Lionsgate.

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Il tuo ultimo sguardo

Voto - 7.5

7.5

Voto

Lati positivi

  • Racconta un amore realistico e imperfetto
  • La bravura di Charlize Theron e Javier Bardem

Lati negativi

  • Un finale con poco pathos
  • Alcuni passaggi sono ripetitivi

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