La mafia non è più quella di una volta: recensione del film di Franco Maresco – Venezia 76

A cinque anni di distanza da Belluscone – Una storia siciliana, Franco Maresco ritorna con La mafia non è più quella di una volta; un documentario girato per le strade della sua Palermo attraverso il quale porta avanti un indagine troncata durante il lavoro precedente. Un ritorno dal forte impatto emotivo per il regista siciliano, capace attraverso un costante cinismo di sviscerare la memoria e l’omertà dentro la gente. Così lo sguardo di Maresco sui cittadini palermitani (ma può essere benissimo esteso a tutti gli italiani) ci viene restituito attraverso gli occhi di Letizia Battaglia e Ciccio Mira. Due personalità talmente opposte e talmente significative da personificare i due temi centrali del film. La fotografa rappresenta la Palermo che resiste e va avanti; non dimenticando il passato che non vuole replicare. Qui la nostra recensione di La mafia non è più quella di una volta.

Il talent scout di cantanti neomelodici invece ritorna in nuova veste dopo Belluscone. Forte di un’incredibile ipocrisia e di un ignoranza quasi patetica, simboleggia quella società disposta a tutto pur di arricchire il proprio orticello. Attraverso una comicità a tratti grottesca, La mafia non è più quella di una volta è un film che si abbatte nei sentimenti dello spettatore. Scava nei ricordi nella gente e ne restituisce un’idea alterata, un’immagine concreta che prende forma negli occhi di chi guarda dall’altra parte. Un gioco simpatico che col passare degli anni spazza via la cruda verità. Un film sulla mafia nella quale la mafia non è mai presente fisicamente, ma cui ombra pervade ogni elemento della storia.

Indice

La mafia non è più quella di una volta recensione

Il film inizia con il 25° anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Un’indagine che attraversa le strade del capoluogo siciliano, chiedendo alla gente il proprio pensiero sulle figure di Falcone e Borsellino. Fin da subito è evidente uno scontro tra il regista e la sua città; una Palermo che rievoca il passato come fosse una sagra di paese, dove i cittadini ignorano l’importanza delle persone di cui citano il nome. La voce di Maresco accompagna ogni momento di La mafia non è più quella di una volta. Si pone come personaggio attivo del film, un protagonista che spazia delle domande d’inchiesta alle amare considerazioni del momento. In virtù della profonda presa a cuore, questo racconto trasmette una forte empatia. Dietro al cinismo, oltre alle risata e alle delusioni, lo spettatore osserva l’uomo Maresco che mette in gioco sé stesso e getta luce su una realtà che lo affligge.

Una visione della città che viene restituita anche attraverso lo sguardo di Letizia Battaglia e di Ciccio Mira. Per tutto il corso della storia, Mira è la figura più paradossale della narrazione di Maresco. Indagato e incarcerato per le attività in combutta con la mafia, diventa il promotore di una festa “in onore” di Falcone e Borsellino. Organizza uno show di dubbio gusto sia per lo spettatore quanto per il suo pubblico, senza comprendere la responsabilità dei suoi gesti. È così che La mafia non è più quella di una volta alimenta il suo racconto. Non più solamente un ritratto su come Palermo ricorda i due magistrati e nemmeno una storia di memoria e omertà. Raccontando anche gli ultimi e soffermandosi sul peso dell’ignoranza, Maresco si spinge oltre scavando all’interno di una coscienza collettiva la cui cinica ironia non permette di restare impassibili.

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Il ritorno di Franco Maresco

Costruito con la forma di un documentario d’inchiesta, La mafia non è più quella di una volta riprende lo stesso stile che già nei lavori precedenti aveva caratterizzato il lavoro di Franco Maresco. La voce del regista lo eleva a personaggio del racconto, una linea guida capace di sviscerare all’interno di ogni discussione la personalità dell’intervistato. Poco sembra lasciato all’improvvisazione e la costruzione di questi momenti è tale da rendere evidente la sua posizione attraverso i contrasti che realizza. Ogni istante, anche quelli più kitch, direzionano lo spettatore verso una presa di posizione dalla quale non può sottrarsi, provocando anche un certo disgusto verso quelli che nel film optano per non scegliere. La capacità del regista e dei suoi collaboratori sta anche nel saper imparare dai propri errori, così quanto aveva causato la fine di Belluscone non viene ripetuto.

I momenti cruciali vengono colti in velocità dalla macchina da presa, un occhio feroce che ingloba tutto quello che succede nel momento della azione. Dove non può arrivare, è la furbizia di Maresco a tenere viva l’indagine attraverso l’utilizzo di microfoni e telecamere nascoste che rivelano le intime personalità di chi davanti alla telecamera teneva, seppur goffamente, una maschera. La scelta del bianco e nero in cui viene rinchiuso Ciccio Mira è così una presa di posizione chiara e potente. Una fotografia che esprime il pensiero del regista che riprende lo stesso lavoro fatto sul suo film precedente, evidenziando la sua criticità su uno dei personaggi più ambigui del racconto.

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Oltre Belluscone – Non solo più una storia siciliana

Andando avanti con la nostra recensione di La mafia non è più quella di una volta, sottolineiamo come il film non si limita solamente a essere il sequel di Belluscone. Rinvigorito di nuova linfa artistica, questo lavoro lo completa. Gli errori sono stati assimilati, i problemi evitati e indirizzati a favore. Il risultato finale è un film che trae spunto dal precedente ma vive di vita propria, ampliando i propri orizzonti e attraversando la società con un cinismo tagliente come una lama.

Il tempo trascorso tra i due film si unisce ai pregi di questo documentario. Anche in questo caso Maresco mantiene sé stesso e si presta dando una forza maggiore all’inchiesta che mette in luce. Si pone in gioco e scrive la sua storia, ricercando un senso laddove un senso non c’è, provando a empatizzare con chi di empatia non ha. Traccia una direzione con la sua voce, una linea guida per la visione che appare sottile ma radente. Il suo sarcasmo nasconde una rabbia che s’amplifica man mano che la sua ricerca prosegue, e alla quale dà sfogo attraverso le immagini.

Conclusioni – La mafia non è più quella di una volta recensione

Concludiamo la nostra recensione di La mafia non è più quella di una volta. La manipolazione appare evidente, Maresco restituisce il suo punto di vista e mostrando la sua Palermo e la gente che la abita ci mostra l’Italia intera. Un urlo preciso, celato dietro alle immagini e che si instaura una risata dopo l’altra, invitando lo spettatore a riflettere e prendere atto della sua situazione. Per tutti questi elementi La mafia non è più quella di una volta riesce a essere sia un film estremamente personale e allo stesso tempo in grado di toccare tutti. Nel finale di Belluscone Tatti Sanguinetti, amareggiato, diceva: “Rimpiango che ancora una volta Franco è caduto nella trappola talebana del cinema nudo e puro. La stessa che per vent’anni gli ha dato tanti guai e nessuna gloria”.

Di guai è evidente che anche questo lavoro gliene sta procurando, dalla probabile scarsa distribuzione alla presa di posizione del quirinale per il riferimento a Mattarella nella storia. Sono però questi i rischi che il cinema deve ancora riuscire a cogliere. Una purezza di intenzioni ormai rara, armata allo stesso tempo da un forte coraggio e da uno spirito battagliero, capace di dar forza alle proprie idee, rappresentando anche quelle degli altri. Un cinema nudo e puro, come diceva Sanguinetti, che in Maresco risplende ancora e gli ha donato almeno un riconoscimento in questa Mostra del cinema.

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