La settima musa: recensione del film di Jaume Balaguerò

La nostra recensione de La settima musa, nuovo horror dello spagnolo Jaume Balaguerò, regista della saga di REC

La settima musa è il nuovo film del regista spagnolo Jaume Balaguerò, autore della saga horror di successo REC. Con diversi film – sia in lingua spagnola sia in inglese – Balaguerò si è dimostrato un regista capace di horror e thriller. Dando, così, nuova linfa al cinema spagnolo spesso trascurato. Dopo il geniale thriller psicologico Bed Time del 2011 e il ritorno alla saga REC, con il quarto capitolo del 2014, Balaguerò torna ad atmosfere a lui care con una storia decisamente originale ma trattata molto male.

La settima musa, adattamento del romanzo La dama numero tredici di José Carlos Somoza, si concentra sulle enigmatiche figure mitiche che si celano dietro l’ispirazione poetica, le Muse, rappresentandole come esseri infernali senza pietà. Se sulla carta l’argomento è di notevole interesse; purtroppo, però, lo sviluppo non convince assolutamente. E questo poiché il film sembra non seguire mai una via ben precisa. È un horror? È un thriller? È un film drammatico che riflette sull’amore e l’ispirazione poetica? Cerchiamo di capire con questa recensione in cosa sbaglia Balaguerò.

La settima musa: recensione

Il protagonista è Samuel Solomon (Elliott Cowan), un insegnante universitario di letteratura dai metodi anticonvenzionali, innamorato della sua allieva Beatriz (Manuela Vellés). Dopo un tragico incidente che lo segna terribilmente, Samuel comincia a vivere in una totale monotonia, turbata però da incubi ricorrenti a proposito di un inquietante omicidio rituale. Un giorno quell’omicidio accade realmente e Samuel cerca di capire come ha fatto a prevederlo. E lo fa grazie all’aiuto della sua collega e amica Susan (Franka Potente).

Quando si reca nel luogo del delitto per scoprirne di più, Samuel incontra la misteriosa Rachel (Ana Ularu), la quale ha avuto la sua stessa premonizione. I due cominceranno quindi a indagare sul brutale omicidio e scopriranno un collegamento con le infernali figure mitiche che hanno ispirato i più famosi artisti: le Muse.

 

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La settima musa: buona partenza, pessimo risultato

L’atmosfera horror-gotica collegata alla particolare figura della Musa ispiratrice è sicuramente una base di partenza molto intrigante e la regia di un esperto dell’horror come Jaume Balaguerò faceva ben sperare. La settima musa ha un buon inizio tra un legame d’amore spezzato brutalmente e il mistero di un omicidio perpetrato da inquietanti dame velate. Successivamente però il film comincia a imboccare diverse strade: citazioni dantesche alla Dan Brown, omicidi con una certa componente horror, tragiche storie familiari. Nessuna di queste viene ben approfondita e non si comprende in quale genere cinematografico la pellicola voglia inserirsi. Non c’è niente di male a unire più generi ma qui risulta tutto troppo confuso e pasticciato.

Le atmosfere cupe e grigie (che ricordano molto altri film di Balaguerò come Fragile e Darkness) sono l’unico elemento ben curato, insieme ad alcune efficaci sequenze orrorifiche. Fa piacere ritrovare elementi già usati sapientemente dal regista come oggetti antichi, oscure figure femminili e strani ritratti. Tuttavia questo non basta. I troppi colpi di scena e diversi dialoghi vuoti impediscono al film di approfondire la componente inquietante della storia o di indagare al meglio l’interessante aspetto dell’ispirazione poetica collegato alle Muse. Queste figure, che dovrebbero essere protagoniste nella trama, rimangono in realtà piuttosto nell’ombra e la loro storia viene narrata troppo sbrigativamente.

Per concludere, il finale dal tono più sentimentale non è nemmeno efficace come quello di Fragile, dove la riflessione sulla perdita delle persone care era ben inserita e una perfetta chiusura di un film, horror a modo suo, che trattava proprio quell’argomento. Ne La settima musa invece il lutto finale è assolutamente prevedibile e dà un taglio alla storia diverso dalle sue premesse.

La settima musa: giudizio finale

Non conoscendo il romanzo di partenza, possiamo esprimere un giudizio relativo al solo film ed è purtroppo negativo. Dispiace veramente vedere fallire il talento di Jaume Balaguerò, che con REC aveva creato un’esperienza immersiva tesissima con un sapiente utilizzo della tecnica found footage. Con Bed Time invece aveva messo su un thriller psicologico veramente notevole e dal finale spiazzante.

La settima musa purtroppo non riesce nemmeno a soddisfare gli amanti del genere perché, più che la tensione, sembra prevalere la noia e la durata di 107 minuti sembra interminabile. Gli elementi del soprannaturale e dell’esoterico, inoltre, non sono in grado di creare alcuna tensione. Possiamo salvare solamente alcune scene di stampo horror e il lavoro d’atmosfera tipico del cinema di Balaguerò. Decisamente un’occasione sprecata per un film europeo che poteva imporsi sulla scena per l’originalità del tema trattato.

La settima musa

Voto - 4

4

Lati positivi

  • L'atmosfera cupa
  • Alcune sequenze horror efficaci

Lati negativi

  • Lo sviluppo della trama
  • Nessuna tensione
  • Lo sviluppo superficiale dei temi e delle storie

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