La timidezza delle chiome: la recensione del film di Valentina Bertani – Venezia 79

A metà tra documentario e finzione un film-videoclip su due carismatici gemelli con disabilità intellettiva in cerca della propria singola identità

Visto in anteprima al Cinema Eliseo di Milano, all’interno della rassegna Le vie del cinema, La timidezza delle chiome (qui il trailer), di cui vi presentiamo la recensione in questo articolo, ha partecipato alle Giornate degli autori alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 2022È diretto dalla regista Valentina Bertani, con sceneggiatura di Valentina Bertani, Emanuele Milasi, Irene Pollini Giolai, Alessia Rotondo. A metà tra documentario e film di finzione La timidezza delle chiome è innanzitutto il racconto di due adolescenti che hanno appena finito la scuola e compiuto i 20 anni.  Hanno un fortissimo legame tra loro: sono gemelli. Benjamin e Joshua Israel, che nel film interpretano loro stessi, sono i protagonisti assoluti di questa storia. Si tratta di due gemelli omozigoti di origini israeliane, che si affacciano all’età adulta. Entrambi hanno una disabilità intellettiva. Il film racconta del loro percorso per trovare la propria identità, singola, unica, nonostante il legame gemellare sia per molti versi assorbente per entrambi: un’ancora, un ombrello che li protegge ma al contempo li omologa.

Il mondo in cui vivono è un mondo ostile, in cui sembra difficile trovare il proprio posto, soprattutto per ragazzi con una disabilità. Fondamentale per apprezzare ancora di più il film è conoscere come sia avvenuta la sua realizzazione, con un approccio di sceneggiatura che è spiccatamente documentaristico, lì dove gli sceneggiatori hanno seguito per ben cinque anni i gemelli. Si tratta quindi di una sceneggiatura character-driven (in cui la narrazione è dettata dai personaggi, dal loro punto di vista), dove però i personaggi non sono fittizi, ma reali: sono Benjamin e Joshua. Le loro scelte di vita e il loro carattere influenzano l’andamento del film, che si è quindi sviluppato sulle loro istanze, sulla loro esigenza comunicativa, per esprimere i loro bisogni e le loro emozioni.

La timidezza delle chiome recensione

La timidezza delle chiome. Diaviva, MoviePlus

Indice:

Due “chiome carismatiche” in una vita-videoclip – La timidezza delle chiome recensione

La timidezza delle chiome recensione

La timidezza delle chiome. Diaviva, MoviePlus

Proprio per rispecchiare l’esuberante personalità dei due gemelli, Valentina Bertani sceglie uno stile registico in linea con il loro desiderio di protagonismo: è così che, soprattutto nella prima parte del film, La timidezza delle chiome è girato come un videoclip musicale, di cui Benjamin e Joshua sono le star indiscusse. Le loro chiome ribelli e il loro fisico asciutto e atletico li fanno sembrare simili a rockstar, così come i loro vestiti, curatissimi e alla moda. I due gemelli vorrebbero vivere la loro vita in questo modo, come fossero in un parco giochi immaginario. Hanno la fortuna di avere una famiglia che dà loro la massima attenzione e che ha i mezzi economici per non far mancare loro nulla e assecondare le loro inclinazioni. Anche se a casa sono protetti, però, questo non basta, perché presto si rendono conto di non essere onnipotenti. Anzi, la loro disabilità li rende vulnerabili.

Il luna park immaginario svanisce (come evidenzia una pregevole scena della pellicola) ed emergono la solitudine, la difficoltà del contatto con l’altro sesso, la confusione di chi non sa quale sia il proprio posto. Le due “carismatiche chiome”, cercano ognuno un proprio cammino per andare oltre l’esuberanza esteriore e trovare un contatto intimo e vero. Ognuno lo fa a suo modo, seguendo gradualmente la propria indole e differenziandosi dal “ramo” genetico delle stesse radici. Ed è così che il cinema diventa catartico. Aderendo ad una delle piene funzioni del documentario La timidezza delle chiome diventa un mezzo per i protagonisti Joshua e Benji per riflettere su se stessi e far riflettere lo spettatore. Toccante, in apertura del film, la frase di Joshua, intervistato alle Giornate degli autori: “Il cinema mi ha cambiato la vita” che evidenzia come anche il mezzo cinematografico possa incidere sulla realtà, e non sia possibile solo il contrario.

Analisi tecnica – La timidezza delle chiome recensione 

La timidezza delle chiome la recensione

La timidezza delle chiome. Diaviva, Movieplus

A livello tecnico il film ha un buon ritmo. Nella sua filmografia la regista Valentina Bertani mostra grande esperienza nel campo dei videoclip musicali, con cui ha iniziato a porsi dietro la macchina da presa (tra le sue collaborazioni quelle con Luciano Ligabue, i Negramaro, Arisa e Dolcenera). La timidezza delle chiome è senz’altro permeato dalla libertà creativa e dalla ibridazione tipica dei videoclip musicali. Anche per questo motivo riveste grande importanza la componente musicale, curata  da Lorenzo Confetta. Il film si delinea così come un documentario-commedia, un slice of life in salsa pop per gran parte della sua durata. Il dramma emerge soprattutto nella parte centrale e nel finale. Il montaggio video-sonoro (Marco Bonini) è coerente con l’idea di fondo del film ed è molto curata anche la fotografia (Edoardo Carlo Bolli, Emanuele Mestriner). Come già accennato nel corso della recensione, la sceneggiatura di La timidezza delle chiome è interattiva

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La timidezza delle chiome. Diaviva, Movieplus

È il frutto di un’interazione continua tra i due gemelli e gli sceneggiatori. Il confine tra finzione cinematografica e verità è labile e sfumato. Il discorso funziona, utilizza metafore calzanti come quella della timidezza delle chiome che dà il titolo al film, centrale per cogliere il significato della pellicola. A parere di chi scrive, però, un antefatto narrativo che raccontasse l’incontro tra la regista e Joshua e Benji, anche se ricostruito con una finzione cinematografica, avrebbe potuto aggiungere qualcosa in più al coinvolgimento emotivo dello spettatore. La storia dell’incontro tra chi sta dietro la macchina da presa e chi entra a far parte della finzione, infatti, in questo caso, resa anche con forme espressive atipiche e registicamente creative, poteva raccontare un intrigante e sentito antefatto, che viene escluso dalla pellicola. È affidato alla curiosità degli spettatori, la quale comunque non manca e viene stimolata dopo la visione del film stesso.

 

Voto

Voto - 7.5

7.5

Lati positivi

  • Il ritmo e l’idea di un documentario girato come un video-clip
  • La sceneggiatura diretta dall’interazione con i due gemelli
  • La componente musicale

Lati negativi

  • L’assenza di un antefatto metacinematografico per raccontare l’importante incontro tra la regista e Joshua e Benji

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