Memorie di una geisha: recensione del film di Rob Marshall

Ecco la nostra opinione del film tratto dall'omonimo romanzo di Arthur Golden e vincitore di tre premi Oscar

Memorie di una geisha: recensione. Da sempre la cultura giapponese ha affascinato ed incuriosito l’uomo occidentale, chiedendosi cosa mai si nascondesse all’interno di quel mondo segreto e magico, così distante da noi. Con Memorie di una geisha, il regista Rob Marshall ha deciso di dare la possibilità allo spettatore di sbirciare, attraverso un’opera visiva esteticamente potente, uno scorcio di quel mondo incantato e ormai scomparso. Il periodo storico rappresentato nella pellicola è quello che va tra il 1929 sino al 1940 circa, periodo in cui si può intravedere ancora un Giappone autentico e tradizionale, restio ad aprirsi al mondo esterno.

Tratto dal best-seller di Arthur Golden, la pellicola segue abbastanza fedelmente le vicende fondamentali della storia, ma aggiunge alla struttura narrativa  diversi elementi di fantasia. Candidato a ben sei premi Oscar e vincitore di tre statuette (Miglior Fotografia, Miglior Scenografia e Migliori Costumi), la pellicola ha entusiasmato critica e pubblico. Una controversia però ha accompagnato la distribuzione del film, ovvero quella riguardante il cast. Molte persone si sono sentite infastidite dalla scelta del cast il quale, a parte alcune eccezioni, è di origine cinese. Per molti infatti, è inconcepibile che non siano stati selezionati degli attori giapponesi per interpretare i personaggi.

Di seguito la recensione del film Memorie di una geisha.

Memorie di una geisha recensione: trama

La piccola Chiyo e sua sorella più grande Satsu abitano con i genitori in un piccolo villaggio di pescatori; ma quando la madre, affetta da una grave malattia, muore, il padre decide di vendere le figlie. Il destino che attenderà le due sorelle sarà molto diverso. Portate in città da un intermediario, Chiyo e Satsu verranno divise e condotte in differenti strutture. Satsu infatti sarà venduta ad un bordello, mentre la piccola Chiyo finirà in una tradizionale okiya, ovvero la casa delle geishe.

Nell’okiya, ancora in piena attività grazie alla perfida geisha Hatsumomo, Chiyo ricoprirà il ruolo di serva. A causa della sua natura ribelle, la piccola bambina si caccia spesso nei guai, attirando non solo l’ira di Zietta, amministratrice della casa, ma anche l’antipatia di Hatsumomo. Ciò che stravolgerà il destino di Chiyo risiede metaforicamente nei suoi occhi, azzurri come un fiume in piena in grado trovare sempre una via di passaggio. Ed è proprio quella potenza dirompente insita nella sua natura, che la aiuterà a diventare una geisha.

Memorie di una geisha: la figura della geisha e la forza della volontà

In Memorie di una geisha, Rob Marshall vuole raccontare non solo la storia di una geisha, figura ambigua per noi occidentali, ma desidera decantarne le gesta volte a raggiungere una utopica felicità. “Noi non diventiamo geishe per perseguire il nostro destino…noi diventiamo geishe perché non abbiamo scelta”.  Per comprendere meglio questa frase, è meglio fare un passo indietro e spiegare meglio cosa è una geisha.

Ancora oggi, specialmente in Occidente e in Cina, la figura della geisha viene associata a quella di una prostituta di lusso, pagata per le sue prestazioni sessuali. In realtà esiste una sostanziale differenza tra questi due tipi di donna. La geisha è una figura tradizionale considerata un’artista in grado di intrattenere gli ospiti con danze e canti. Prima di poter diventare geisha a tutti gli effetti, le maiko (ovvero le apprendiste) seguono un lungo periodo di formazione in cui imparano le varie tecniche artistiche per intrattenere. La geisha era assolutamente libera di decidere se instaurare un tipo di rapporto sessuale col cliente oppure no.

Ciò che realmente rappresenta la geisha è “un’opera d’arte in movimento”.  Il suo corpo e il suo volto sono dipinti, e i suoi gesti e movenze catturano l’ospite, che ne rimane ammaliato. Ma il peso di una tale attribuzione comporta anche un costo. Per potersi sposare, la geisha deve abbandonare il suo ruolo.

Sayuri, nome da geisha di Chiyo, lotta e combatte per un destino che non le appartiene, pur conoscendo i suoi doveri. Da bambina privata dell’amore della sua famiglia, Chiyo si è sempre sentita abbandonata e sola ed intravedeva già il destino infelice che l’attendeva. Ma grazie ad un gesto gentile compiuto quando era più vulnerabile, improvvisamente Chiyo è riuscita ad intravedere un po’ di luce nel suo oscuro futuro. Tutto ciò che la piccola faceva, la faceva per raggiungere e compiere quel destino impossibile. La forza di volontà e dei desideri sono più potenti di un uragano, in grado di smuovere e cambiare completamente ciò che era destinato ad essere in un determinato modo.

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Memorie di una geisha recensione: il mondo fluttuante del Giappone

La modernità e la globalizzazione hanno ormai preso il sopravvento nel paese del Sol Levante, potendolo ormai definire come il paese più avanzato e tecnologico di questo secolo. In passato invece, il Giappone era caratterizzato dal mistero, ricoperto da un velo trasparente il quale mostrava le sagome e le ombre di una cultura seducente. Il Giappone era una terra ricca di tradizioni che andavano rispettate e celate agli occhi di chi non avrebbe concepito i riti e le usanze in modo puro e senza contaminazioni. Il fascino e l’attrazione provate verso questa paese risiedeva proprio nel  forte attaccamento dei giapponesi verso la propria cultura, così potente dal nasconderla da chi l’avrebbe ammirata, ma allo stesso tempo distrutta.

Rob Marshall con Memorie di una geisha vuole riportare in vita un’atmosfera e una cultura ormai scomparse, che hanno lasciato posto alla modernità. Il regista infatti cerca di svelare e di mettere a nudo delle usanze e delle tradizioni tenute nascoste durante gli anni. Nonostante ciò vuole ricreare allo stesso tempo le sensazioni di mistero e di proibizione che avvolgevano il paese. La pellicola predilige rappresentare quei luoghi senza tempo, che sembrano non essere mai mutati. Luoghi spirituali e mistici che hanno mantenuto intatta la loro purezza. Attraverso una sapiente fotografia, Marshall restituisce alla pellicola l’essenza di una cultura nostalgica e ricca.

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Memorie di una geisha recensione: conclusioni finali

Memorie di una geisha è una pellicola che punta non tanto su una storia drammatica, ma sulla potenza dell’immagine visiva. Ogni inquadratura, ogni scena, ogni luogo è un tripudio di toni caldi e freddi, che rispecchiano l’atmosfera del Giappone. Parte integrante di una magistrale fotografia sono le protagoniste, ornate con kimono colorati ed elaborati e dipinte sul volto quasi fossero dei quadri. La potenzialità della rappresentazioni di tutti questi colori è l’emozionalità che trasmette allo spettatore. Nonostante la bravura degli attori nell’interpretare i personaggi, è l’impatto della fotografia che suscita in chi la guarda varie sensazioni.

Sebbene la durata del film sia eccessivamente dilatata, la storia scorre, anche se alle volte un po’ lentamente. Ogni scena narrativa ha il suo giusto peso e coglie l’essenza dell’ambiente circostante. Oltre alla naturale bellezza della scenografia e la potenza della fotografia, ciò che completa la pellicola è la straordinaria colonna sonora, diretta dal compositore John Williams. Ogni melodia è una equilibrata unione dei elementi tipici giapponesi con suoni occidentali, i quali rendono ogni scena del film ancor più suggestiva.

Memorie di una geisha è un film emotivo e toccante sia a livello narrativo che visivo, il quale fa sognare e sperare in un futuro migliore.

Memorie di una geisha

Voto criteria - 7

7

Lati positivi

  • Fotografia d'impatto
  • Scenografia spettacolare
  • Colonna sonora suggestiva

Lati negativi

  • Lentezza e durata del film

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