“Natale da Chef” – La recensione del nuovo Cinepanettone



E se un cuoco incapace ottenesse il suo riscatto, arrivando a cucinare per i più potenti uomini del mondo? Questo e altro nel nuovo film di Neri Parenti, “Natale da Chef”.

Natale da Chef recensione

“Natale da Chef”, l’ultimo film di Neri Parenti sarà nelle sale di tutta l’Italia dal 14 dicembre. Questo cinepanettone targato 2017 narra la storia del protagonista Gualtiero Saporito (interpretato da Massimo Boldi), cuoco inetto che un giorno, “baciato dalla fortuna”, vedrà finalmente riconosciuta la sua bravura. Oltre Boldi, incontreremo altri attori ormai abituali a questo genere di film, quali Enzo Salvi, Biagio Izzo, Dario Bandiera e tanti altri. In questa recensione parleremo delle impressioni e delle perplessità che ci ha lasciato “Natale da Chef”.

Trama

La storia di “Natale da Chef”  è tutto sommato singolare. Se lo si contestualizza agli altri film della tipologia, appare atipico il fatto che manchino le storie amorose, i tradimenti, le scappatelle, et similia. Infatti, la narrazione si concentra sull’avventura di Gualtieri e della sua squadra. Quest’ultima, composta da Tony Cacace (Biagio Izzo), Perla (Rocío Muñoz Morales) e Filippo Tosti (Dario Bandiera), lo accompagnerà nella gara alla conquista dell’ambito catering per il G7.

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L’idea, come ci dice lo stesso Parenti in conferenza stampa, nasce dal voler contrapporre la figura di un cuoco totalmente imbranato a quella dei maestri di cucina che si vedono oggi giorno. L’ironia del film è quella classica da “commedia degli equivoci”, ma la storia (anche se non brillantissima) non è sicuramente il problema più grosso della pellicola. In “Natale da Chef” si riesce quantomeno a notare lo sforzo messo in atto per distaccarsi dalla solita trama inflazionata, provando a presentare al pubblico un qualcosa d’interessante. Ciò però viene vanificato parzialmente dall’ironia, a tratti molto scadente, di cui il film è colmo.

Personaggi

La farò breve: molti degli attori presenti in “Natale da Chef” non fanno ridere, in primis Massimo Boldi. Il personaggio di Gualtiero non è carismatico, non è simpatico, non suscita ilarità, insomma, è un anti-protagonista. Ciò è in parte dovuto all’inadeguatezza dell’attuale Boldi nel sostenere un ruolo centrale in una commedia comica moderna. A fargli compagnia ci sono Biagio Izzo nei panni di Tony Cacace, caricatura esagerata e imbarazzate, e Paolo Conticini che, nell’interpretazione di Felice Becco, da vita al tipico stereotipo dello sfigato con i dentoni e gli occhiali, già visto e rivisto un milione di volte.

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Il resto del cast si destreggia più o meno egregiamente in un tipo di recitazione degna di un film comico. In particolare, Dario Bandiera e (sorprendentemente) Enzo Salvi danno vita ai due personaggi meglio riusciti, quali Filippo Tosti e Mario Linatucci, risultando gli unici in grado di far sorridere lo spettatore in più occasioni.

Particolarità molto positiva, però, sono i personaggi femminili. A differenza degli altri cinepanettoni, “Natale da Chef” ci presenta delle protagoniste determinate, intelligenti, capaci di distaccarsi dalla figura della donna come “mero desiderio sessuale”. Ahimè, questa scissione non avviene completamente (basti pensare al personaggio di Rocío Muñoz Morales la quale interpreta una spogliarellista). Le altre figure femminili però, in particolare Francesca Chillemi e Barbara Foria, danno voce a questo riscatto che, sicuramente, si rivela uno dei pochi punti a favore per il film.

Conclusioni

“Natale da Chef”  è un film senza pretese, che però ad ogni modo ci lascia perplessi. Come ha detto lo stesso Boldi durante la conferenza stampa, “l’importante è far ridere”. Boldi ha ragione, sennonché il modo in cui si è cercato di farlo è risultato quasi sempre sbagliato.

Natale da Chef recensione

Gli anni passano, i tempi sono cambiati, così come il pubblico che va al cinema. Di conseguenza però deve seguire anche il cambiamento della comicità che si propone sul grande schermo. Decidendo di non modernizzarsi, certe scelte comiche risultano tristi e anacronistiche, aggrappandosi disperatamente ad un humor stile “Natale in India”, il quale però poteva avere efficacia solo nel lontano 2002.

Natale da Chef: il voto

Rating - 5

5

The Good

  • Trama originale
  • Ruolo centrale delle donne

The Bad

  • Comicità scadente e già vista
  • Personaggi non divertenti

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