Non tutte le sciagure vengono dal cielo: recensione del film Netflix

Non tutte le sciagure vengono dal cielo, il nuovo originale film Netflix

Anche questa settimana Netflix aggiorna il suo catalogo con un film divertente, interessante e anche un po’ irriverente. Si tratta del primo film Svizzero ad approdare sulla piattaforma streaming. Thomas Meyer, autore dell’omonimo romanzo, ha scritto la sceneggiatura mentre la regia è di Michael Steiner. Vediamo quindi insieme la recensione di Non tutte le sciagure vengono dal cielo!

Il cast è composto da Joel Basman (Monuments Men) nei panni di Mordecai o semplicemente Motti, Nóemi Schmidt (Versailles) nei panni di Laura, ragazza non ebrea che sconvolgerà la vita del giovane e della sua famiglia. Inge Maux (Paradise Love) e Uno Samel (Goodbye Berlin), interpretano invece i genitori di Motti. Infine Sunny Melles (Altes Geld) è Frau Silberzweig ricca donna borghese di Zurigo e amica del giovane. Girata interamente in tedesco, la pellicola è stata rilasciata lo scorso 29 settembre ed è la candidata svizzera al Miglior film straniero della novantaduesima edizione dei premi Oscar del prossimo anno.

Indice:

Non tutte le sciagure vengono dal cielo recensione –   Trama

Motti Wolkenbruch, un giovane ebreo ortodosso studente di economia, è assediato da sua madre che continua ad organizzargli degli shidduch, ovvero degli incontri programmati con delle ragazze. Nonostante i vari tentativi però Motti non trova interessante nessuna di quelle che incontra. Un giorno, però, a lezione entra una ragazza e in Motti scatta qualcosa. Purtroppo c’è solo un piccolo problema: è una shiksa, ovvero non è ebrea. Nonostante sappia che la madre non la accetterà mai, Motti non si arrende e lentamente comincia a cambiare il suo aspetto sperando di essere notato. Così, finalmente un giorno conosce la misteriosa ragazza: si chiama Laura. Dopo il primo incontro i due cominciano a vedersi e Motti, con la sua ingenuità, non riesce a non nascondere il suo interesse per lei. Nel frattempo, in occasione dell’ennesimo shidduch, conosce Michal, una ragazza con cui decide di improvvisare un fidanzamento per accontentare così la madre.

Tutto sembra procedere tranquillamente fino a quando la madre di Motti non gli comunica di aver scelto la data del matrimonio tra lui e Michail. Spaventato Motti confessa di aver finto per tutto il tempo. I genitori, preoccupati da questo atteggiamento, lo portano dal rabbino di famiglia. Quest’ultimo gli consiglia un viaggio in Israele: il posto perfetto per trovare una moglie. Costretto a partire Motti si reca a Tel Aviv dove viene ospitato da un amico del rabbino. Qui in occasione di una seduta di meditazione conoscerà un’altra ragazza Yael. Ma nonostante la lontananza Motti non riesce a non pensare a Laura. Quando i due si rivedono, la ragazza lo trova molto diverso: è più sicuro di sé e meno impacciato. Lentamente le cose prenderanno una direzione inaspettata per Motti che si ritroverà a vivere delle situazioni insolite che lo porteranno finalmente a scegliere cosa fare nella sua vita.

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Analisi dei personaggi

Continuiamo la recensione di Non tutte le sciagure vengono dal cielo analizzando i personaggi  Motti è un giovane introverso, timido e molto impacciato. Cresciuto in una famiglia di ebrei praticanti ha avuto una vita organizzata interamente dai suoi genitori. Ironicamente nel film ci illustra la vita di un ebreo: la circoncisione alla nascita, il Bar Mitzvah, il matrimonio e ovviamente una famiglia il più numerosa possibile. Si capisce subito che questo non lo entusiasma affatto. Quello che vorrebbe è semplicemente una ragazza di cui innamorarsi. Dopo l’incontro con Laura lo vediamo cambiare: taglia la barba, indossa vestiti più moderni e cambia occhiali; insomma il suo desiderio di indipendenza comincia a mostrarsi. Questa sua ribellione causerà inevitabili contrasti tra lui e la madre, ma Motti è stanco di vedere la sua vita organizzata nei minimi dettagli e privato della possibilità di scegliere. Infine sarà proprio Laura a spingerlo a cambiare.

Quest’ultima è una ragazza molto dolce e estroversa che si dimostra fin da subito interessata a lui senza nutrire nessun tipo di pregiudizio nei suoi confronti. Lo esorterà a fare delle scelte controcorrente e gli permetterà di scoprire che, al di fuori della vita che gli è stata prospettata, c’è molto di più. La presenza più ingombrante nel film è senza dubbio quella della madre. Una donna carismatica, determinata e a cui è difficile dire di no. È convinta di agire nel giusto ma sembra non capire che Motti ha bisogno di vivere la vita a modo proprio e di agire solo in base alla sua volontà. Figura invece ben diversa è quella del padre, un uomo molto paziente, taciturno, tollerante e molto legato a suo figlio. Diversamente da sua moglie sembra rendersi conto del desiderio di Motti e cercherà in tutti i modi di rispettarlo e supportarlo quando necessario.

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Considerazioni Tecniche e psicologiche

La storia è raccontata con naturalezza, accompagnata dalle musiche di Adrian Frutiger che, con ritmi veloci e altalenanti, richiamano elementi comici nella narrazione. Un altro aspetto innovativo è la diretta interazione tra il pubblico e Motti. Soprattutto nella prima parte del film, Motti racconta la sua vita e commenta situazioni in cui si trova, dirigendosi direttamente allo spettatore, rompendo così la quarta parete. La sceneggiatura è originale e insieme alla regia tratta in maniera semplice e con rispetto il mondo della regione ebraica. Il film fornisce infatti spaccati della vita quotidiana della famiglia di Motti e mostra nel dettaglio abitudini e riti della religione. L’abitudine di Motti di baciare la Mezuzah, un oggetto di rituale ebraico che contiene passi della Torah, prima di entrare in casa; il rituale del lavaggio delle mani con una piccola brocca e un catino in rame appena sveglio o più semplicemente l’attenzione nei dettagli dell’abbigliamento.

I colori nella pellicola sono molto variabili e nel corso della storia evolvono da tonalità grigie e cupe verso colori più accesi, ad indicare il cambiamento e la scoperta che Motti vivrà. Il film riesce in maniera molto semplice a raccontare l’esigenza di cambiamento di un giovane che ha vissuto da sempre una vita controllata da qualcun altro. Tratta questo argomento in maniera molto naturale e con ironia, arrivando a far empatizzare con il personaggio di Motti. Un altro messaggio positivo è quello di accettazione soprattutto nella sua amicizia con Laura. La ragazza confessa infatti di trovarlo una compagnia curiosa con cui trascorrere il proprio tempo e si dimostra  interessata alla religione e alle tradizioni ebraiche. Il film riesce a trattare quindi in maniera adeguata la tematica delicata della religione e quello dell’esigenza di cambiare, di crescere e di sentirsi accettati non solo dagli altri ma soprattutto da se stessi. 

Non tutte le sciagure vengono dal cielo recensione – Conclusione

Concludiamo quindi la nostra recensione di Non tutte le sciagure vengono dal cielo consigliando agli spettatori la visione del film. Ovviamente non è perfetto. Si tratta pur sempre di una commedia da vedere senza grandi pretese, se non quelle di puro intrattenimento. Ci sentiamo però di criticare due punti nello sviluppo del film: una scelta poco coerente fatta da un personaggio e un finale che poteva essere gestito meglio. Nel complesso tuttavia la pellicola risulta originale sotto numerosi punti di vista. Sebbene all’apparenza possa sembrare poco interessante o anche noioso, è un film intelligente e irriverente che lancia messaggi molto positivi legati all’uguaglianza e il rispetto di chi non condivide i nostri orientamenti siano essi politici, religiosi o sessuali. Messaggio, che per quanto ci duole dirlo, attualmente e in una società moderna  come la nostra sono importanti e che è necessario ribadire. Anche un semplice commedia riesce ad insegnarci qualcosa.

Non tutte le sciagure vengono dal cielo

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Contenuto originale
  • Messaggio positivo

Lati negativi

  • Scelta incoerente di un personaggio
  • Finale trascurato

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