Presence: recensione del film horror diretto da Steven Soderbergh
La prima incursione di Soderbergh nel genere horror è un’opera interessante, in grado di terrorizzare e stupire
Dopo aver conquistato e stupito il pubblico del Sundance Film Festival nel 2024, il nuovo film del premio Oscar Steven Soderbergh è arrivato finalmente anche in Italia, dopo una distribuzione nelle sale statunitensi avvenuta a gennaio 2025. La pellicola in questione è Presence, di cui vi presentiamo la recensione. Il nuovo lavoro dell’infaticabile regista di Traffic, Ocean’s Eleven e Contagion rappresenta la sua prima incursione nel genere horror: un’operazione delicata che poteva portare a risultati deludenti (come avvenuto per altri registi). Soderbergh invece stupisce, lasciando il segno anche in questo genere cinematografico, come già avvenuto nel thriller o la commedia. Una conferma di come il regista sia capace di spaziare tra i vari generi, portando innovazione e rivoluzione dei canoni di base.
Presence è un horror psicologico, una ghost story girata interamente in soggettiva, ma non una qualsiasi. La soggettiva è quella di un’entità invisibile, sovrannaturale, che infesta una casa che verrà abitata da una famiglia in crisi. L’entità osserva in silenzio le azioni della famiglia, che ignara ne subisce la presenza, o forse no. Protagonisti di questa originale storia di fantasmi sono Lucy Liu, Chris Sullivan, Julia Fox e i giovani Callina Liang, Eddy Maday e West Mulholland. Presence (qui il trailer) è ora disponibile nelle sale cinematografiche, distribuito da Lucky Red.
Indice
- La trama
- Soderbergh-Koepp: la conferma di un duo vincente
- Il genere horror si adatta a Soderbergh
- Un piccolo grande film girato magistralmente
La trama – Presence recensione
La famiglia Payne, composta da Rebekah (Lucy Liu), Chris (Chris Sullivan) e i loro figli Tyler (Eddy Maday) e Chloe (Callina Liang), si trasferisce in una bella e grande casa nei sobborghi di una cittadina americana. Il trasloco rappresenta un nuovo inizio per la famiglia, in particolare per Chloe, la quale ha subito un tragico evento che l’ha profondamente segnata. Nella casa però c’è qualcuno che li osserva e ne segue ogni singolo passo: un’entità misteriosa e sovrannaturale attraverso il cui sguardo si seguono tutti gli eventi che avvengono in quella casa. Nessuno sembra percepirla tranne Chloe, che si accorge di strani e misteriosi episodi. Quando questi si intensificano e diventano più minacciosi, il delicato equilibrio della famiglia inizia a sgretolarsi, portando alla luce numerose tensioni latenti. In un crescendo di tensione e paura, la famiglia Payne si troverà ad affrontare numerosi ostacoli e oscure verità.

Presence. Sugar23, Extension 765, Neon
Soderbergh-Koepp: la conferma di un duo vincente
Presence nasce da un’esperienza personale di Steven Soderbergh, il quale ha raccontato di aver percepito, insieme a sua moglie, una presenza sovrannaturale in casa sua. Partendo da questo vissuto, il regista si è nuovamente rivolto allo sceneggiatore David Koepp, con cui ha realizzato dei gioiellini come Kimi e Black Bag, e così è nato questo horror intimo e sofisticato, in cui sono racchiuse diverse delle ossessioni personali di sceneggiatore e regista. Koepp stesso ha rivelato di aver accettato immediatamente di scrivere questo film, perché incentrato su una situazione di notevole interesse per lui: lo sgretolarsi di una famiglia all’interno di un ambiente apparentemente sicuro come la casa, infestata da un’entità sovrannaturale, il cui sguardo è lo stesso di noi spettatori. Lo sceneggiatore ha così posto le basi di un’opera in cui Soderbergh utilizza il genere per fare un notevole discorso teorico, principalmente incentrato sullo sguardo.
Basta osservare la prima sequenza di Presence per capire di essere di fronte a un horror diverso dal solito. Una presenza indefinita si aggira per una casa vuota, attraverso movimenti di macchina fluttuanti e leggeri, un articolato piano sequenza che esplora l’abitazione. In un attimo noi spettatori assumiamo il ruolo del sovrannaturale e ci trasformiamo in osservatori invisibili della crisi della famiglia che abiterà la casa. Sembrerebbe un esercizio di stile, con cui Soderbergh si divertirebbe a giocare con la soggettiva e il piano sequenza per farci immedesimare in un punto di vista innovativo, quello di un’entità misteriosa. In realtà è molto di più: è una riflessione sullo sguardo, sul cinema stesso, sull’identità dello spettatore ed è anche un gran lavoro sull’incontro tra visibile e invisibile, tra ciò che è presente e assente.

Presence. Sugar23, Extension 765, Neon
Il genere horror si adatta a Soderbergh – Presence recensione
Siamo di fronte a un film innovativo, inquietante e claustrofobico; un esperimento interessante che rivoluziona il genere horror per come lo conosciamo. Soderbergh infatti non si adagia sui meccanismi, gli stereotipi e i cliché del genere, ma fa adattare l’horror allo stile e alla poetica che contraddistingue la sua filmografia. D’altronde il regista ha affrontato numerosi generi, senza mai abbandonare il proprio approccio autoriale. Ha dato nuova linfa al thriller con Effetti Collaterali, Unsane o il recente Black Bag; ha creato un’opera di riferimento per l’heist movie come la trilogia di Ocean’s e ha saputo trattare l’intimità sullo schermo con una pellicola originale come Sesso, bugie e videotape.
In Presence invece crea un’esperienza sensoriale diversa, sovvertendo le regole della visione e della percezione. Tutto ciò avviene senza sacrificare i brividi richiesti da questo genere cinematografico: la paura serpeggia piano piano, lontano da facili jumpscare e meccanismi simili e la soggettiva grandangolare del fantasma contribuisce a creare un efficace senso di inquietudine. Il regista così ci conferma che anche l’horror rientra nel grande cinema d’autore, in cui la paura e l’inquietudine possono fondersi con riflessioni, visioni originali e personali, immaginazione e innovazione stilistica.

Presence. Sugar23, Extension 765, Neon
Un piccolo grande film girato magistralmente
A livello tecnico, Presence è un film girato con grande maestria. Soderbergh dimostra di essere ancora un grande sperimentatore e, come di consueto, oltre a curare la regia, si è occupato (sotto falso nome) anche di montaggio e fotografia. L’abilità del regista qui sta nel creare un’atmosfera straniante, con ambienti curati nei minimi dettagli ed esaltati da una fotografia cupa e affascinante. In questo modo ci fa comprendere che anche la casa è un personaggio chiave e un elemento fondamentale per lo sviluppo del film. Nel montaggio, invece, Soderbergh costruisce una narrazione lineare ma sconnessa, una serie di sequenze smorzate che donano al film quasi una struttura in capitoli atipici, in cui viene rappresentato il graduale disfacimento della famiglia Payne sotto gli occhi dello sguardo fantasmatico, toccando anche temi importanti come l’identità, l’elaborazione del lutto e l’amore in tutte le sue forme.
Note di merito vanno infine alla suggestiva colonna sonora di Zack Ryan e alle prove attoriali di Lucy Liu, Chris Sullivan e la giovane e promettente Callina Liang. Queste fanno parte delle qualità di questo piccolo grande film visivamente spiazzante e ricco di invenzioni. Presence è la dimostrazione che la creatività nel cinema non è morta: il film riesce ad andare persino oltre gli esperimenti di The Others e A Ghost Story, trasformando il topos della casa infestata in una riflessione metacinematografica sullo sguardo e un’intelligente riferimento all’incessante bisogno di guardare della società contemporanea. Il tutto senza mai sacrificare brividi e inquietudine. Ultimo ma non meno importante: chi ad oggi riesce a condensare tutto questo in 85 minuti? Sono pochi ormai i maestri come Soderbergh che possiedono il dono della sintesi.
Presence
Voto - 8
8
Lati positivi
- Presence si distingue dai classici horror con le case infestate, grazie a una riflessione metacinematografica sullo guardo e riferimenti alla società contemporanea
- Il magistrale lavoro tecnico di Soderbergh, di nuovo in coppia con lo sceneggiatore David Koepp
- Le interpretazioni del cast, in particolare la sorprendente Callina Liang
Lati negativi
- Chi si aspetta un classico horror potrebbe rimanere deluso