Raw: crudo e mangiato

É il primo lungometraggio della giovane regista francese Julia Ducournau. Presentato a Cannes nel 2016, Raw è l’horror che tutti aspettavamo: violento, carnale, eccessivo e privo degli ormai abituali cliché che affliggono il genere.
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Justine è una sedicenne come tante altre, timida, silenziosa e soprattutto vegetariana. O almeno fino a quando non si iscrive alla facoltà di veterinaria, nella quale da semplice matricola è costretta a subire scherzi e sottostare a degli obblighi da parte dei “vecchi”, di cui fa parte anche la sorella maggiore. Tra questi, viene costretta ad ingerire un poco appetitoso pezzo di carne. Da quel momento la ragazza non sarà più la stessa.


La giovane Justine entrerà in un vortice di scoperte del corpo, della carne, del sangue, come un moderno Adamo al femminile con il suo frutto proibito: peccaminoso ma allo stesso tempo irresistibile. In questo caso non è una mela ma selvaggina. Sì perché è così che Ducournau descrive i corpi umani, come carne da macello, inanimata e cruda.

L’esaltazione della violenza carnale esplode sotto i nostri occhi man mano che il film procede, dalle semplici infatuazioni carnivore, come succhiarsi un dito sporco di sangue, ad una vera e propria strage cannibale. Rimane soltanto la rassegnazione alla propria condizione di cacciatrice da parte di Justine e la scoperta (per lo spettatore) che anche la madre si trova nella stessa condizione, facendo scendere in campo una questione genetica, il sangue del suo sangue, ovviamente.

In un procedere comunque lineare ed equilibrato dal punto di vista del montaggio, non mancano momenti adrenalinici e alcune sequenze che potrebbero diventare già cult, come la scena del dito tagliato e mangiato da Justine. Questa immagine, come altre all’interno della pellicola, hanno anche suscitato un forte clamore e discussioni nella stampa e negli spettatori, specialmente durante la proiezione al Toronto International Film Festival, dove è stato necessario ricorrere all’intervento dei paramedici e dell’ambulanza per soccorrere persone che avevano perso i sensi.

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Perché allora soffrire ed indignarsi pur di guardarsi questa opera? Perché per le atmosfere, la potenza visiva, la recitazione minimalista ma terrorizzante della giovane Garance Marillier e semplicemente per la violenza intelligente presente, Raw è l’horror che tutti aspettavamo e di cui avevamo bisogno.

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