Respect: recensione del film di Liesl Tommy su Aretha Franklin

Dal 30 settembre 2021 al cinema la vita tormentata di Aretha Franklin, con Jennifer Hudson nel ruolo della regina del soul

Il 30 settembre 2021 nelle sale cinematografiche italiane arriva Respect, il film sulla memorabile cantante soul Aretha Franklin di cui vi proponiamo la nostra recensione. A dirigere Respect c’è Liesl Tommy, una regista americana di origini sudafricane, nota soprattutto per i suoi lavori sul palcoscenico. Nel 2016, Liesl ebbe la nomina al Tony Award per la regia di un’opera teatrale a Broadway per lo spettacolo Eclipsed di Danai Gurira. È stata la prima donna di colore a ottenere tale riconoscimento (l’Oscar del teatro). Il cast di Respect è capeggiato dalla protagonista, Jennifer Hudson, la cui capacità di incantare il pubblico vocalmente è già un enorme plus del film intero. Il film ha incassato circa 24 milioni di dollari, 20 dei quali solo nel Nord America.

La storia è molto sentita in un certo contesto storico-culturale; forse in Italia potrebbe esserlo un po’ meno, ma il film è di valore. Respect doveva uscire nell’estate 2020; il film arriva, quindi, in sala con un ritardo di oltre un anno. Se adesso, con l’entusiasmo e il desiderio di tornare a una certa normalità, gli spettatori torneranno a riempire i cinema, nei limiti dei distanziamenti anti-Covid, ogni momento sarà buono per godere della musica potente della Franklin. Il film ci dà un quadro possibile anche di quanto tormentata sia stata la sua vita. L’artista ebbe un alto riconoscimento nel 1987 quando, prima donna ad accedervi, conquistò il suo posto nel memoriale del Rock and Roll Hall of Fame di Cleveland, a 45 anni. Analizziamo qui di seguito nella nostra recensione pregi e difetti di Respect.

Indice:

La vita di Aretha Franklin, artista e attivista – Respect, la recensione

Il film prende il nome dalla versione dell’omonimo brano che la cantante del Tennessee incise nella seconda metà degli anni Sessanta, trasformandolo in un successo universale; esso divenne l’inno di quella lotta per i diritti civili cui la Franklin teneva tanto. Aretha, infatti, si fece conoscere anche per il suo instancabile attivismo finalizzato a tutelare i diritti civili degli afroamericani, appunto al loro respect. Nel 1972, la figlia di Clarence LaVaughn Franklin, il severo reverendo battista della New Bethel Baptist Church di Detroit, proprio in quel luogo sacro che l’aveva ascoltata da bambina già prodigiosa, diede voce a musica e canzoni Gospel straordinarie. Intitolò l’album che incise e che lei stessa volle produrre, Amazing Grace. Respect narra della vita di Aretha fin dalla sua infanzia, in particolare da quando, sebbene fosse solo una bambina con i codini, si esibiva, su invito del padre, ai grandi ricevimenti dei genitori per i loro amici.

Cantava per loro dei brani celebri, con una bravura e un talento strabilianti. Quando la mamma morì d’improvviso a soli 34 anni, la piccola Aretha reagì con il mutismo assoluto; in seguito, ruppe il silenzio solo grazie e proprio attraverso ciò che l’aveva unita alla donna, il canto. A 14 anni, seguì il padre in un viaggio di predicazione, nel quale cantò tutto un repertorio Gospel, il suo fin da allora. A costellare la sua vita artistica, dopo il padre, arrivarono il produttore discografico Barry Gordy, John Hammond e, soprattutto, Ted White, che amava, nonostante fosse mal visto dalla famiglia. È il 1961 quando la cantante sposa Ted, suo manager alla Columbia Records, ed è il 1967 quando compie una svolta professionale.

respect recensione

Respect. Metro-Goldwyn-Mayer, BRON Studios, Cinesite, Creative Wealth Media Finance, Glickmania

Analisi e recensione

Iniziamo dall’unico vero neo del film, uno dei pochi in una pellicola di qualità: è lungo. Inutile soprassedere sul fatto che dura due ore e mezza, ma è strutturato benissimo. Infatti racconta dov’è nata la grande artista, come è cresciuta e come ha vissuto gli anni della carriera ma, soprattutto, come ha affrontato il mondo esterno. Vi è un focus, in particolare, sui suoi rapporti con i manager e il marito, uniti dall’avere sempre voluto decidere per lei. L’aveva fatto il padre, ma la sua durezza di vecchio stampo e la rigida disciplina della sua veste erano sostenute da un affetto sincero per Aretha. Un aspetto particolarmente apprezzabile del film è come viene reso il rapporto fra Aretha e la mamma, Barbara Siggers Franklin; anch’essa era una fine cantante Gospel e fu la prima fonte di ispirazione a livello musicale per la figlia.

Il loro rapporto è meravigliosamente tratteggiato e genera un’immediata empatia nello spettatore che finisce per sentirsi vicino all’animo di Aretha. Quanto agli aspetti più tecnici del film, vanno premiati luce, costumi, scenografia, musiche e cura dei dettagli. Inoltre è da apprezzare il lavoro, specifico e raffinato, degli interpreti, a cominciare dalla giovanissima e straordinaria Skye Dakota Turner, la Aretha bambina. La Tommy ha diretto Skye, di soli 12 anni con delle esperienze televisive alle spalle, molto bene. Come non menzionare l’eccellente lavoro svolto sul set da Jennifer Hudson nei panni di Aretha adulta? Magnifico l’attore che veste i panni del reverendo: Forest Whitaker. Bravissimi la mamma, la nonna e Ted White, rispettivamente Audra Mcdonal, Kimberly Scott e Marlon Wayans. Ogni personaggio è stratificato, interprete multidimensionale.

Conclusioni: vale la pena vederlo? – Respect, la recensione

Sì, se un film è di genere biopic, usando un’espressione straniera, ossia che narra della vita di una persona esistita, magari che ha fatto la storia o vi ha contribuito; che si tratti di arte, scienza, politica o altro, guardarlo significa, in linea di massima, imparare e, in tal senso, arricchirsi. È un modo per rendere omaggio a chi ci ha regalato una scoperta, una canzone, un quadro e così via; è un modo, anche, per tramandarne la memoria alle generazioni successive. Questo film biografico è molto ben realizzato ed un modo interessante di fare cultura attraverso il cinema.

Non possiamo sapere quanto di vero ci sia nel modo in cui un personaggio viene interpretato e quanto di costruito ad hoc per renderlo complessivamente verosimile; più l’interprete è bravo, meno si capisce. Tuttavia, in genere, un attore trova delle similitudini fra sé e il suo personaggio. Jennifer Hudson fece una dichiarazione quando ricevette l’Oscar come migliore attrice non protagonista per Dreamgirls. La nonna, sua prima fonte d’ispirazione per la musica, era stata una cantante senza la possibilità di potere intraprendere una carriera. La famiglia d’origine, per Aretha e Jennifer, ha costituito dunque un inizio ed entrambe non l’hanno mai dimenticato. Arrivati alla conclusione della nostra recensione di Respect, non possiamo fare altro che consigliarvene caldamente la visione.

Respect

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Film biografico che ci informa e educa su un talento del passato dal punto di vista meno conosciuto, quello umano
  • Molto ben diretto e interpretato sia da Jennifer Hudson che dagli altri attori, estremamente curato nei dettagli, dalle luci ai costumi, dai personaggi alle location

Lati negativi

  • Due ore e mezza si fanno sentire: sarebbe stato forse opportuno sfoltire certi passaggi
  • Il film si focalizza soprattutto sulla parte psicologica, emotiva ed affettiva di Aretha Franklin; il percorso artistico è tratteggiato in maniera forse un po' troppo frettolosa

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