Se la strada potesse parlare: recensione del film di Barry Jenkins

Il regista di "Moonlight" ci porta in una New York anni '70 con una storia d'amore ed ingiustizia

Se la strada potesse parlare è il nuovo film del regista e sceneggiatore statunitense Barry Jenkins. Quest’ultimo lavoro è il terzo lungometraggio del regista, il quale precedentemente ha diretto ciò che è stato consacrato come uno dei film rivelazione del 2017, ovvero Moonlight. Con ben 8 candidature agli Oscar, Moonlight trionfò vincendo come Miglior sceneggiatura non originale, Miglior film e Miglior attore non protagonista per merito di un brillante Mahershala Ali. Se la strada potesse parlare ci propone una storia difficile, avente come protagonisti l’ingiustizia e la speranza, nella New York dei primi anni ‘70. Il film si ispira all’omonimo romanzo di James Baldwin, scrittore nonché figura chiave per la comunità afroamericana.

Se la strada potesse parlare ha avuto un’accoglienza positiva collezionando tre candidature ai Golden Globes, vincendo quello per la Miglior attrice non protagonista assegnato a Regina King. Nella recensione esporremo quelle che sono le nostre impressioni su questa pellicola molto avvincente seppur con ritmi distesi, capace di raccontare un lato della storia americana che è fondamentale non dimenticare mai.

Se la strada potesse parlare: trama e contesto storico

Se la strada potesse parlare recensione barry jenkins

New York, quartiere Harlem, primi anni ’70. Tish e Fonny sono una giovane coppia afroamericana nel pieno della gioventù, spensierati ma con molte aspettative per il loro futuro. Vivono la loro relazione con serenità e molto romanticismo, fino a che non accade qualcosa di sconcertante. Fonny viene arrestato ed incarcerato con l’accusa di stupro nei confronti di una ragazza ispanica. Tish è certa dell’innocenza della sua dolce metà ma il poterlo dimostrare davanti alla corte richiede avvocati, prove e soprattutto denaro. Le famiglie dei ragazzi quindi decidono di aiutarsi, unendo le forze così da poter pensare ad un modo per tirare Fonny fuori dalla sua cella. A rendere la situazione ancora più delicata però è la buona novella che Tish rivela ai familiari, dopo averla tenuta nascosta a tutti per tre mesi: lui e Fonny stanno per avere un bambino.

Prima di cominciare la recensione vera e propria, cerchiamo di dipingere un po’ il contesto al quale fa riferimento il film. Berry Jenkins con Se la strada potesse parlare si imbarca in quella che è la prima trasposizione in lingua inglese di un’opera di James Baldwin. Quest’ultimo è stato un saggista, romanziere, attivista, drammaturgo, poeta ma più di tutti un icona per la comunità afroamericana. La storia nasce dalla penna di Baldwin in un momento di profonda disillusione storica e sociale per il poeta di Harlem. Erano state recentemente assassinate personalità di spicco, nonché molto vicine a lui, come Medgar Evers, Martin Luther King e Malcom X. Nonostante nel libro emerga tutta la rabbia di Baldwin per gli avvenimenti in questione, egli rimane ad ogni modo un fautore dell’amore e della fratellanza.

Se la strada potesse parlare: l’analisi

Se la strada potesse parlare recensione barry jenkins

La prima impressione che si ha guardando Se la strada potesse parlare è quella di un “film teatrale”. L’utilizzo di poche ambientazioni che si alternano continuamente durante la storia, una presenza massiccia di dialoghi e di personaggi molto caricaturali; questi sono elementi che, con un po’ di fantasia, potrebbero facilmente ricordare il teatro. Il cast del film inoltre fa un ottimo lavoro nel delineare ogni personaggio con un’accurata scelta estetica dei costumi. Lo stesso regista Barry Jenkins si esprime a riguardo dicendo:

Posso dire che in questo film, molto più che in Moonlight, i costumi sono fondamentali nel farci capire i personaggi.

La trama del film non è nulla di entusiasmante più del dovuto. La sceneggiatura (che tra l’altro Barry Jenkins iniziò a scrivere di pari passo a quella di Moonlight) non ha un dinamismo tale da tenere incollato lo spettatore alla poltrona, e questo è chiaro. Ciò però viene compensato con una forte attenzione posta sui personaggi, sulla loro vita, sui loro pensieri che affiorano dai dialoghi e sulle loro più recondite paure. Ciò fa sì che la trama faccia da sfondo nonché da premessa, così da far muovere i personaggi lungo il loro percorso.

I ritmi del film non sono veloci, così come in effetti non lo sono nemmeno quelli di ciò che la storia va a rappresentare. La lentezza della macchina giudiziaria, la sfiducia verso le autorità e la rabbia per le condizioni in cui versavano gli afroamericani nelle strade delle cittadine statunitensi permea il senso dell’intera storia. Jenkins d’altronde è consapevole di dover rendere onore al racconto di Baldwin, affrontando inevitabilmente tematiche che per l’autore erano cruciali.

Se la strada potesse parlare: conclusioni

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Concludendo la recensione possiamo dire che Se la strada potesse parlare è un film ambizioso e decisamente gradevole. Pellicola dal potenziale inespresso forse, dato che si sarebbe potuto sviluppare in modi differenti, ma il risultato ultimo che Jenkins propone nelle sale è comunque un’ottima visione.  La regia è originale e dinamica, compensando una trama che procede a rilento, mentre il montaggio in alcuni punti regala sequenze decisamente interessanti. La questione afroamericana negli USA non tramonta mai e si ostina ad essere sempre presente all’interno del dibattito pubblico. Questo è decisamente un fattore chiave anche per quanto riguarda l’industria cinematografica.

Se con Moonlight nel 2016 s apprestava a vincere l’Oscar per il Miglior film, oggi Barry Jenkins  ha la consapevolezza del potere comunicativo che si ritrova. Con Se la strada potesse parlare, Jenkins parla a nome della sua comunità, dando voce a quella che dal titolo del film sembra essere quasi un’invocazione rivolta al cielo, un urlo di disperazione. Una richiesta d’aiuto nella Manhattan degli anni ’70, che riecheggia fino ai giorni nostri. Ancora, incredibilmente, fino ai giorni nostri.

Se la strada potesse parlare

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Regia e montaggio originali ed interessanti
  • Recitazione valida da parte di tutti i membri del cast
  • Caratterizzazione ben riuscita dei personaggi principali e secondari

Lati negativi

  • Trama che per qualcuno potrebbe trovare molto lenta
  • Non esprime a pieno il suo potenziale

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