Strappare lungo i bordi: recensione della serie animata di Zerocalcare

Il fumettista torna a parlare di rimorsi, della personale visione con la quale indaga i rapporti umani e della paura di deludere le aspettative

Presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma, Strappare lungo i bordi è la prima serie tv animata, di cui vi proponiamo la nostra recensione, creata, interpretata e diretta da Zerocalcare. Dai cortometraggi da autodidatta, che si sono rivelati essere un esercizio di scrittura, girati durante il primo lockdown, Michele Rech passa ad una produzione più grande.
Distribuito da Netflix dal 17 novembre e prodotto da Movimenti Production, Strappare lungo i bordi ha la medesima cifra stilistica che contraddistingue da più di dieci anni il famoso fumettista.

Le storie che compongono le puntate sono, perlopiù, inedite. Lo stile visivo e di scrittura adottato, i personaggi simbolo del suo universo fumettistico e i riferimenti a La profezia dell’armadillo – la sua prima graphic novel pubblicata da Bao Publishing dieci anni fa – fanno tuttavia della serie un riflesso della sua poetica.

Indice

L’armadillo e un viaggio in treno

Un viaggio in treno si rivela essere, per Zerocalcare, un’occasione per ripercorrere parte della sua vita. Dagli anni delle elementari all’adolescenza, passando i pomeriggi trascorsi nei centri sociali e nel quartiere romano di Rebibbia.
Ad accompagnarlo nelle sue imprese ci sono Sarah e Secco, i sui due amici d’infanzia, e l‘Armadillo, a cui Valerio Mastandrea presta la voce. Personaggio storico del fumettista italiano, l’Armadillo è la rappresentazione antropomorfa della sua coscienza che spesso ha opinioni discordanti rispetto a quelle dell’autore. Un confidente i cui consigli non sono sempre i più saggi. 

Grazie all’assenza della quarta parete, a fare da narratore c’è lo stesso Zerocalcare. Tramite una regia documentaristica e a tratti metacinematografica, passando per l’utilizzo onnipresente del dialetto romanesco e i numerosi riferimenti agli anni Ottanta e alla cultura pop, Rech racconta una delle sue storie più intime.
Il ben congeniato intreccio narrativo si rifà alla sua prima graphic novel uscita nel 2011 La profezia dell’Armadillo. Gli sketch arricchiscono la storia principale, ma il filo conduttore che le unisce prende forma solamente nelle battute finali. L’insieme di queste peculiarità, già note ai suoi lettori, rende la serie un ottimo adattamento della sua produzione fumettistica.

Recensione di Strappare lungo i bordi

Strappare lungo i bordi. Movimenti Production

La poetica di Zerocalcare – Strappare lungo i bordi, la recensione

Uno dei quesiti che ci si poneva quando Netflix ha annunciato la sua collaborazione con Zerocalcare era se la sua cifra stilistica non si perdesse con l’adattamento seriale. L’ombra dell’insuccesso del film del 2018 La profezia dell’armadillo, che ha dei grossi difetti, poteva essere un campanello d’allarme e motivo di timore per questo nuovo progetto. La firma di Michele Rech, invece, si erge in Strappare lungo i bordi del quale è il creatore, sceneggiatore, interprete e regista. E la sua mano si vede ovunque.

Strappare lungo i bordi contiene tutti i temi più cari all’autore. Zerocalcare si è fatto strada per merito del suo stile che unisce il dramma e la commedia. Una delle differenze sostanziali con i suoi lavori grafici è la colonna sonora. Per ovvi motivi non presente nei suoi fumetti – anche se spesso Rech suggerisce quale sia la canzone adatta da ascoltare durante la lettura – nella miniserie la colonna sonora è parte integrante della narrazione. Si spazia da Giancane – al quale è affidata la sigla – a brani pop degli anni Ottanta; dal rap francese e a Tiziano Ferro con brani che arricchiscono le scene.

La bellezza di essere un filo d’erba – Strappare lungo i bordi, la recensione

Seguire le linee tracciate dalle aspettative non è mai semplice. Che esse siano imposte da una società che ci vuole sempre produttivi. O che siano obiettivi fissi che ci poniamo noi stessi per primi, senza la minima flessibilità. Dove lo studio, una laurea e un buon posto di lavoro costituiscono il punto più alto da raggiungere, il primo premio a cui ambire.
Michele Rech – che è diventato fumettista dopo aver fatto molteplici lavori – sa bene cosa voglia dire sentirsi fuori tempo massimo. Vedere tutti gli altri che raggiungono l’obiettivo di una vita piena e sentirsi inadeguati per non riuscire a mantenere lo stesso passo. E come questo possa essere visto come una sconfitta.
Ma mostra anche che le linee tratteggiate possono assumere una nuova forma. Che quel foglio si rovinerà lo stesso, anche se lo teniamo in mano per paura di fare un passo falso, di deludere, di sbagliare.

I flashback che ricostruiscono la sua storia assumono, nel finale, un nuovo significato. Zerocalcare sente tutto il peso del mondo sulle spalle. Da quando le lezioni di matematica delle elementari iniziano a diventare più complesse e lui perde la nomea dell’intelligente della classe. Immaginandosi come questo possa distruggere emotivamente la maestra che ha riposto così tante speranze in lui. Una sensazione di responsabilità che lo accompagna fino all’età adulta. Ma che Sarah riporta con i piedi per terra. Perché, anche se a volte vorrebbe, né lui né noi abbiamo il pieno controllo sulle nostre vite. E tanto meno su quelle degli altri. Siamo solo un filo d’erba in mezzo a tanti altri. Una filosofia che allontana i rimorsi e i rimpianti che possono andare ad inquinare i ricordi di una vita.

Recensione di Strappare lungo i bordi

Strappare lungo i bordi. Movimenti Production

L’ironia come esorcismo – Strappare lungo i bordi, la recensione

È grazie all’autoironia, alle citazioni alla cultura pop con la quale è cresciuto, agli episodi di vita quotidiana in cui è facile identificarsi che Zerocalcare riesce a parlare di affetti, di paura del futuro; del mondo precario del lavoro in Italia, di razzismo e di privilegio maschile senza cadere in retoriche o intrecci forzatamente complessi. 
Non importa l’età anagrafica, se non si è mai stati a Rebibbia (il suo quartiere prediletto, sfondo di molti dei suoi lavori), se non si è avvezzi con il dialetto romanesco e nemmeno se si è mai stati in Italia, come testimoniano i suoi fumetti tradotti in diverse lingue. Le avventure che Zerocalcare porta sulla carta e sullo schermo hanno il potere di parlare a tutti. Perché l’essere umano ha paura, sbaglia, si innamora, ride e si crea paranoie allo stesso modo.

Scelte registiche e citazioni – Strappare lungo i bordi, la recensione

Molti dei suoi lavori – dal già citato La profezia dell’armadillo, a Un polpo alla gola fino a passare per Rebibbia Quarantine – sono un modo per esorcizzare episodi del passato attraverso l’autoironia, ma senza superficialità.
Il linguaggio narrativo utilizzato per trasportare i temi portanti della poetica di Zerocalcare sono, come abbiamo già detto, simili a quelli utilizzati nei suoi precedenti lavori.
La serie è un perfetto adattamento animato dei suoi fumetti, il cui stile è inequivocabile. Non solo grazie a lui che dà la voce a tutti i personaggi – tranne che all’Armadillo – come se fosse una chiacchierata con lo spettatore, come ha specificato in varie interviste alla presentazione dei primi episodi. Ma anche grazie al suo linguaggio divertente e ironico, che non cade in banalità o leggerezze.

A coinvolgere sono le scelte registiche (che oltre la firma di Michele Rech vede i nomi di Davide Rosio e Giorgio Scorza per la regia tecnica) peculiari che ricalcano un documentario urbano. Le sei puntate diventano così un dialogo diretto tra Zerocalcare e lo spettatore che entra nella sfera intima dell’autore. Molte delle scene sono ambientate nell’appartamento di Rech. La sua comfort zone per eccellenza, dove troneggia il divano protagonista della sua vita.
A fare da contorno ci sono molteplici easter eggs e riferimenti cinematografici.
Oltre ad invitare a mettere spesso in pausa (o a fare un rewatch), le numerose citazioni aiutano a creare un’atmosfera di coinvolgimento. Si entra immediatamente in sintonia con lui, con il quale si crea ben presto un rapporto d’empatia. Indispensabile per essere guidati fino alla vera motivazione per la quale i tre amici si mettono in viaggio.

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Strappare lungo i bordi

Voto - 8.5

8.5

Lati positivi

  • Perfetto adattamento dell'estetica e dei temi di Zerocalcare
  • Un buon bilanciamento tra la trama orizzontale e le sottotrame verticali
  • Le scelte registiche e narrative

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