The Victim: recensione della miniserie di Niall McCormick con Kelly Macdonald e James Harkness

The Victim: dal 31 ottobre su Sky la nuova miniserie thriller con Kelly Macdonald

Kelly Macdonald è protagonista e vittima, reale o apparente, di The Victim, la miniserie britannica di cui vi proponiamo la nostra recensione. Dietro la macchina da presa c’è Niall MacCormick, regista inglese operativo nel mondo delle serie tv, come The Game del 2014 o The sister del 2020. La miniserie è incentrata sul caso giudiziario che vede coinvolti per anni Anna Dean e Craig Myers, fra i quali una vittima c’è, ma fin dall’inizio non è dato sapere chi. Nel cast di The Victim attori scozzesi e inglesi, fra i quali John Hannah; tutti lo ricordiamo in Quattro matrimoni e un funerale, anno 1994, nel ruolo di Matthew con lo splendido monologo al funerale dell’amato amico. Nella serie The Victim, Hannah interpreta il detective Stephen Grover. The Victim è disponibile su Sky e NOW da domenica 31 ottobre.

Un giorno, Ben, un bambino di appena 9 anni, esce di casa e non vi fa più ritorno. In quei minuti contati, lontano dalla famiglia, l’incontro che fa per strada gli è fatale: un minorenne, poco più grande di lui, lo uccide. Ecco l’antefatto della serie The Victim, che, infatti, inizia quattordici anni dopo quel brutale assassinio, del quale, come immaginabile, la mamma non si dà pace. Nel primo episodio accade un evento terrificante: un uomo, Craig Myers, viene massacrato sull’uscio di casa sua da una persona mascherata. Questo evento sconvolge anche la vita di Anna Dean, perché una sua azione, antecedente l’aggressione, sembra avere determinato quest’ultima. Per Anna, quella di Craig Myers è la nuova identità assunta dal ragazzo che anni prima aveva ucciso Ben; diffonde così la sua scoperta in rete. Anna viene imputata di incitazione alla violenza e ritenuta responsabile di una reputazione infangata.

Indice:

 

A un’azione corrisponde sempre una reazione – The Victim, la recensione

La rabbia e la vendetta sono pessime consigliere quando si agisce e il caso giudiziario su cui verte tutta la miniserie ne è piena espressione. Il dubbio da subito è sul concetto di vittima e su chi debba vedersi attribuita tale definizione. All’inizio della serie, Anna incontra un ragazzo e gli consiglia di non agire mai da vittima, se non vuole essere trattato come tale: il personaggio della donna assume subito un carattere di ambiguità agli occhi del pubblico. Tornando all’azione di Anna, è così grave da finire sotto processo, ma, soprattutto, un detective incaricato, Stephen Grover, le fa la guerra. Cerca di dimostrare che la Dean ha rovinato la vita a Myers, facendosi giustizia da sé, causando una gogna mediatica a un padre di famiglia. L’azione di Anna sposta, dunque, il focus della giustizia dal presunto assassino di Ben a lei come unica colpevole degna di nota.

L’omicida del piccolo Ben si era dichiarato colpevole ai tempi; data la minore età e l’ammissione, aveva scampato il processo, ma, naturalmente, non il carcere. Dopo pochi anni di prigione, però, era stato scarcerato, anche ottenendo di potersi rifare una vita con una nuova identità. Ciò, agli occhi di Anna, voleva dire che un temibile assassino era in libera circolazione per la città. Il nome vero del ragazzino colpevole del passato omicidio è Eddie J. Turner, ma sotto quali spoglie gira e vive ora? L’ossessione di Anna Dean trova risposta in quella identità scoperta e da lei messa in rete. Ne è convinta: Eddie J. Turner è ora il bravo padre di famiglia Craig Myers.

Analisi e recensione della miniserie The Victim

La serie è breve e concentrata: data la tematica, se fosse stata più lunga, avrebbe perso senza dubbio di mordente. Vive di pathos la storia narrata, ma anche ciascun personaggio della stessa; forse anche troppo. In certi momenti, sembra un melodramma più che un thriller, ha i colori della soap-opera più che il mistero inquietante di un ottimo giallo. Anna Dean e Craig Myers sono i due personaggi intorno ai quali ruotano gli altri e i fatti raccontati; sono loro che determinano i vari colpi di scena. La serie, nel suo genere, è girata bene, con ambientazioni curate, ma è diretta e interpretata in uno stile molto televisivo. Il dramma è costante sul volto della protagonista per evidente scelta registica e interpretativa. Un maggior cambio di umori e situazioni psico-emotive andrebbe a vantaggio, anche, della storia. Ciò detto, è comunque probabile un prosieguo della serie.

L’attrice quarantacinquenne scozzese Kelly Macdonald è nota per avere interpretato, nel lontano 1996, quando aveva vent’anni, il ruolo di Diane nel celeberrimo Trainspotting. Un altro suo personaggio degno di nota è quello di Margaret Thompson nella produzione HBO Boardwalk Empire; per l’interpretazione, l’artista è stata candidata agli Emmy Awards nel 2011. Il trentenne James Harkness ha preso parte a diverse produzioni di rilievo come Macbeth nel 2015, Rogue One: a Star Wars Story nel 2016 e L’ora più buia nel 2017. Quanto a John Hannah, un altro successo nel quale è facile ricordarlo è Sliding doors del 1998, nel quale era coprotagonista con Gwyneth Paltrow. Il suo lavoro più recente è nella serie canadese del 2020 Transplant. Infine, da sottolineare la prova di Karla Crome, la migliore attrice del cast.

Recensione della miniserie The Victim

The Victim. STV Productions

Conclusioni: vale la pena vederlo? – The Victim, la recensione

Non a ogni costo, ma gli appassionati ci sono già. Non è troppo violento nonostante il tema, quindi è relativamente adatto a un pubblico eterogeneo senza particolari limiti. The Victim riesce a tenere l’attenzione e, nel suo genere, a intrattenere. Ogni episodio ha uno o due colpi di scena e, prima, affronta e risolve qualche enigma, creando un collegamento con il successivo. Tuttavia, lo schema è un po’ ripetitivo: notizia sconvolgente, sguardi sospesi, visi angosciati, pianti trattenuti, mezze frasi, silenzi in risposta alle domande, musica ad hoc per creare la tensione giusta. La storia è ben articolata, ma un po’ prevedibile. The Victim va premiato, perché pone una questione delicata sulla bilancia: dove arriva una comprensibile ricerca di giustizia ad opera di una madre il cui figlio è stato brutalmente ucciso e dove inizia un’azione indegna che rovina la vita a un padre di famiglia, mettendolo in pericolo?

Avviandoci verso la conclusione della nostra recensione di The Victim, stando a quanto è stato affermato anche dal regista della miniserie, sottolineiamo che la storia non sarebbe stata ispirata ad uno specifico fatto di cronaca, ma avrebbe tratto spunto da alcune dinamiche giudiziarie sui minori che uccidono e sulla loro gestione processuale. Secondo la stampa britannica, tuttavia, The Victim conterrebbe dei riferimenti all’assassinio, nel 1993, di un bimbo di due anni di nome James Bulger. I due minori condannati, detenuti e, infine, rilasciati otto anni dopo ricevettero una nuova identità. Sicuramente, il focus è interessante e molto serio.

The Victim

Voto - 7

7

Lati positivi

  • La serie è costruita bene, ha una durata perfetta ed è scorrevole
  • La scenografia, l’ambientazione e i primi piani sono armonizzati
  • Il cast è formato di interpreti d’esperienza e in parte
  • La protagonista è sempre in primo piano con i suoi segni del tempo

Lati negativi

  • La storia è un po' prevedibile, nonostante il tentativo di girare le carte in tavola
  • Una recitazione troppo "drammatica", qui e là al limite dell’overacting
  • Coinvolge, ma non a sufficienza e molto dipende dal suo "effetto fiction"
  • Quando a muovere un personaggio a un'azione tragica è l'instabilità mentale anche la soluzione del giallo perde di ingegno

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