Too Much: recensione della nuova serie di Netflix
L'atteso ritorno di Lena Dunham alla scrittura non è andato come ci aspettavamo
“Posso essere la voce della mia generazione, o quantomeno una voce di una generazione” questa frase detta Hannah Horvath, una delle protagonista di Girls, notoriamente l’alter ego di Lena Dunham ha sempre sintetizzato qual è il suo fine ultimo come autrice. E con Girls ci è riuscita. La curiosità, quasi dieci anni dopo la conclusione di Girls, è tutta su Lena Dunham e sul suo riuscire ancora una volta a rappresentare le donne in maniera schietta e poco ortodossa. Too Much è la sua nuova serie, debuttata su Netflix questa volta, che segue le vicende tortuose di Jessica. La serie è scritta a quattro mani da Dunham col marito Luis Felber e segue la vita di Jessica dall’essere un’aspirante regista con una relazione finita tragicamente alle spalle a trasferirsi per lavoro a Londra, dove sogna di vivere una vita come quella descritta da Jane Austen.
Indice
- Chi è Lena Dunham
- La trama
- L’arduo compito di scrivere i personaggi femminili
- Una serie divertente, ma che non brilla
Chi è Lena Dunham – Too Much, la recensione

Too Much. Good Thing Going, Working Title Television, Universal International Studios.
Per capire al meglio Too Much e perché fosse così attesa, è necessario fare un passo indietro e parlare della sua autrice. Lena Dunham è davvero diventata una voce della sua generazione con Girls, la serie che ha cambiato il modo in cui ad Hollywood vengono descritte le donne. Quando è uscito, Girls è stato un successo tale da scansare Sex and the City considerato da quella nuova generazione di spettatrici poco realistico (ed è davvero interessante notare come oggi Girls appaia allo stesso modo) e che si rivedeva in Hannah, una giovane ed istruita ragazza che sogna in grande.
Girls è stato un tassello fondamentale grazie al suo modo di portare sul piccolo schermo tematiche fino ad allora inedite: la rappresentazione di corpi non conformi, ragazze il cui aspetto non rientra nei canoni che fanno sesso e la cui camera da presa indugia sui loro corpi (un qualcosa che ancora oggi non viene fatta, basta pensare alla scena di sesso nell’ultima stagione di Bridgerton in cui la showrunner aveva promesso che il corpo di Nicola Coughlan sarebbe stato trattato come quello delle protagoniste delle precedenti stagioni, solamente per poi scoprire che il nudo integrale non era quello che ci spettavamo), ragazze istruite e che danno priorità alla propria educazione, educazione che spesso supera quella dei propri genitori al contrario del proprio portafoglio.
Se adesso è più semplice incappare in certe tipologie di narrazioni, lo dobbiamo a Lena Dunham.
La trama – Too Much, la recensione

Too Much. Good Thing Going, Working Title Television, Universal International Studios.
Grandi erano le aspettative per Too Much, la serie che riporta Dunham a parlare alle donne dopo quasi dieci anni di silenzio (intervallati da progetti minori) e la serie non è di certo quello che ci aspettavamo a causa di un passaggio generazionale che non è stato rappresentato al meglio e, soprattutto, per via di una protagonista che poteva essere fuori dagli schemi per Girls, ma che nel 2025 è solamente uno stereotipo.
Jessica (Megan Stalter) non riesce ad andare avanti con la sua vita dopo che il suo fidanzato Zev (Michael Zegen) l’ha lasciata per mettersi con Wendy Jones (Emily Ratajkowski), influencer a cui Jessica dedica video in cui si sfoga e le racconta la sua vita. Nemmeno il suo lavoro va per il verso giusto: aspirante regista ha un lavoro come assistente e una sindrome dell’impostora che le impedisce di raccogliere le occasioni che le si presentano. Almeno fino a quando le viene proposto di trasferirsi a Londra. Spinta dalla voglia di riscatto ed ispirata dai drama in costume e dai film romantici ambientati nella capitale inglese, Jessica accetta. Quel che trova non è una bella casa in un quartiere altolocato, ma un minuscolo appartamento con vicini rumorosi e un arredamento da nonna, un ragazzo invadente e Felix (Will Sharpe), un cantante indie che per Jessica ha le sembianze di Mr. Darcy.
L’arduo compito di scrivere i personaggi femminili – Too Much, la recensione
Scrivere personaggi femminili sembra essere un duro lavoro per gli sceneggiatori e le sceneggiatrici di Hollywood che ricercano la formula perfetta piuttosto che scrivere un personaggio sfaccettato; si passa da uno stereotipo ad una sua rottura che diventa, in fretta, l’ennesimo stereotipo. Per questo Jessica non colpisce nel segno, non come lo hanno fatto le protagoniste di Girls.
Jessica è semplicemente troppo, nel peggior senso possibile. I lavori precedenti di Lena Dunham descrivono delle ragazze che rompono gli schemi e, soprattutto, sono realistici. Per questo le spettatrici si sono affezionate così tanto a loro e Girls è diventato un vero e proprio punto di riferimento, perché parla di tematiche quotidiane, di vicende che posso tranquillamente accadere a chiunque. Jessica, al contrario, ricalca un retaggio degli ultimi anni che è diventato già stantio: quella della protagonista imperfetta che si nutre di drammi e non riesce a combinarne una giusta.
Una serie divertente, ma che non brilla – Too Much, la recensione

Too Much. Good Thing Going, Working Title Television, Universal International Studios.
Quando la conosciamo, Jessica sta tentando di scassinare la casa del suo ex ragazzo per urlargli contro, disperata. Più che un’esperienza in cui le donne si possono immedesimare, sembra di aver per sbaglio fatto partire Baby Reindeer. Ed è così per tutta la visione. Ci sono dei momenti in cui la tensione cala e Jessica ha effettivamente delle ottime battute (e Megan Stalter riesce brillantemente, lei è la star dall’inizio alla fine), ma tutto vuole essere eccessivo e il momento passa prima di poter effettivamente essere d’impatto.
È il caso di una delle sequenze migliori della serie in cui Jessica è invitata ad una cena con dei suoi nuovi colleghi e un calciatore famoso e lei si sente un pesce fuori dall’acqua, è impacciata e dice cose imbarazzanti fino a quando il calciatore le dice che “è un disastro”. A quel giudizio espresso con troppa leggerezza, scatta un breve monologo di Jessica e sulla condizione della donna dell’essere giudicata “un disastro” (messy in originale) appena fa qualcosa che devia dai binari, anche se è soltanto imbarazzo per una situazione nuova. In quel momento si riconosce Dunham alla scrittura, ma il monologo diventa un po’ troppo lungo, la goffagine torna, la controparte maschile della sequenza commenta la scena e Too Much torna ad essere una serie divertente, ma mai brillante.
Too Much
Voto - 6
6
Lati positivi
- Una serie romance piacevole
- La chimica tra i protagonisti
Lati negativi
- La scrittura di Dunham non è accurata e innovativa come ci si aspettava da lei
- sebbene il titolo mette in guarda il pubblico, Too Much è davvero eccessiva