Violet Evergarden: recensione dell’anime Netflix!

Analizziamo l'anime "Violet Evergarden", prodotto dalla Kyoto Animation e distribuito da Netflix!

Il colosso mondiale dello streaming, Netflix, ci ha visto lungo distribuendo in tutto il mondo “Violet Evergarden“. L’anime è tratto da una serie di light novel di Kana Akatsuki e Akiko Takase, pubblicati nel 2015 da Kyoto Animation. Le light novel, per chi non lo sapesse, sono dei romanzi per adolescenti con annesse diverse illustrazioni con le caratteristiche e lo stile del manga. La stessa casa di produzione (produttrice di A Silent Voice – La forma della voce) nel 2018 ha dato vita all’adattamento televisivo. Si è affidata, come già detto, a Netflix per la distribuzione mondiale anche in versione doppiata. La serie ha trovato fortuna per il forte impatto emotivo delle vicende della giovane protagonista, che hanno colpito tutti gli spettatori. In questo articolo cerchiamo di analizzare un po’ questo gioiello dell’animazione giapponese. Eccovi la nostra recensione di Violet Evergarden!

Violet Evergarden: la recensione

 

«Ti amo»

Violet è una giovane orfana con delle incredibili capacità belliche, quasi distruttive. L’esercito del Leidenschaftlich, durante un’operazione militare, la cattura per sfruttarne l’immenso potenziale. La lunga permanenza tra i campi di battaglia e i luoghi della guerra, tra esplosioni e morti, la fanno crescere come un robot bellico. La ragazza non conosce altro che gli ordini dei superiori e il combattimento, sembrando incapace di provare emozioni vere e di conoscere i sentimenti. Pur uccidendo con un cinismo spietato, Violet sembra legarsi in maniera quasi morbosa agli ordini, ma in primis alla persona, del suo comandante: Gilbert Bougainvillea.

Finita la guerra, la ragazza da sempre priva di ogni punto di riferimento, dovrà adattarsi al mondo dei civili e crearsi una vita “normale”. Le verrà concessa, da parte di un ex soldato, la possibilità di lavorare nella sua azienda come Bambola di Scrittura Automatica, una scrittrice di lettere su commissione. Violet sfrutterà l’occasione per intraprendere un viaggio sia geografico che personale, alla scoperta delle emozioni umane e della definizione dei sentimenti. Infatti, è intenzionata a capire il valore e il significato delle parole “ti amo”, pronunciate nei suoi confronti dal suo adorato capitano, prima di morire in battaglia.
Le due parole che faranno da deus ex machina di tutta la serie, portando questa trama ad essere tra le più originali viste nelle serie animate orientali.

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Pioggia di emozioni

Lo sfondo è quello della guerra e l’abbiamo capito. Ci troviamo nel Leidenschaftlich, appena dopo la conclusione di una guerra durata quattro anni contro l’Impero Gardarik. Nella capitale, Leiden, si trova proprio l’ufficio postale CH, fondato da Claudia Hodgins (notare bene, al contrario di come sembra dal nome, Claudia è un uomo). Qui lavorano le Bambole di Scrittura Automatica, ovvero le ragazze che, attraverso le lettere da loro scritte su commissione, riescono a mettere su carta i sentimenti dei richiedenti. Lavoro che si intensifica proprio nel contesto della guerra. E i sentimenti e le emozioni sono le stesse che cerca la nostra Violet Evergarden attraverso la scrittura delle lettere.

La ragazza, volendo decifrare le parole pronunciate dal suo capitano, intraprenderà la sua errante avventura segnata dalle tragiche storie altrui. E proprio queste, contrariamente a quelle che ci aspettiamo, prendono il sopravvento sulla storia, portando alla riflessione Violet: una versione giapponese di Pinocchio, che vuole diventare finalmente umana. Infatti, la giovane trarrà a proprio vantaggio le lacrime e la gioia che vedrà nei volti degli altri, per poter capire cosa si cela nell’animo umano, a lei sconosciuto. Quello che sconvolge sono le storie delle persone che la ragazza andrà a trovare per lavoro. Alcune di esse, infatti, non risparmiano nessuno e vanno dritte a colpirci come un pugno nello stomaco. Sono avvisati tutti, nessuno probabilmente riuscirà a contenere le lacrime dopo certi episodi e certe storie (episodio 10, passo e chiudo).

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Fuori fuoco

Tra l’ambientazione stupenda, piena di vaste praterie, paesaggi magnifici e fiori onnipresenti (per ricordarci di “Violet”), la protagonista e la sua storia sembrano perdersi. E ogni tanto pensiamo: si, ma Violet?
La storia della ragazza passa in secondo piano, come il suo passato e l’evoluzione delle sue emozioni. Il viaggio alla scoperta delle parole “ti amo” sembrano più un pretesto per arrivare a conoscere l’umanità interiore: nobile causa, senza dubbio, ma manca inevitabilmente qualcosa. La sceneggiatura presenta delle falle non irrilevanti che compromettono, in alcuni momenti, la totale riuscita della serie. Se, come dicevamo, alcuni episodi toccano un livello d’impatto emotivo e di scrittura altissimi, altri risultano spenti e banali. Il paragone tra alcuni episodi risulta impietoso e questo rende non solo altalenante il livello dell’anime ma pure meno scorrevole la visione.

Il passato di Violet, la sua storia, alcune domande che ci poniamo fin dall’inizio vengono tutti accantonati e ripresi sporadicamente ma senza mai dare una completa definizione. Questo comporta a notare delle falle, provocate proprio dalla mancanza di dettagli sufficienti per delineare le storie e caratterizzare i personaggi. Questi ultimi sono estremamente di contorno, privi di umorismo, satelliti di Violet e della sua missione. La sua missione, scoprire cosa si cela dietro i sentimenti umani e soprattutto dietro le parole di Bougainvillea. Ma questo ci basta? Probabilmente no.
Anche se, volendo giustificare queste “falle”, possiamo far notare il percorso tortuoso che vive una novel, o manga che sia, durante la sua trasposizione televisiva: dal cartaceo all’animazione, la perdita di profondità è quasi sempre inevitabile.

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Questione di ritmo

Il ritmo è quello che spacca in due la serie. Se negli ultimi episodi possiamo immergerci nella valle di lacrime e capire qualcosa, se pur poco, i primi episodi procedono con un ritmo che è quasi un calvario. Certo, ne vale la pena aspettare, però il percorso diventa sempre più difficile quando gli episodi sembrano tutti uguali. Questo sì, ci immerge nel fulcro della missione e degli obbiettivi di Violet, però forse è troppo.

Però, pur digerendo a fatica gli episodi monotoni e caratterizzati dagli stessi motivi principali, Violet non delude. Il suo personaggio non delude come non lo fa la sua crescita. Lei deve diventare un essere umano, provare sentimenti e trovare una via di fuga. Estraniata dal mondo, ha bisogno di un motivo per vivere, che non siano gli ordini ricevuti in guerra. E proprio il distacco dal mondo e la sua missione offrono uno spiraglio di luce e di ottimismo. Risulta facile legare la situazione di Violet a quel fenomeno, chiamato Hikikomori, che colpisce motli giovani adolescenti orientali: il distacco dal mondo e l’apatia che impedisce il “contatto” umano.
Se vista da questo punto di vista, la condizione di Violet risulta più plausibile al pubblico occidentale.

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Violet Evergarden

Violet Evergarden non è una serie action (o almeno, non sempre) e questo, insieme alla staticità di alcuni frame, potrebbe renderla “lenta”. Ma il livello altissimo delle animazioni rende vive tutte le scene e dinamico ogni contesto. Il tutto avvalorato da un sapiente uso del colore, che da vita anche gli attimi meno concitati, riuscendo a ritagliarsi un ruolo da protagonista nell’impatto visivo.

Accennando però all’ottima impostazione del design dei personaggi e delle ambientazioni, ci soffermiamo sul personaggio della protagonista, Violet Evergarden. La ragazza infatti, ad un primo sguardo non sembra per niente originale e i più esperti del settore noteranno somiglianze con alcuni personaggi famosi di altri anime. Impossibile non ricordare, guardandola, Sousuke Sagara di Full Metal Panic (prodotto dalla stessa Kyoto Animation) o Saber di Fate/Stay Night. Però il personaggio viene condito con il particolare degli arti meccanici che danno quel piacevole tocco steampunk all’anime.

In sintesi, la serie, pur con qualche affanno nella scrittura, risulta un ottimo prodotto considerando l’impatto emotivo e visivo. Sono stati recentemente confermati nuovi sviluppi per un continuo dell’anime, che non vediamo l’ora di vedere e analizzare!

violet evergarden recensione

Violet Evergarden

Voto - 7

7

Lati positivi

  • L’impatto visivo: animazioni e colore di altissimo livello
  • L’impatto emotivo: alcuni episodi raggiungono vette altissime nella scrittura e nell’approccio emotivo

Lati negativi

  • Sceneggiatura: alcuni buchi rendono la visione meno scorrevole
  • I primi episodi: la stessa falsa riga risulta monotona per la prima parte della serie

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1 commento

  • Marika Akira-M Ghidoni ha detto:

    Riferimenti a Sousuke Sagara? avete notato che dice spesso “nessun problema!” … ed ha una sincerità disarmante! Da fan accanita di FMP! mi sorprendo piacevolmente di rivedere un po’ il caro vecchio Sousuke in lei… eh vabbè… son nostalgica… 🙂 comunque è un’opera d’arte questo anime.

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