42 giorni nell’oscurità: recensione della serie cilena disponibile su Netflix

42 giorni nell’oscurità recensione. La serie è il primo contenuto cileno di Netflix che infatti da anni ha allargato le sue produzioni in altri paesi, dal nord Europa all’Asia cercando di proporre un range di contenuti più variegato possibile. La serie rientra nel filone crime drammatico e si concentra su un caso di scomparsa nel sud del Cile. Alla base del racconto c’è una vicenda di cronaca che ha toccato molto il paese nel 2010 e ha ispirato il libro di un giornalista. Il caso ha suscitato anche una grande attenzione mediatica non solo per le ricerche, che hanno coinvolto molte persone, ma anche per le indagini successive. 

Nel cast Claudia di Girolamo, Pablo Macaya, Daniel Alcaíno, Aline Kuppenheim e Gloria Münchmeyer. Sulla piattaforma abbondano contenuti crime e molto simili a 42 giorni nell’oscurità, senza escludere il genere dei documentari che ricostruiscono casi di scomparsa o omicidi. La serie rischia quindi di passare in sordina e perdersi tra i vari contenuti non solo per la storia di base, ma anche perché non riesce a catturare completamente lo spettatore nonostante abbia tutte le carte in regola per farlo. Analizziamo meglio 42 giorni nell’oscurità nella nostra recensione. 

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42 giorni nell’oscurità, recensione, Fábula TV

Indice: 

La scomparsa – 42 giorni nell’oscurità recensione 

Verónica Montes(Aline Kuppenheim) vive nel quartiere di Altos del Lago, una zona benestante a Pucón, nel sud del Cile. La donna è sposata con Mario (Dario Alacaíno) un ingegnere e ha due figlie: Karen ed Emily. In apparenza la vita della famiglia sembra tranquilla fino alla mattina del 29 giugno 2010. Mario, credendo di essere in ritardo, accompagna le figlie a scuola, ma in macchina si accorge di non aver salutato la moglie e prova a chiamarla. Dopo aver sistemato delle cose Verónica sale in macchina per uscire ma si ricorda di aver lasciato il telefono in casa. Rientra e lascia il motore della macchina acceso. All’ora di pranzo Karen esce da scuola per incontrarsi con la madre che la avrebbe dovuta aspettare lì fuori. La ragazza arriva a casa e trova la porta aperta, la macchina accesa ma nessun segno di sua madre. Contatta il padre e l’uomo preoccupato decide di rivolgersi al commissariato. 

Quello che non ha detto alla figlia però è che poco tempo prima ha ricevuto una telefonata in cui una voce misteriosa lo avvisava di aver rapito sua moglie e di essere pronto a farle del male. Da quel momento iniziano le ricerche di Verónica in tutta la zona. La sorella della donna, Cecilia (Claudia di Girolamo), cercherà di scoprire cosa sia successo occupandosi delle ricerche personalmente. La polizia infatti sembra brancolare nel buio, Mario allo stesso modo comincia a comportarsi in modo sospettoso. In aiuto di Cecilia arriva poi Victor Pizarro(Pablo Macaya), un avvocato che cerca di risollevare le sorti della sua carriera e si offre di risolvere il caso di Verónica. 

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42 giorni nell’oscurità recensione, Fábula TV

La trascuratezza delle istituzioni e le indagini parallele – 42 giorni nell’oscurità recensione 

La serie decide di partire immediatamente mostrandoci l’evento principale – ovvero la scomparsa di Verónica – per poi ricostruire tutta la vicenda. Salta subito all’occhio l’incapacità della polizia di gestire un caso che si prospetta molto complesso. La donna e anche la famiglia non sembrano avere nemici da tanto da supporre che un gesto del genere sia fatto per vendetta. Il commissario e gli agenti raccolgono le testimonianza e le prove, avviano delle ricerche ma passa troppo tempo e i parenti si organizzano autonomamente. La scomparsa di Verónica divide in due la famiglia: da un parte il marito e le figlie, dall’altra la sorella e la madre: un aspetto interessante che rende nemico chi invece dovrebbe essere alleato. Queste ultime avviano una ricerca nella zona stabilendo una ricompensa economica, cosa su cui Mario non è d’accordo. Nonostante l’uomo all’inizio supporti la polizia, ne prende lentamente le distanze, poiché i suoi atteggiamenti lo rendono ben presto il sospettato numero uno. 

In contemporanea si inserisce una terza indagine condotta dell’avvocato Pizzarro, che si fa assumere per rappresentare la sorella di Verónica. L’uomo ha bisogno di risollevare la sua reputazione dopo alcuni passi falsi e chiede aiuto a due suoi amici e colleghi per risolvere il caso. Questo atteggiamento lo porta però a diventare ossessionato dalle ricerche e trascurare il rapporto con il figlio. Le indagini parallele procedono per 42 giorni, tra ricerche, testimonianze, ricostruzioni, e vengono presentate in un modo che non riesce a tenere sulle spine chi guarda. In questa struttura narrativa emerge la denuncia nei confronti delle istituzioni che dovrebbero essere in grado di condurre delle indagini e non perdersi in sviste o ancora manipolare le vicende in base al potere che possiedono. Altra tematica che non viene approfondita è il rapporto tra Veronica e il marito. L’uomo diventa il principale sospettato e si percepisce che qualcosa tra i due non funziona come dovrebbe, ma la serie invece di approfondire questa tematica, la lascia stagnare insieme alle domande senza risposta. 

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42 giorni nell’oscurità recensione, Fábula TV

Ritmo lento e atmosfere mistiche – 42 giorni nell’oscurità recensione

Come abbiamo accennato la serie ha tutte le carte in tavola per poter costruire un racconto solido, ben intrecciato e che incolli lo spettatore allo schermo: ma non ci riesce. Il ritmo narrativo è troppo dilatato per le sue 6 puntate in cui la storia è mal distribuita. I primi 4 risultano troppo introduttivi, mentre gli ultimi 2 sembrano affrettarsi verso la conclusione in cui gli eventi si susseguono frettolosamente. La costruzione della tensione riesce in parte grazie ad espedienti strettamente tecnici. Ci sono diverse scene dall’atmosfera rarefatta, piove in ogni episodio, il clima è freddo e umido, c’è fango e il silenzio la fa da padrone. Insomma se tutto questo aggiunge sicuramente un tocco di misticismo, quando si unisce ad un lento sviluppo, ottiene l’effetto contrario. 

Non aiuta una musica in sottofondo che dovrebbe caricare la tensione, ma risulta troppo cupa e lenta. Un aspetto che invece funziona è la costruzione del personaggio del marito. È sempre molto calmo, moderato, raramente versa una lacrima, non sembra molto sconvolto da tutta la situazione e il suo rapporto poco approfondito con la moglie lo rende il sospettato perfetto, sia agli occhi di chi indaga che di chi guarda. Sarà davvero stato lui? E perché poi? 42 giorni nell’oscurità si presenta complessivamente come un prodotto discreto. Aveva a disposizione un ottimo materiale di partenza ma non lo ha modellato nella maniera più adeguata per riuscire a confezionare una serie che intrattenesse e spingesse chi guarda a volerne sapere sempre di più. Un debutto un po’ sottotono: speriamo in qualcosa di nuovo e di migliore.

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42 giorni nell'oscurità

Voto - 5

5

Voto

Lati positivi

  • Storia interessante e buona costruzione di un personaggio
  • Aspetti tecnici come fotografia e atmosfere che aggiungono misticismo

Lati negativi

  • Mancato approfondimento delle tematiche importanti come il ruolo della polizia e il rapporto tra marito e moglie
  • Ritmo narrativo troppo dilatato e mal distribuito nel corso delle 6 puntate

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