Lou: recensione del nuovo film Netflix con Allison Janney

Dal 23 settembre su Netflix Lou, il nuovo film prodotto da Bad Robot con Allison Janney e Jurnee Smollett

Lou, di cui vi proponiamo la nostra recensione, è un nuovo film presente su Netflix della regista Anna Foerster. Prodotto dalla Bad Robot, casa di produzione di J.J Abrams, Lou è una sorta di revenge movie principalmente al femminile, con un cast composto da Allison Janney, Jurnee Smollet e Logan-Marshal Green. Questa pellicola vuole parlare di vendetta e rapporti familiari complicati, condendo il tutto con delle implicazioni politiche. Temi che, pur essendo inflazionati, non sono mai semplici da raccontare. Ma ci riesce davvero? Se siete curiosi di conoscere la nostra opinione su Lou proseguite nella lettura della nostra recensione. Il film di Anna Foerster (qui il trailer) è disponibile nel catalogo Netflix dallo scorso 23 settembre e, al momento in cui scriviamo, si trova al secondo posto della classifica delle pellicole più viste sulla piattaforma.

Lou recensione

Lou. Bad Robot

Indice:

La trama – Lou recensione

Ci troviamo nell’America degli anni 80 e, durante una tempesta, la corrente salta e una bambina di nome Vee viene rapita da suo padre, Philip (Logan Marhsall-Green), un criminale di guerra di cui la bambina non ha che un ricordo lontano. Hannah (Jurnee Smollet), madre della bambina, si trova a chiedere vicino alla sua vicina, Lou (Allison Janney, la quale dopo Tonya si trova ancora una volta ad interpretare un personaggio burbero), donna misteriosa appassionata di caccia e padrona dell’abitazione nella quale le stesse Hannah e Vee abitano. A causa della tempesta e della corrente che è saltata, le due non riescono a contattare, in un primo momento, la polizia locale e si trovano quindi da sole a doversi mettere sulle tracce di Philip, contrastate da un tempo sfavorevole e dall’impossibilità nell’usare le loro automobili, entrambe rese inutilizzabili dall’uomo. Le due donne rischiano le loro vite in una missione di salvataggio che metterà alla prova i loro limiti rivelando nel contempo oscuri segreti del passato.

lou recensione

Lou. Bad Robot

I focus sbagliati in un film dispersivo – Lou recensione

Come purtroppo capita spesso in film che trattano temi quali rapimenti, abusi e violenze di vario tipo, anche in Lou il focus non viene messo sulle vittime. Nonostante Vee sia la bambina rapita e Hannah sua madre, di loro sappiamo a stento poco più di qualcosa e la sceneggiatura non porta né a preoccuparsi né a stabilire con loro un legame. I veri protagonisti sono il rapitore Philip e Lou, che dà anche il nome alla pellicola ed è il primo personaggio che ci viene introdotto. La maggior parte delle scene sono dedicate infatti a loro e sono loro i personaggi su cui abbiamo più informazioni. Lou non si trova lì per caso, ma per la maggior parte del film si è portati a credere che sia così, aumentando ancora di più il problema dell’eccessivo focus su di lei. Anche quando si capisce perché lei sia lì, questo accade perché c’è un colpo di scena sempre basato sul suo personaggio.

Ad un certo punto Philip uccide un uomo innocente col fine di rubargli il veicolo. Ma anche di questo pover’uomo il film sembra dimenticarsi completamente, nonostante sia un amico di Hannah, che si ritrova così con un passato di un compagno violento alle spalle, una figlia rapita e un amico morto, ma di lei il film sembra non interessarsi minimamente. Come anticipato, ci sono anche alcuni minuti dedicati a politica e scontri fra forze dell’ordine, altro minutaggio sottratto alle vittime. È un problema comune a prodotti di questo genere, ma ogni volta che lo si ritrova, risulta sinceramente frustrante. Hannah riesce a mettersi in contatto con la polizia locale, la quale avrà anche dei contrasti con la CIA, aggiungendo alla storia anche questo scontro fra forze dell’ordine appena accennato e che risulta pressoché inutile all’economia del film. L’unica utilità di questa sottotrama sembra in effetti quella di aggiungere altro minutaggio. A ciò vengono aggiunte brevissime scene e piccole linee di dialogo sui conflitti con l’Iran che, nonostante facciano parte del background di alcuni dei personaggi, aggiungono ben poco al quadro completo.

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Lou. Bad Robot

La componente thriller – Lou recensione

Nonostante si tratti della storia di un rapimento, la componente thriller è quasi assente. Philip inizialmente sembra una sorta di Enigmista preso direttamente dall’universo di Batman, visto che lo si vede lasciare volontariamente degli indizi in giro, affidandosi ad alcuni scagnozzi. Questo espediente e questo tratto del personaggio, tuttavia, vengono relegati ad una sola scena e la presenza degli scagnozzi risulta a sua volta essere completamente inutile. Per il resto, non si prova mai veramente ansia e la componente tecnica, in questo senso, non è affatto di aiuto. La regia non si avvale di inquadrature, movimenti di macchina o riprese ansiogene. Nemmeno la colonna sonora spinge in tal senso, mentre ci troviamo davanti a lunghi dialoghi che hanno per l’appunto sempre e solo Lou e Philip come argomento centrale. Anche quando ci si trova alla resa dei conti finale, il film non prova neanche a giocarsi le carte migliori del genere cui appartiene, né ci si trova mai veramente appagati o coinvolti, visto che con Hannah e Vee non abbiamo legato minimamente.

Temi quali rapimenti di bambini e relazioni disfunzionali sono la chiave perfetta per un thriller, ma questi spunti vengono a malapena accennati, risultando completamente sprecati. Si cerca continuamente di mettere lo spettatore a disagio mostrando sangue e ferite, ma nella quasi totalità dei casi il tutto viene fatto in modo completamente gratuito e non funzionale. Quantomeno, hanno avuto la furbizia di ambientare il tutto durante una tempesta e negli anni 80. L’assenza di dispositivi tecnologici quali gli smartphone e i disagi causati da un tempo sfavorevole sono infatti le uniche vere difficoltà alle quali le protagoniste sono sottoposte e che rendono complicato il ritrovamento di Vee. Insomma, un thriller molto poco thriller.

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Lou

Voto - 5

5

Lati positivi

  • Le interpretazioni del cast sono per lo più buone
  • Intelligente l'idea di ambientare la vicenda negli anni Ottanta

Lati negativi

  • Non vi è un focus sufficiente sulle vittime, il che comporta un grosso ostacolo allo sviluppo di partecipazione ed empatia
  • Alcune sottotrame risultano poco più che accessorie

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